capitolo 25

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La cosa migliore era andarmene da quella merda di casa lussuosa, ma sapevo che non avrei avuto nessun'altra posto in cui andare. Ero senza soldi e stanca, non potevo neanche girovagare per la città tutto il giorno a causa del freddo. O rimanevo li o tornavo da Peter, ma l'ultima opzione non mi faceva fare decisamente i salti di gioia.

Alla fine lasciamo perdere quel discorso, Flash aveva capito che qualcosa non andava con Peter, quindi forse era per quello che non mi aveva ancora cacciata.

Erano giorni che non mi lavavo o non mangiavo per bene. La mia testa era rimasta incollata al caso 2.0 e avevo trascurato le cose più importanti per la mia salute.

Dopo la discussione, Flash si era seduto a mangiare senza aspettarsi che mi sarei unita, così gli chiesi se potevo farmi una doccia e lui annuì soltanto.

Anche i miei vestiti erano sporchi, avevo portato solo qualche cambio e ancora non avevo trovato il coraggio di chiedere a May di fare una lavatrice per me. Mi sentivo di troppo, in quell'appartamento, in quelle vite. May era all'oscuro di troppe cose, non sapeva neanche che suo nipote fosse un supereroe in prova con gli Avengers, sotto la custodia di Tony Stark. Era assurdo. E io mi sentivo presa in causa da troppe cose.

Ero nel bagno di Flash, quello della sua camera, e solo durante la doccia mi ero accorta che avrei dovuto chiedergli in prestito qualcosa. Mi avvolsi un asciugamano sul corpo e mi strizzai i capelli. Avevo l'odore del suo shampoo alla frutta addosso e una stanchezza inimmaginabile.

Quando uscii dal bagno, me lo ritrovai sul ciglio della porta della camera, con le mani in tasca e lo sguardo serio. Trasalii, quando lo notai, e mi portai una mano sul petto. "Gesù," sospirai.

"Ci stavi mettendo un po',"

"Si, scusami."

"Non scusarti, credevo fossi scivolata."

Sorrisi divertita, ma lui lo pensava veramente. Mi strinsi automaticamente il bordo dell'asciugamano e mi schiarii la voce. "Erm..." guardai attorno la camera. "Puoi... potresti prestarmi qualcosa?"

Lui mi guardò da capo a piedi e solo dopo annuì, senza proferire parola. Andò verso l'armadio e mi lanciò un pantalone di tuta, una maglietta e una felpa.

"Grazie," poi rientrai nel bagno per cambiarmi.

Lo trovai di sotto, intento a domare le fiamme del camino. Avevo ancora i capelli bagnati ma non volevo disturbarlo di nuovo chiedendogli altre cose.

Era seduto su uno sgabello, la tv era accesa su qualche partita di rugby e lui spostava distrattamente il legno con una stecca di ferro.

Quella scena era stranamente piacevole, come una quotidianità irraggiungibile.

Mi misi dietro di lui e gli accarezzai i capelli, senza un valido motivo. Non si mosse, non si spaventò, rimase impassibile. Appoggiò la stecca sul davanzale del camino e rilassò le spalle, forse lo sentii sospirare, stava armeggiando con i denti sulle guance mentre pensava a chissà cosa.

"Se ne hai bisogno, puoi dormire qui."

Ci avevo pensato, in effetti. Ma non credevo fosse stata una buona idea. Peter probabilmente mi stava aspettando da chissà quanto e avrebbe continuato a farlo. Non avrebbe dormito per tutta la notte.

"Ti sistemerò la camera degli ospiti."

"Non voglio dormire nella camera degli ospiti." sussurrai. Non sapevo perché lo avevo detto. Ci fu silenzio per qualche secondo, fino a quando non si girò sullo sgabello per avermi davanti. Le mie mani si sfilarono dai suoi capelli e le appoggiai attorno al collo. Non sapevo perché mi stavo comportando così, dopo avergli detto che non mi fidavo di lui.

Because I Have You || Peter ParkerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora