Capitolo 8.

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"Minchia papà, un momento! Non è colpa mia se le strade sono affollate per colpa della neve che ha fatto stanotte!" bugia, almeno in parte.
Avevo passato l'intero pomeriggio a giocare a monopoli con Zayn, dopo che mi aveva costretto a studiare storia per l'interrogazione che mi aveva puntato quella stronza della professoressa.
Avevo uscito tutte le scatole dei giochi di famiglia, e visto che fuori nevicava come non mai, ci eravamo accomodati sul tappeto davanti al camino a giocare come un'allegra famigliola. Solo io e lui.
Poi, giustamente, papà doveva rompermi le ovaie chiamandomi e chiedendomi il favore di andare dalla parte opposta della città.
Me l'avrebbe pagata. E pure cara!
"Ariel, modera i termini e muoviti che la sfilata sta per iniziare." strillò lui, mentre pagai il signore del taxi e scesi velocemente.
Sfilata, sì.
Il secondo lavoro di papà era a contatto con uno studio di modelle. Non era una modella -e meno male-, ma nemmeno uno stilista importante. Era uno dei soliti tecnici delle luci delle passerelle, uno di quelli poco importanti che stavano dietro le quinte a sistemare le cose.
Non riuscii a formulare altre parole, rimanendo a bocca aperta davanti all'immenso palazzo grigio che mi si presentò davanti.
"Ariel? Ci sei ancora?" riconobbi la voce di mio padre richiamarmi per telefono, facendomi ritornare alla realtà.
"Sto entrando proprio adesso." lo avvisai, attaccando la chiamata e posando il cellulare in tasca.
Mi guardai a destra e a sinistra della strada, per poi attraversarla e arrivare davanti al portone principale.
"Jawy, fammi un favore. Passa attraverso i muri, le porte o fai una delle tue magie, e vedi dove sta mio padre, così non faccio tardi." dissi velocemente.
Appena avevo messo piede fuori, con l'intento di partire da casa con lo skate, ero scesa di sedere i tre scalini a causa delle presenza del ghiaccio. Avevo maledetto quanto più cose possibili, immaginando i lividi che sarebbero apparsi qualche oretta dopo.
Così chiamai un taxi, per evitare di imbattermi in una montagna di neve e diventare l'uomo delle nevi. O la donna, nel mio caso.
Affondai il viso nell'enorme sciarpa che indossavo, sentendo sbuffare Zayn qualche passo più dietro di me. Così mi fermai e lo guardai accigliata.
"Per favore, già abbiamo fatto tardi." lo richiamai, ricordandogli che in parte era pure colpa sua se avevo sbagliato il nome della via.
Al contrario di quello che pensavo, incrociò le braccia al petto e alzò gli occhi al cielo.
"Come mi chiamo io?" mi chiese, scocciato.
Ancora con quella storia?
"E' solo un soprannome, Zazà. I tuoi amici come ti chiamavano, ai tuoi tempi?" chiesi curiosa, sperando comunque che muovesse le chiappe.
Lui sembrò pensarci e spalancò gli occhi.
Din din din! Nuovi segreti per me!
"Pakistan boy o bad boy." disse solamente, abbassando lo sguardo.
Non mi trattenni dal ridere, e lo feci di cuore, sbattendo anche le mani sulle ginocchia quando mi piegai in due.
"Smettila!" mi ammonì lui, ma smisi solamente dopo qualche secondo, preoccupata di farmi venire un colpo di asma.
Asciugai una lacrima fuoriuscita dagli occhi e tornai a fissarlo.
"Hai visto? Qualcuno ha usato nomignoli peggiori dei miei. Ora, per favore, mi dai una mano, Zayn?" usai il tono di voce più gentile possibile, accompagnato dallo sbattimento di ciglia che mi facevano sembrare un'emerita idiota.
Almeno, io mi sentivo così.
"Ok, ci vediamo dentro." sbiascicò soltanto, prima di sparire dalla mia vista.
Strinsi al petto la busta di cavi elettrici che avevo preso per papà, correndo poi dentro l'enorme edificio.
Gente che viaggiava a destra e a manca come dei razzi, indossando un auricolare all'orecchio e farfugliando qualcosa sottovoce. Gente che si fermava all'improvviso, toccava un capo d'abbigliamento e poi tornava a sparire dietro delle misteriose porte.
Papà non mi aveva mai permesso di andare con lui ad uno dei suoi lavori, quindi per me era una cosa nuova, una novità e non volevo che nessun dettaglio mi sfuggisse.
"Serve qualcosa?" per poco non cacciai un urlo, spaventata, voltandomi verso destra e ritrovandomi una donna sulla trentina, dietro un bancone, intenta a picchiettare sui tasti consumati di una tastiera del pc, mentre ruminava la sua chewin-gum come peggio poteva.
Seriamente, avevo visto meno cose quando avevo dato da mangiare al cavallo di mio zio John.
Scossi le spalle, ricordando che la signora, o signorina, ancora attendeva una mia spiegazione.
Mi avvicinai al bancone, appoggiandoci le braccia sopra e sfoggiando un sorriso enorme.
"Salve, sono la figlia..." mi interruppi quando la donna alzò l'indice proprio davanti ai miei occhi, zittendomi. Schiacciò l'auricolare di più nell'orecchio, parlando.
"Pronto? Amore!" preferii girarmi e bearmi di quella sala, pur di non sentire un'altra sillaba strozzata della tipa stramba. Ma papà come stava in quel posto?
Sembrava che tutti là dentro sapevano cosa fare, tutti altezzosi che non ti degnavano nemmeno di uno sguardo.
Anzi, quelli me li lanciavano, però di disprezzo. Non ero mica una vagabonda entrata in quel posto così, per caso!
"Trovato!" misi una mano sul cuore, ritrovandomi Zayn a pochi centimetri dal mio viso, spaventata.
"Potresti avvisarmi la prossima volta che decidi di comparire così, all'improvviso a pochissima distanza?" chiesi, cercando di far tornare il battito cardiaco ad uno stato normale. Ma senza successo.
Zayn scoppiò a ridere, mentre posò le mani ai fianchi e si abbassò ancora più pericolosamente vicino al mio viso.
"Perchè?" chiese a un soffio dalle mie labbra.
Deglutii rumorosamente, abbassando lo sguardo sulle sue labbra e costringendomi subito dopo ad alzarlo per guardarlo negli occhi. Fu un'impresa ardua, ma dovevo farlo!
"Dove papà? Sai come si incazza se ritardo anche stesso altri cinque minuti." alzai di scatto la busta di plastica, ricordandogli il vero motivo per cui fossimo lì.
Lui ridacchiò ancora, allontanandosi. Si guardò in giro e alla fine, accompagnato dai gesti, decise di indicarmi la giusta strada.
"Prendi quel corridoio. Giri in fondo a destra, la seconda alla sinistra e bussi alla quinta porta rossa, quella dove c'è stampata sopra un'enorme stella dorata." eh?
Lo guardai come una che era appena caduta dalle nuvole, aggrontando la fronte e sbiascicando un misero "Che minchia hai detto?"
Alle mie parole, il moro scoppiò a ridere.
"Ho capito. Ti ci porto io." non potevo che essere felice da quelle parole, anche perchè non vedevo l'ora di vedere papà in azione, visto che non mi capitava tutti i giorni una cosa del genere.
Al contrario di quello che avevo capito, Zayn mi caricò sulle sue spalle come un sacco di patate, cominciando a correre molto velocemente tra i corridoi.
Scoppiai a ridere, immaginando lo sguardo allibito di chiunque vedesse una ragazza a mezz'aria svolazzare per l'intero edificio.
"Zayn, rallenta! Ho paura." mi confidai, mentre lo sentii rispondere un semplice "Tanto siamo arrivati." per poi sentire il pavimento sotto i miei piedi.
Mi guardai in giro, spaesata e curiosa allo stesso tempo.
Davanti agli occhi c'era la famosa porta rossa con stampata sopra un'enorme stella dorata. La guardai attentamente, riconoscendo poco dopo la voce di mio padre provenire dall'interno.
"E' lui." mi voltai verso Zayn, che alzò semplicemente le spalle, soddisfatto del suo lavoro.
Chissà cosa pensava quella signora all'entrata della mia scomparsa improvvisa.
"Bussa." trasalii alle parole di Zayn e picchiai con poca forza sul legno rosso della porta.
Silenzio. Avevo ucciso tutti?
"Parola d'ordine?" sentii dopo una manciata di secondi.
Guardai Zayn perplessa, poi ritornai a fissare la porta ancora chiusa davanti a me.
"Ehm... Banana?" provai, dicendo la prima cosa che mi passò per la testa.
"Errata." rispose quello all'interno della stanza.
Spostai il peso su una gamba, cominciando a picchiare sul pavimento con l'altro.
"Papà aprimi, ti ho portato le tue cose." dissi seccata, sperando che non avessi sbagliato persona.
La serratura scattò e la porta si aprì, rivelandomi la figura di mio padre vestito tutto di nero. Partecipava a un funerale?
"Entra, vieni." mi tirò dentro la stanza prima che potessi dire o fare qualunque cosa.
"Questa è la busta?" mi chiese e annuii prontamente, porgendogliela.
"Brava figliola. Potrai chiedermi qualsiasi favore... Però ora resta qui, sistemo una cosa e torno." uscì dalla porta da cui ero entrata io, lasciandomi completamente sola.
Cioè, proprio sola no. Con me c'era Zayn e una donna credo delle pulizie per come era vestita. Mi salutò con un sorriso a dieci denti -aveva fatto a cazzotti con King Kong?- e ricambiai con un semplice gesto della mano.
Poi una campanella suonò e la signora mi abbandonò in quella stanza. E ora?
Mi guardai in giro curiosa, mentre notai con la coda dell'occhio Zayn sedersi comodamente sulla poltroncina rossa posta davanti ad un enorme specchio riempito di piccole lucine.
Notai la fila di vestiti attaccati a delle grucce, varie parucche colorate e qualche tendina che forse stava ad indicare i camerini della stanza.
"Tuo padre è uno stilista?" mi chiese d'improvviso Zayn, odorando quello che doveva essere della cipria.
Gli venne da starnutire e io sorrisi, togliendogli l'oggetto dalle mani, appoggiandomi dopo col sedere al tavolo dei trucchi.
"Ma magari! Ma no, è quello che però monta palchi, luci... Fa qualcosa, va." cercai di spiegarmi, anche se in realtà nemmeno io sapevo cosa facesse in quel posto.
Zayn allungò una mano verso di me, e prima che potessi accorgemene, una scia rossa rigò il mio viso. Scattai sul posto, girandomi a fissarmi allo specchio alle mie spalle e constatando di avere una chiazza di rossetto in mezzo al volto.
Sentii ridere il ragazzo, ma mi rassegnai in partenza, sapendo che non avrei potuto fare niente contro di lui.
"Perchè non provi qualcuno di questi?" mi girai nella direzione di Zayn, cercando con la mano un fazzoletto per sistemare il suo disastro.
Guardai attentamente il vestito rosso acceso corto davanti e lungo dietro che Zayn teneva tra le mani. Mi si accese una piccola lampadina.
Pulii velocemente il rossetto dal mio viso, correndo nella direzione di Zayn e prendendo il vestito dalle sue mani.
Non si sarebbero incazzati, vero?
Spostai la tenda tra le risa, indossando il vestito subito dopo essermi spogliata dei miei.
Uscii imitando le star, facendo poi una piccola sfilata nella stanza.
Zayn mi prese per mano, facendomi sedere sulla poltroncina rossa davanti allo specchio.
"Che vuoi fare?" chiesi, mentre le sue mani spostavano i miei capelli sul petto davanti.
"Ti preparo per la tua sfilata." mi prese in giro, recuperando un mascara posato sul tavolino bianco.
Sorrisi "Quale sfilata?" chiesi retorica.
Lui sorrise anche "Quella che non farai mai." rispose, indicandomi di guardare il tetto.
"Ah ecco." lo presi in giro, chiedendomi come faceva a mettermi del mascara senza farmi piangere. Di solito Beth doveva legarmi al letto per non farmi dimenare, mentre Juls tentava di mettermelo come meglio poteva, pur sapendo che avrei pianto comunque.
Abbassai lo sguardo quando finì, notando che recuperava il rossetto rosso di poco prima, stappandolo, mentre lo portava piano alle mie labbra.
"Posso sapere come fai a saper truccare?" chiesi, prima di aver la bocca occupata da altro.
Lui alzò semplicemente le spalle, sbiascicando un "Quando ero giovane ho fatto la parte della femmina in un video musicale. Dire che ci hanno messo tre ore per truccarmi è poco. Così ho dovuto imparare io per non far sbavare il mascara." mi spiegò, mentre finiva anche di mettermi il rossetto.
Guardai il mio riflesso allo speccio, constatando il buon lavoro del ragazzo, compiaciuta.
Mi voltai per fargli i complimenti, ma non lo trovai al mio fianco.
"Zayn?" mi alzai dalla sedia, sperando di trovarlo da qualche parte.
E infatti me lo ritrovai piegato sulle ginocchia sul pavimento, intento a frugare in un armadietto di cui non ne sapevo l'esistenza fino a quel secondo.
"Che stai facendo?" chiesi curiosa, abbassandomi di poco per vedere cosa combinasse.
"Trovate!" urlò lui, uscendo la testa e alzando in aria le mani in segno di vittoria. Guardando bene, mi resi conto che teneva delle scarpe col tacco nero.
Mi guidò fino la sedia e mi fece accomodare nuovamente.
Allungai una gamba, sorridendo, mentre lui si piegava sulle ginocchia e me ne infilava una al piede.
Sembrava la favola di Cenerentola. Solo che io non ero una sgualdrina e Zayn non era un principe.
Mi alzai in piedi, camminando per la stanza e guardandomi ad uno specchio presente nella stanza.
"Devo dire che abbiamo fatto un ottimo lavoro." mi complimentai, girando su me stessa e piacendomi ogni secondo di più.
"Abbiamo?" trasalii, posando una mano sul petto, al livello del cuore, non ricordando che non avrei mai e poi mai visto il riflesso del ragazzo allo specchio. E di certo non me lo aspettavo così vicino al mio orecchio.
Lui scoppiò a ridere della mia reazione, mentre si allontanò e prese posto alla sedia rossa.
"Tu ci ridi, ma qualche giorno mi farai crepare d'infarto." lo avvertii, camminando poi verso il camerino, decidendo che era arrivato il momento per togliere tutto.
"Aspetta, che stai facendo?" mi fermò un secondo prima di essermi rinchiusa nel camerino, bloccandomi per un polso.
"Mi metto i miei vestiti, mi sembra ovvio." lo avvisai, pensando che fosse una cosa normale a quel punto.
"Prima fammi una sfilata. Sarà una cosa che resterà tra noi due." ammiccò, facendomi quasi perdere l'equilibrio.
Sapeva sempre come convincermi.
"Ok... Ma solo se mi canti qualcosa di sottofondo, magari una delle tue canzoni." lo intimai, convincendolo.
Felice della sua idea, si allontanò a passo svelto, raggiungendo la sua posizione sulla sedia girevole rossa.
Mise una gamba a cavallo, mentre intrecciò le dita delle mani in attesa che mi fossi sistemata in un angolo della stanza.
Sapevo di sembrare una stupida, idiota e non so cos'altro. Ma in fin dei conti eravamo solo noi due, nessuno lo avrebbe mai scoperto.
Ovviamente prima di fare qualsiasi cosa, mi guardai in giro e notai con fortuna che non ci fosse nessuna telecamera nella stanza.
"Let's go crazy crazy crazy till we see the sun, I know we only met but let's pretend it's love, and never never never stop for anyone, tonight let's get some... And live while we're young..." cominciò a canticchiare qualcosa, mentre io mossi le gambe in avanti per la stanza, cercando di imitare le modelle viste di sfuggita in tv.
Ridevo come non mai, immaginando quanto facesse pena una scena del genere. Posai anche una mano sul fianco, ondeggiando e pavoneggiandomi come una completa idiota.
La porta d'improvviso si aprì.
Zayn rimase muto, spaventato quanto me, e io mi bloccai in mezzo alla stanza.
"Tessa?" mi indicò l'uomo pelato con in mano una cartellina e sempre quell'apparecchio attaccato all'orecchio.
"Cessa ci sarai te!" sbottai, mandandolo a quel paese.
L'uomo schiacciò l'auricolare mormorando qualcosa.
"L'ho trovata. Sto arrivando." disse, guardandomi poi negli occhi.
Oh, meno male. Di sicuro papà si era perso come la sottoscritta e aveva mandato qualcun altro a prendermi. Anche se quest'ultimo si era permesso di darmi della cessa!
"Vieni con me." l'uomo mi tirò per un braccio fuori dalla stanza, senza ascoltarmi.
"Ma devo cambiarmi! Ho lasciato la mia roba nel camerino." strillai, piantando i piedi per terra, senza successo.
L'uomo sbuffò, decidendo di prendermi di peso senza fare alcun minimo sforzo.
Mi ritrovai a chiamare Zayn, disperata.
Non volevo che incolpassero mio padre se fossero venuti a mancare dei vestiti di scena. O come si chiamavano!
