Capitolo 4.

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Quando entrai in cucina, trovai mio padre con una tazza di thè tra le mani, intento a fissare il vuoto davanti a sè. Sembrava in uno stato di trance, quindi andai dritta verso il frigo, prendendo poi lo scatolo di latte.

Mi allungai sulle punte e presi una tazza, dove ne versai una buona quantità. Riposai il cartone di latte nel frigo e recuperai dei cereali dalla dispensa. Alla fine, presi posto accanto a quello di mio padre.

"Buongiorno, eh." lo vidi sobbalzare alle mie parole e per poco non si versò addosso l'intero thè.

"Dio mio, Ariel! Mi hai fatto spaventare." disse con una mano sul petto.

Sorrisi leggermente, rendendomi conto delle enormi occhiaie violacee sotto gli occhi.

"Hai lavorato tutta la notte?" chiesi, per poi immergere un pugno di cereali nella tazza di latte.

Lui scosse la testa, girando il suo cucchiaio nella tazza di thè.

"No, anzi, era il mio giorno libero." mi spiegò.

Storsi le labbra di lato, cominciando a mangiare un boccone di cereali.

"E allora perchè hai quelle occhiaie?" dissi con la bocca piena "Sei stato a qualche festa di cui non sapevo nulla?" mi informai.

Lui si grattò il capo, chinandolo di poco. Poi scosse la testa.

"No, Ariel. Ti avrei avvisata. Ho solo visto un film horror troppo tardi." aggrottai la fronte a quelle parole.

Papà non era il tipo da spaventarsi per colpa di qualche film horror. Era stato proprio lui a farmi passare quella paura.

Quindi posai la tazza sul tavolo, guardandolo di sbiego.

"E...?" lo istigai a continuare.

Sapevo che c'era qualcosa sotto, ma proprio non capivo cosa!

Lui sorrise amaramente, guardando a destra e a sinistra, per poi piegarsi leggermente sul tavolo, avvicinandosi al mio orecchio.

"Credo che casa nostra sia posseduta." e mi strozzai con la saliva.

Volevo ridere. Anzi, piangere dalle risate. Ma mi trattenni per non dover dare delle spiegazioni al mio comportamento.

Se non si era capito, io e le bugie non eravamo mai state compatibili. Quindi, se avessi anche solo provato a dire la verità su quel pomeriggio in cui con i miei amici avevo invocato un morto, papà non mi avrebbe mai più fatto uscire di casa. O peggio, mi avrebbe mandato in manicomio, seguita da Beth, Juls e Josh.

"Perchè pensi questo?" chiesi, sorseggiando il latte, nella speranza di non farmi scoprire. Sapevo che qualunque cosa avebbe detto, in tutto questo, c'era lo zampino di un fantasma che ormai conoscevo.

"Appena ho spento la tv, ieri sera, la sedia si è spostata da sola. Ti giuro! -mi anticipò- E poi, salendo ho sentito strani rumori, e quando sono entrato in bagno, l'acqua della doccia era aperta." la sua voce tremava e con gli occhi continuava a guardarsi in giro.

"E quindi che dovremmo fare? Trasferirci?" sapevo che non l'avremmo mai fatto, anche perchè i suoi lavori erano vicini casa.

Scosse la testa, come pensavo "No, possiamo chiamare una squadra di disinfestatori." e ridacchiai.

Ma lui rimase serio e allora mi tolsi il dubbio "Non stai scherzando?"

Scosse la testa e alzai gli occhi al cielo.

"Papà, cosa penseranno i vicini? Ci prenderanno per pazzi! Sarà stato l'orario... -Mi cadde l'occhio sull'orologio appena sopra il camino, e scattai in piedi- Merda! Sono in un ritardo colossale!" afferrai la cartella e uscii di casa velocemente, dopo aver salutato mio padre.

If we could only turn back time || Z.M. (#Wattys2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora