Capitolo 1

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CAPITOLO 1.

"Che minchia hai detto?" sbottai, schietta.

La mora, tinta di biondo, meglio conosciuta come Juls Parker, si voltò nella mia direzione, spostandosi con un gesto secco i capelli dalle spalle, schioccando poi la lingua al palato per spiegarmi meglio la situazione.

"Ho detto: mia nonna mi ha dato una formula magica per invocare gli spiriti, chiedendomi il gentile favore di richiamare mio nonno, che l'ha lasciata in tredici, senza averle detto dove ha nascosto il patrimonio." la vidi rossa in faccia, colpa del suo solito parlottare senza prendere respiro. Infatti, cercò di riprendere subito un po’ d'aria.

"No, questo l'avevo capito. Ma... Che minchia hai detto?" aggrottai la fronte, buttandomi di peso sul divano di pelle, non sapendo se ridere o piangere per quella situazione.

Le persone normali, di solito, si riunivano a vedere insieme qualche film, giocare alla bottiglia... Prendersi a parole!

Insomma, chi era quel deficiente che amava passare la Domenica pomeriggio a richiamare un morto?

Ovviamente, la mia compagnia.

Cioè, io avevo semplicemente chiesto cosa potessimo fare di diverso almeno per una volta. Mi sarei rimangiata tutto all'istante!

"Ma per forza tuo nonno?"

Eccone un'altra! Mi girai di malavoglia verso Beth, ragazza dai capelli ricci, di un colore ramato, cercando di farle capire di non star al suo gioco. Ma questa non mi degnò nemmeno di uno sguardo, camminando, anzi, per la stanza, raggiungendo Josh, il proprietario della casa: una mega villa vicino al lago. Casa che, sotto le nostre mani, ne aveva viste di tutte e di più. In mancanza dei genitori di Josh, infatti, organizzavamo feste e festini a più non posso; ma quando loro erano a riposo da lavoro, non potevamo far altro che starcene in silenzio in salotto, a trovare un modo alternativo per distrarci. Come in quel momento

"Eh, veramente anche io vorrei sapere dove ha nascosto i soldi! Chissà se diventerò ricca." gli occhi di Juls brillarono, portandola altrove con la testa.

"O le riviste porno, magari." ipotizzò Josh, ricevendo in cambio un leggero schiaffetto al braccio. Assunse un broncio che, però, non intenerì nessuna di noi, troppo abituate a vederlo.

Diventammo amici alle scuole medie: doppia J, A e B; o meglio JAB. Ecco il modo con cui ci chiamavano spesso.

A scuola non eravamo nessuno, se non i tipi tranquilli che si facevano gli affaracci loro; anche se quest'anno, forse, qualcosa sarebbe cambiata grazie alle elezioni di Beth per diventare capo d'istituto.

"Oh-oh." schioccai due dita a mezz'aria, richiamando l'attenzione dei tre che sembravano immersi a pensare chissà cosa.

"Ah sì! -si riprese Beth- Ma se invece di chiamare tuo nonno, chiamassimo qualcuno di famoso, ormai morto?" propose, felice della sua idea.

Alzai un sopracciglio, pregando mentalmente in una possibile collaborazione da parte degli altri due. O almeno, in Josh, il più normale tra di noi.

"Ma chi? Gesù?" scherzò il ragazzo, mentre io mi limitai a stamparmi una manata in faccia, mormorando sottovoce un 'Ma chi me l'ha fatti conoscere questi qui?', delusa.

Mi dovevo rimangiare ogni singola bella parola detta su Josh. In pratica, era un tre contro una, e sapevo come andavano a finire certe cose...

"Già!" squittì Juls, avvicinandosi ai due come di chi la sapeva lunga "Oppure Mosè! Che figata, voglio aprire il mio latte la mattina; da una parte, così, ci metto lo zucchero e dall'altra ci metto il cacao. Sei un genio." lasciò una pacca al ragazzo.

If we could only turn back time || Z.M. (#Wattys2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora