Nove

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Saremmo rimasti lì, senza alcuna via di scampo.

Non avevo parlato con i Clark della mia conversazione con Troy, non me l'ero sentita, ma ora che sapevo che quella in cui ci trovavamo non era più una situazione temporanea, dovevo per forza affrontare la cosa.

Dovevo tornare da lui, da quel pazzo, e mettere in chiaro come stavano le cose.

Mi bloccai per qualche istante di fronte all'ingresso della casa in cui vivevano Jeremiah e Troy. Jake, da ciò che ero stata in grado di capire, era l'unico a vivere per conto suo, in una casa azzurra piuttosto grande su un'altura collinosa del ranch.

La porta era socchiusa, e riflettei per un po' su quale sarebbe stata la scelta migliore, a quel punto; avrei dovuto bussare, ma se lo avessi fatto e Troy avesse saputo che ero lì, sarebbe stato avvantaggiato e magari nemmeno mi avrebbe fatta entrare.

Entrare e basta, era decisamente la scelta più saggia. Sarei dovuta essere dura e fredda come il ghiaccio, per riuscire nel mio intento di assicurare alla mia famiglia stabilità e sicurezza.

Entrai, cauta, sentendo immediatamente la voce di Jake provenire da una stanza, poco più in là.
-Qualcosa non va. McCarthy e i suoi sono fuori in perlustrazione già da un pezzo, ma non è una grande area da perlustrare. Avrebbe già dovuto contattarci-
-Quante volte hai volato su quella rotta con Charlie?-, c'era anche Jeremiah, a quanto pare.
Un sospiro.
-Sei volte in quattro settimane, credo-

In quel momento, feci il mio ingresso nel salone in cui si trovavano, senza indugiare.
Serrai la mascella, delusa; Troy non c'era, non avrei potuto affrontare alcun problema con lui in quel momento.

I due Otto presenti mi fissavano incuriositi, il vecchio in modo duro.

-Sono abituato a gente che bussa, prima di entrare. O funziona diversamente, ad Angel City?-, affermò quest'ultimo.
Mi sforzai di assumere un tono più duro e risoluto del suo, incrociando le braccia al petto.
-La porta era aperta-
-Cosa ti serve, Olivia?-, Jake si poggió con la schiena alla scrivania dietro alla quale era seduto il padre, rivolgendomi un sorriso incerto.

Mi schiarii la voce.
-Rassicurazioni. Ci avete accolti, e per questo vi ringrazio davvero molto, ma.. -
-Non c'è di che-, mi interruppe Jeremiah con aria di disprezzo, come se fossi una ragazzina ingrata senza nessun rispetto.
Forse, in quel momento mi stavo comportando come fossi stata tale, ma era solo colpa del suo figlio fuori di testa.

-.. ma molti, qui, non ci sopportano-
Il vecchio sbuffó una risata, alzando le spalle.
-Beh, è naturale. Siete ancora degli estranei-
-Non siamo estranei, per Troy-, affermai, decisa ed improvvisamente sempre più nervosa.
Jake si rizzó leggermente, mortificato.
-Che cosa ha fatto, questa volta?-, potevo udire benissimo la rassegnazione nella sua voce.

Tentai di assumere un tono un pochino più neutrale, almeno con lui che era sempre tanto gentile nei miei confronti.

-È entrato nel nostro dormitorio, ed ha minacciato Nick-
Rivolsi di nuovo il mio sguardo a Jeremiah.
-Trovi il modo di tenerlo tranquillo, e ci aiuti anche con tutti gli altri-

L'Otto anziano mi scrutó, puntandomi un dito contro annuendo.

-Il ranch non è il mio giocattolo autocratico. I suoi residenti non si piegano ai miei capricci, voleri e fantasie; è un posto per gente libera, che quando ne ha bisogno chiede aiuto-
-Beh, io ne ho bisogno. Mi serve-, esclamai fulminandolo.
Lui annuì, di nuovo.

-È difficile che tu piaccia, Olivia. Non è vero?-
Sbuffai, oltraggiata.
-È difficile che io piaccia, quando qualcuno minaccia la mia famiglia, ed è quello che ha fatto Troy; è un dato di fatto. Saremmo morti tutti, se Jake non fosse arrivato al deposito in tempo-
Il ragazzo, ormai al mio fianco, mi lanciò un'occhiata seria.
-È un dato di fatto. Eppure, non gliene frega un cazzo a nessuno a quanto pare-

Criminal~Troy OttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora