Criminal~Troy Otto

Diciotto

In quasi diciotto anni di vita, mai avevo provato un dolore lancinante come in quel momento.
Privarci dei nostri stivali e farci tornare a piedi era stato senza dubbio un colpo più che basso, un'azione tremenda e meschina.
Ogni singolo passo era come infilare un piede in un ammasso di macerie appuntite ed affilate, pronte a squarciare la nostra pelle.

In più, era da poco calata l'oscurità, e ci mancavano ancora parecchi kilometri per raggiungere il ranch, probabilmente qualche altra ora, cosa impensabile per me e gli altri soldati.
L'unico che sembrava immune al dolore, che non si lamentava affatto e proseguiva a passo svelto davanti a tutti noi era ovviamente Troy, che in confronto a lui ci faceva apparire delle nullità.
Io camminavo a fianco a Mike, il quale sembrava essere il più dolorante di tutti già da un bel pezzo.
Ad un certo punto, sopraffatto dal dolore, cadde a terra stremato.
Coop si fiondó verso di lui, preoccupato, e tutti ci bloccammo.
Tutti tranne Nove.

-Stai bene, amico?-
-No, non sto bene per niente. Cazzo, indiani? Non ci posso credere-
Alzai gli occhi al cielo, richiamando il nostro "comandante", il quale si bloccó, scazzato.
-Fermiamoci-, esclamai frustrata indicando Mike, seduto dolorante su un masso sul ciglio del sentiero che stavamo percorrendo.
Troy sbuffó, come se fossi una bambina capricciosa.
-No, impossibile-
-Loro sono stanchi-
-Sì, che notizia, lo sono anche io-, sbottó Otto, sempre più irritato.
Non aveva detto una parola da quando c'eravamo incamminati dall'avamposto verso il ranch, e a quanto pare il suo umore non faceva che peggiorare.
Mi guardó con aria insolente, risoluta.
-Ascolta, Walker e quegli stronzi arriveranno al ranch prima di noi se non ci muoviamo. Vuoi che vadano dalla tua famiglia, eh?-

Lo fulminai con lo sguardo. Quel ragazzo cercava sempre di colpirmi sul vivo servendosi dei miei punti deboli, ma d'altronde io mi divertivo a fare lo stesso con lui.

-Credi davvero che Nick possa gestirli?-, domandò poi sarcastico, riferendosi ovviamente agli indiani.
-Ora non possono camminare; guarda Mike per un istante..-
-..stai esagerando, Olivia-, sbottó,-Mike, puoi alzare quel culo pesante?-
Il suo amico non accennò a muoversi, guardandolo duramente.
-Fasciati il piede e andiamo, avanti, veloce!-, esclamò voltandosi di nuovo e ricominciando a camminare.

Sentii montare dentro una rabbia assurda, chi si credeva di essere? Doveva decisamente darsi una calmata, era sovrumano.

-Vuoi che ti seguano per paura, o per rispetto?-, domandai alzando apposta il tono di voce.
Lo vidi bloccarsi ed irrigidirsi mentre si voltava lentamente nella mia direzione.
-Che cosa hai detto?-, la sua voce trasudava ira allo stato puro, ma non mi faceva paura.
Puntai i miei occhi nei suoi, nonostante fossimo immersi nell'oscurità, parlando con sicurezza.
-Un leader sa quando deve fermarsi-

Ci fu qualche istante di silenzio, seguito da un ringhio appena accennato da parte di Troy, il quale mi afferrò per un braccio e mi tiró in disparte, lontano dalle orecchie indiscrete dei soldati.

-Ok, ora stammi bene a sentire-, sussurrò avvicinando il suo volto al mio come mai prima di quel momento.
-Questa è la mia missione, e quelli lì sono i miei uomini..-
-..tuoi, o di tuo padre?-, sibilai.
-Approverebbe il tuo comportamento, Troy?-
-Con chi credi di parlare, non sono tuo figlio!-

Sul mio volto comparve un sorrisetto compiaciuto.
Voleva giocare? Perfetto.
-Oh, ma tu hai una strana..ossessione, per lui. Vuoi essere il cocco di mamma, Troy? Tua madre era troppo crudele con te?-
-Chiudi la bocca-
-Lei ti odiava, non è così?-
-Sta zitta, chiudi la bocca!-
Tacqui solo per un istante.
-Anche alla fine, quando la lavavi e ti occupavi di lei. Lei non ti amava, non è così?-

L'odio e la frustrazione che potevo leggere nei suoi occhi in quel momento, probabilmente mi avrebbero potuta incenerire in un istante.
Iniziavo ad avere paura, ma non lo diedi a vedere; l'avevo ferito profondamente, ne ero consapevole, ma lui non mi aveva dato altra scelta.