"Eccola qui." finalmente i miei piedi toccarono il pavimento per la seconda volta per quel giorno e quando mi voltai nella speranza di ritrovarmi mio padre, trovai solo una stanza bianca con altre tre persone con la stessa cartellina tra le mani e l'auricolare all'orecchio.
"Tessa, tocca a te. Non deluderci." una donna mi prese per un braccio, spingendomi poi oltre un enorme tenda tossa.
"Ma perchè oggi mi date tutti della cessa? Questa è discriminazione vera per quell'oggetto che sopporta tutti i vostri sfoghi!" sbottai incazzata, mentre qualcuno alle mie spalle si schiarì la voce.
Mi voltai, spalancando gli occhi e cercando di reggermi in piedi come meglio potevo.
"Ops." sentii Zayn al mio fianco, mentre mi girai a fulminarlo con lo sguardo.
Oltre per il fatto che avevo fatto una figura di merda colossale dicendo quella frase sui bagni, adesso dovevo anche sfilare al posto di qualcuno che portava il nome di Cessa?
"Fai qualcosa." mi istigò Zayn, provando a spingermi verso la passerella.
Mi rigirai come meglio potevo, facendo perfino aggrottare il tappeto rosso della pista.
"Che fai?" mi sbraitò lui, consapevole che solo io potevo sentirlo.
"Ma sfila..." guardai la gente che mi fissava sconvolta, decidendo di abbassare il volume della voce "Ma sfila tu davanti a tutte queste persone." gli indicai con lo sguardo le innumerevoli persone presenti in quella stanza.
Oltre ad avere uno stalker di fantasma, anche la sfiga mi stava alle calcagne!
Zayn sospirò.
"Facciamo così: per non far fare brutta figura a questa Tessa, adesso tu sfili e io ti prometto che domani, massimo dopo domani, avrai una sorpresa da parte mia." provò a convincermi con quelle parole.
"Ovvero?" sapevo che avrebbe ceduto.
E infatti rispose immediatamente.
"Ti farò conoscere qualcuno di nuovo, qualcuno che ti farà capire chi sono realmente." lo guardai confusa.
"Parla come mangi" lo rimproverai appoggiando le mani sui fianchi.
"Io non mangio."
"Zayn!"
"Ok... Se ci riesco, convincerò i miei colleghi di band a venirmi a trovare." altri quattro fantasmi in giro per casa?
"Sono almeno carini?" provai a chiedere.
"Ariel!" scoppiai a ridere.
"Ok, ok. La smetto. Io vado, ma voglio davvero conoscere chi ti ha sopportato per così tanto tempo durante la tua carriera." lo avvisai, mentre mi voltai a sorridere al pubblico che, al mio primo passo, cominciò ad applaudire.
E che ero?
Camminai per tutta la lunghezza della passerella, sfoggiando un sorriso e ondeggiando i miei fianchi come meglio potevo. Mi sarebbe partito il bacino da un momento all'altro, me lo sentivo.
Girai su me stessa alla fine della passerella, guardando dritta negli obbiettivi che continuavano ad accecarmi con dei flash. Poi mi girai di spalle, tornando sui miei passi.
In fin dei conti non era proprio così male.
Mi girai un'ultima volta verso il pubblico prima di scomparire dietro il sipario, sorridendo e facendo anche un occhiolino con fare professionale.
Mi voltai verso il sipario e inciampai nel tappeto ancora scomposto da me stessa poco prima, finendo dritta con la faccia a terra. Notai quasi tutti alzarsi dalle proprie sedie, mentre mi rimisi in piedi da sola, fulminando intanto Zayn che si sbellicava come non mai poco più in là da dove mi trovavo.
Chiusi il tendone alle mie spalle e cominciai a correre verso il corridoio, sentendo le urla del personale richiamarmi. Ma le ignorai.
"Se cadi così spesso davanti ai miei amici, sono sicuro che non vorranno andarsene più dalla Terra." mi affiancò Zayn, ridendo.
Cosa voleva dire con quella frase?
Trovai il camerino e mi cambiai velocemente, decidendo di uscire di fretta da quell'edificio infernale.
Ora aspettavo con impazienza di conoscere queste persone. Chissà se veramente sarei riuscita a conoscere i suoi amici o se aveva usato quella tattica solo per farmi sfilare e farmi fare una figura di merda colossale.
Ma in fin dei conti, dovevo ammetterlo, mi ero divertita un casino a fare quello che avevo fatto.

If we could only turn back time || Z.M. (#Wattys2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora