Capitolo 12.

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Per tutta la mattina avevo avuto stampato un sorriso sulle labbra che andava da un orecchio all'altro. Tutto quello era dovuto a Zayn.
Ormai, ogni cosa positiva che capitava nella mia vita era dovuta solo grazie a lui.
La sera prima, quando mi ero messa di malavoglia nel letto, si era sdraiato al mio fianco e aveva visto un po' di tv con me, finendo poi col cantare al mio orecchio, mentre lo stringevo forte, in attesa che mi addormentassi.
Il risveglio era stato anche migliore: papà era già andato a lavoro e stranamente aveva preparato la colazione anche per me. Almeno credevo fosse stato lui a farlo. In realtà era stato Zayn a prepararmela e poi mi aveva svegliato dolcemente, aiutandomi a recuperare le cose per la scuola, evitandomi un nuovo ritardo.
Poi, il paesaggio era pieno di luci natalizie, le strade piene di neve. Cosa poteva andare storto?
"Signorina Smith, vuole venire lei interrogata?"
Alzai la testa di scatto dal mio quaderno, lasciando cadere la matita che stringevo tra le dita e mettendomi composta sulla sedia.
"Io..."
"Ti aiuto io." girai un momento lo sguardo verso Zayn, seduto sul banco di Gretel che, ovviamente, non sapeva della sua presenza davanti al volto.
"Allora? Non ha studiato per oggi?" continuò la professoressa di arte con un sorriso maligno stampato sulle labbra.
Mi aveva interrogato nemmeno una settimana prima, perchè insisteva? C'era gente che non aveva nemmeno un voto, e dovevo andare io per la seconda volta in pochi giorni?
La prima interrogazione, grazie a Zayn e i suoi suggerimenti, era andata benissimo, lasciando di stucco anche la professoressa stessa che a malincuore dovette mettermi quella B che la mia pagella non conosceva.
Così la mia sedia fu tirata rumorosamente, attirando l'attenzione di tutti.
"Vai." insistette Zayn, spingendomi poi verso la cattedra.
La professoressa posò i suoi occhiali di vetro sulla punta del naso abbastanza accenata, sfogliando il libro.
Cosa aveva spiegato ultimamente? Per fortuna ricordavo qualche domanda della volta prima e sperai facesse di nuovo le stesse.
"Parlami di Picasso." disse poi, puntando i suoi occhi nei miei, chiudendo il libro saldamente, nemmeno fossi riucita a leggere da lì.
Giocai nervosamente con le dita delle mie mani, non sapendo da dove iniziare. Cioè, cosa dire ad essere sinceri.
Picasso?
"Picasso è stato un pittore, scultore e litografo spagnolo di fama mondiale, considerato uno dei maestri della pittura del XX secolo." mi suggerì d'improvviso Zayn e quando voltai lo sguardo per vedere dove fosse, lo trovai piegato sul banco di Gretel a leggere le righe del libro.
Per non dare troppo nell'occhio, cominciai a ripetere i suggerimenti di Zayn, muovendo le mani in modo nervoso e usando parole mie per non essere precisa e sputata alle righe del libro.

L'interrogazione continuò con altre domande, a cui arrivarono subito le risposte.
La professoressa, come il resto della classe, rimase allibita della mia interrogazione. Io non mi stupii più di tanto perchè in fondo sapevo la verità. E un po' mi dispiaceva mentire, ma...
La campanella suonò, interrompendo la mia interrogazione andata a gonfie vele, arrivati a quel punto.
La professoressa, ancora sconvolta, recuperò la sua penna nera e scarabocchiò il registro, stampando un'enorme A+ accanto al mio nome.
Volevo cominciare a saltare come un'assatanata, gridare, ridere a più non posso; invece rimasi impassibile, ingoiando la mia gioia, silenziosamente.
"Ho notato che negli ultimi giorni sta migliorando tanto signorina Smith, e non parlo solo della mia materia." la professoressa mi rivolse un occhiolino, mentre raccoglieva la sua roba per cambiare aula.
Sorrisi soddisfatta, salutandola e andando a riprendere i miei libri lasciati sul banco di poco prima.
Ormai la classe era vuota e per la prima volta fui l'ultima ad uscire dalla stanza, fiera di me.
Si prospettava una bellissima giornata.

Gettai i libri dell'ora appena passata nel mio armadietto, leggendo l'orario impresso nell'anta e notando che adesso avevo un'ora buca.
Per fortuna nostra, il professore di matematica aveva preso una brutta influenza. Subito avevano mandato un sostituto, ma era un incapace assoluto e non ci faceva fare nulla. Un'ora buca, insomma.
Sentii qualcuno appoggiarsi all'armadietto accanto al mio e quando richiusi lo sportello del mio, mi ritrovai l'ultima persona che speravo di non incontrare.
"Ehy..."
"Justin." al contrario di lui che aveva usato un tono dolce, il mio era stato pacato, gelido.
Si guardò in giro, confuso, poi quando notò che avevo preso a camminare per il corridoio per raggiungere in fretta l'aula di matematica, mi raggiunse in poche falcate.
"Hai sentito della festa di sabato?" mi chiese, come se fossimo amici da una vita.
"Vuoi che lo sbatta in qualche armadietto? Che lo chiuda a chiave nel bagno? Che gli tinga i suoi favolosi capelli di rosso?" girai appena lo sguardo verso Zayn, la parte opposta a quella di Justin, osservandolo in silenzio.
Ma che minchia diceva?
Lui alzò semplicemente le spalle.
"Ha dei capelli... Carini... E se hai bisogno, sai dove trovarmi." sparì subito quando notò che i miei occhi erano stati puntati al cielo.
"Allora?" ritornai a Justin, stranamente ancora al mio fianco, intento a tenere il mio passo veloce.
Prima arrivavo all'aula di matematica, prima me lo levavo di torno.
"Sì, Justin... So della festa. Ma non ci andrò." dissi, rispondendo a quella domanda che sapevo sarebbe arrivata subito dopo.
"Perchè sei sola?" mi fermai sul ciglio della porta dell'aula di matematica, puntando lo sguardo su Justin ora appoggiato al muro mentre sfoggiava un sorriso che avrebbe fatto diventare gelatina le gambe di qualunqua ragazza. Anche le mie, una volta.
"No, solo per non incontrare gente come te." lo liquidai, entrando subito dopo in aula e salutando con un cenno della mano Beth, seduta come sempre al primo banco.
Mi accomodai al suo fianco, gettando davanti a me il quaderno e l'astuccio. Poi incrociai le braccia sul tavolo e ci affondai la testa, sbuffando.
"Ho visto che parlavi con Justin."
Beth era sempre stata una buona osservatrice, non le sfuggiva nulla!
"Cosa voleva?" chiese subito dopo, scrollandomi leggermente per le spalle.
Ma oltre ad essere una buona osservatrice, era un'ottima ficcanaso.
"Invitarmi al ballo di sabato." confessai.
"E...?" insistette lei.
Non mi avrebbe lasciata andare fino a quando non avrei sputato il rospo.
"E niente, gli ho detto esplicitamente di no." risposi soddisfatta.
Vedere la fronte di Justin corrucciarsi, come se non avesse capito il mio rifiuto, mi aveva dato un senso di potenza.
"Sai che non si può entrare senza un accompagnatore?" continuò Beth, interrompendo il mio momento di gloria.
La fissai negli occhi, poi alzai le spalle.
"Vorrà dire che non verrò." dissi con nonchalance.
"Non scherzare, tu ci verrai! Ho organizzato questa festa dai primi di Settembre. Tu ci verrai, con o senza Justin." il professore entrò nell'aula, richiamando, per quello che poteva, la nostra attenzione.
"Ma nemmeno morta!" squittii, girandomi poi verso l'uomo che per poco non cadeva a terra, inciampando nei suoi stessi piedi.

If we could only turn back time || Z.M. (#Wattys2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora