Tre

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Passi veloci, spari, urla, furono tutto ciò che sentii per circa un ora.
Non staccai l'orecchio dalla porta, fino a quando un rumore di passi si fece progressivamente più vicino a me, sempre più forte.

Troy stava tornando.

Mi appiattii contro al muro adiacente alla porta d'ingresso, e quando sentii le chiavi girare, dall'altra parte, capii che era il momento di tirare fuori il carattere e ogni briciolo di istinto di sopravvivenza che mi era rimasto fino a quel momento.

Un rumore di sblocco e la porta si era aperta, rivelando la figura dello stesso ragazzo che mi aveva rinchiusa lì dentro.
Aprendosi, la porta divenne il mio nascondiglio; mi nascosi lì dietro per qualche secondo, osservando Nove guardarsi attorno freneticamente, senza trovare più alcuna traccia di me.

Ed ecco che, all'improvviso, presi un respiro a tutti polmoni e mi gettai in avanti con un balzo del quale non mi sarei nemmeno mai creduta capace, cogliendolo di sorpresa e soprattutto di spalle.
Gli saltai sulla schiena, aggrappandomi al suo collo tentando di farlo cedere, ma lui non sembrava intenzionato a demoredere.
Ci dimenammo freneticamente, gridavamo, annaspavamo in cerca d'aria, fino a quando lui non si gettò di schiena contro al muro, schiacciandomi.

Gemetti, dolorante, ma non mi staccai ugualmente dalla sua schiena.

-Stronzetta ingrata!-, ringhió frustrato,  dimenandosi ancora di più di prima.
A quel punto, sapevo che non sarei resistita a lungo, che era giunta l'ora di sfoderare la mia arma segreta.
Strinsi con forza il cucchiaio che avevo sempre tenuto tra le mani e, aggrappandomi al coglione con un braccio soltanto, conficcai la posata nell'occhio del mio aguzzino, che urlò di dolore e finalmente cadde sulle ginocchia.

Non mollai la presa, nonostante lui continuasse ad agitarsi e gridare come un pazzo.

-Sta fermo, se non vuoi che ti cavi un occhio-, sibilai al suo orecchio.
-Ora tu mi condurrai fuori da questo posto, e libererai i Clark in modo che possano venire con me-
Troy rise istericamente.
-Tu non hai idea di chi stai sfidando, ragazzina. Cerchi due uomini morti, ormai-
Presa dall'ira, conficcai di più il cucchiaio nella cavità oculare, facendo uscire sempre più sangue.
-Giuro che se non fai come dico, ti cavo l'occhio in un istante-, sputai.

Avevo totalmente perso il controllo.

-Alzati!-, ordinai, strattonandolo ma senza staccarmi dal suo corpo.
Lui cominciò a camminare ricurvo, essendo molto più alto rispetto a me, e finalmente pareva lasciarsi dare ordini da chi aveva palesemente il coltello dalla parte del manico.
Io.

Una volta usciti da quel dannato ufficio, ci trovammo a camminare nel bel mezzo dell'accampamento, all'aperto.
L'idiota non smetteva un istante di gridare, il che richiamò l'attenzione di parecchi soldati armati.

-Abbassate le armi, subito!-, esclamò Nove in tono disperato.
Sorrisi, soddisfatta.
-Vedo che inizi a ragionare. Allora, dov'è la mia famiglia? -
Lui si bloccò in mezzo al grande piazzale, ricadendo nuovamente sulle ginocchia, ma io avevo troppa grinta per staccarmi.
Anche perché, in realtà, se lo avessi fatto probabilmente sarei morta.

-Nel caso in cui non te ne fossi accorta, sei accerchiata dai miei uomini. Vuoi davvero morire, Olivia?-, ghignó.
Conficcai ancora di più l'arnese nella sua carne, schernendolo.
Un urlo di dolore agghiacciante uscì dalla sua bocca, facendo accorrere subito altri uomini.

-Ferma!-, un ragazzo dai capelli molto corti, meno piazzato degli altri e armato corse verso di me.
-Lascialo andare, ti prego!-
-Allontanati!-, gli intimai con tono di minaccia.

Il tipo alzò le mani, bloccandosi all'istante.

-D'accordo, come vuoi, ma stammi a sentire-, affermò.
-Senti, conosco mio fratello abbastanza bene da sapere che di certo se l'è cercata, davvero. Ma questo non..-
-Rivoglio la mia famiglia!-, singhiozzai, iniziando a sentire la stanchezza incombere.
Quello doveva essere Jake, il fratello maggiore di cui Troy mi aveva parlato.

Criminal~Troy OttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora