Quattordici

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Ricordo le grida.
Centinaia di persone gridavano "al fuoco", mentre accorrevo con Nick verso il luogo da cui proveniva tutto quel fumo.

All'improvviso, ci trovammo davanti ad una casa completamente in fiamme.
Se io ero sconvolta, Nick lo era il doppio.
Gente accorreva con secchi carichi d'acqua uno dietro l'altro, gridando e cercando aiuto.
In prima fila sul luogo dell'incidente vi erano i fratelli Otto, impegnati al massimo nel tentativo di spegnere l'incendio enorme.

Nick, accanto a me, non si muoveva.
Una lacrima gli solcó la guancia, solitaria.
-Nick, dovremmo andare ad aiutarli. Ogni persona in più potrebbe fare comodo-, tentai.
Lui scosse la testa, triste.
-Sono già morti-
Prima che potessi ribattere o fare domande, un urlo da parte di Jeremiah si fece spazio tra la folla in panico.

-Fermi, basta! Sono già morti, e l'acqua è una risorsa preziosa. Lasciate che bruci e tornate a dormire, fine dello show-

Ero esterefatta da tanta freddezza, ma non Nick.
-Chi? Chi c'era lì dentro?-
-I due vecchietti che ho visto ballare sul portico, l'altra sera. Il marito era uno dei capi fondatori, Russell Brown-

Poco distanti da noi, vi erano una donna in lacrime ed una bambina.
-Mamma, Marta e Russell saranno morti, non è vero?-
La madre annuì, tra i singhiozzi.
Mi si strinse il cuore in una morsa, dispiaciuta.
Quando però mi voltai nuovamente, Nick era scomparso.

Capivo che potesse essere sconvolto, ma non fino a quel punto, non lasciandomi lì in mezzo alla calca di gente disperata.
Mi feci strada finché non fui di fronte alla casa in fiamme, osservandola con occhi sbarrati, rapita dalla situazione tremenda.
Una mano apparve sulla mia spalla, facendomi voltare di scatto.

Alzai gli occhi al cielo.
-Cazzo, Nove. Pensavo fosse Nick, è appena scomparso nel nulla-
Troy mi sorrise, quasi in modo dolce, ed avvertii un tuffo al cuore.
-Ehy, il tuo non-fratello sa cavarsela alla grande. Avrebbe potuto uccidermi, ieri notte, anche se alla fine ha rinunciato. Immagino di essere suo amico, ora-
Scossi la testa, incredula.
-Come fai ad essere sarcastico, in momenti del genere?-

Ed ecco che il sorriso sul suo volto si spense, ed accadde una cosa che mai nella vita mi sarei aspettata; la sua mano scese ad intrecciarsi con la mia, piccola e gelida a causa delle basse temperature.
Era caldo, quasi... rassicurante.
Rimasi a fissarlo, scioccata, e non ebbi nemmeno il coraggio di chiedergli dove mi stesse portando, quando iniziò a trascinarmi in mezzo alla gente.

_

Dopo una decina di minuti, mi ritrovai sul bordo di un laghetto, piuttosto isolata dal resto del ranch, totalmente estraneata dal resto della gente.

Rimanemmo un po' così, in piedi, con le mani intrecciate l'una all'altra.
Inutile dire che, quando lui iniziò a tracciare cerchi immaginari sul dorso della mia, il mio cuore andò fuori controllo.
Mi schiarii la voce, tentando di assumere il tono più freddo e deciso che mi riuscì.

-Perché mi hai portata qui, Nove? Vuoi uccidermi, ora che nessuno può vederti?-
-Non ti ucciderò. Non ho intenzione di torcerti un solo capello, dolcezza-
Sorpresa, sbuffai.
-Allora perché siamo qui?-
Lui alzò le spalle, noncurante.
-Era chiaro che avevi bisogno di allontanarti da tutto quel caos. Sembravi sull'orlo di una crisi di nervi-

Fu un pugno al mio orgoglio estremamente accentuato.

-Ma per favore. Ho affrontato ben di peggio, e per la precisione, tu rientri in questo "peggio"-
-Come ti pare, ragazzina. Ma so riconoscere il terrore negli occhi di qualcuno, quando lo vedo, e tu eri terrorizzata. Non c'è di che-

Sorrisi, improvvisamente divertita.
-Che hai da ridere? Ti ho appena salvata da un crollo nervoso-
-Troy, non siamo in After. Il lago, sul serio?-
Lui prese a guardarsi attorno, senza capire.
-Mi fa piacere sapere che, se non altro, oltre ai morti qui non arriva nemmeno il trash-, commentai, piatta.

Criminal~Troy OttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora