Harry POV
Cosa ti dice che hai vinto tutto?
Cosa ti dice che l’alcol, il fumo, le ragazze sono la via esatta?
Cosa ti dice che nella vita ce ne è bisogno di più di una?
No. La donna della tua vita può essere solo una. Non capisco le persone che dicono “ho più di una donna nella mia vita; sono innamorato di tutte”.
L’amore vero non esiste. Nessuno sa dirci cosa è l’amore puro. Perché nessuno è mai pronto ad affrontarlo. Per questo preferisco le amanti. Quelle che pretendono poco. Una nottata di sesso le basta. Una nottata di cui non si ricorderanno niente, visto che la maggior parte di loro sono ubriache fradice. Mi chiudo nel bagno degli uomini del night e vado verso il separé. Una fila si muove lentamente, come un serpente affamato, che aspetta di attaccare. Tiro fuori la carta di credito, quella di platino, per farmi trovare preparato. Un solo tiro. Me lo sono imposto prima di venire qui. Stasera devo essere lucido.
La fila non si muove. E’ bloccata. Sbuffo. Ma poi le persone iniziano a dileguarsi velocemente dal separé. Quando il bagno è vuoto, mi accorgo che un uomo è a terra, incosciente.
Ti prego fa che non sia morto
Me lo ripeto sottovoce, una litania terribile. Il sangue si è gelata nel mio corpo. Rimango immobile. La paura mi sta impedendo ogni movimento. Poi penso al giuramento. Ce lo fanno imparare il primo giorno di Medicina. Devo cercare di soccorrere quell'uomo, per legge. Mi avvicino cautamente cercando di trattenere il respiro. Mi inginocchio in modo da poter vedere meglio. Poggio due dita della mano destra sul collo dell’uomo e premo. Le mani gelate e tremanti mi impossibilitano parecchio. Ma riesco comunque a sentire ancora una leggera pulsazione del sangue. Inizio ad urlare con quanto fiato ho in gola. Nessuno risponde. Ho bisogno di qualcuno.
“Vi prego, un uomo sta morendo” non ho più voce. Provo a fargli a rianimazione, le compressioni, ma mi abbatto in un pianto disperato. Sono solamente uno studente del primo anno di Medicina, chi credo di essere? Piango portandomi la mano sul viso, come per proteggere il mio viso dalle rise inesistenti.
“In cosa ti posso essere utile?” una voce cristallina fa apparizione dietro di me. Provo a togliere la mano da davanti al mio volto, ma non ci riesco.
“Sono un fallito” solo tre parole. Riesco a pronunciare solamente tre parole. E mi sento ancora più miserabile.
“Tutti siamo dei falliti. Ma bisogna gareggiare comunque. E’ la vita” la voce parla davanti a me. Poi sento un leggero fruscio. Si è allontanata. Poi la sento gemere dallo sforzo nel fare le compressioni.
In quel momento sento il dovere di aiutarla. Sono stato il primo a chiedere soccorso ed ora è bene che ne presti anche io. La sposto delicatamente di lato le dico di chiamare un’ambulanza.
Uno, due, tre.
Mi fermo qualche secondo per prendere fiato. La ragazza mi fissa già da un po’. I cappelli biondi, tagliati corti le corniciano perfettamente il viso angelico. Il rossetto scuro le evidenzia le labbra carnose. A completare il tutto due fantastici orecchini pendenti con smeraldi per risaltare gli occhi chiari. Già gli occhi. Il naso grosso. Sono loro che mi fanno ritornare in mente l’amica di Niall. Grazie alla quale ho avuto quel blocco.
Si porta le dita alla fossetta che ogni donna ha la base del collo. E’ così perfetta in ogni movimento che fa. Ammicca un sorriso imbarazzato. Provo ad aprire la bocca per parlare ma un paramedico fa irruzione nella stanza.
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“Ho freddo” dice rabbrividendo. Sorrido e la conduco dentro un pub.
“Stai meglio?” e chiedo fissandole la fossetta alla base del collo. Non ricordo il nome.
Lei annuisce vigorosamente. Sembra così fragile. Sebbene abbia il trucco scuro e marcato, è ancora una bambina.
E’ una bambina nel modo in cui si stringe le spalle per cercare di parare il freddo.
E’ una bambina quando guarda con aria stranita i miei tatuaggi a malapena visibili per via della giacca.
E’ una bambina quando fissa il mondo che le gira intorno, come una giostra.
C’era un gioco che facevo quando ero più piccolo. Due ragazzi in parti opposte tenevano un inizio o una fine di una corda per ciascuna mano. E le facevano girare velocemente. Il terzo doveva entrare quando se la sentiva. Io non ci riuscivo mai. Rimanevo lì fisso a fissare le corde colorate che vorticavano sferzando l’aria, ma io non riuscivo ad entrare.
Lei è così; vede il mondo, i colori, ma non riesce ad entrarci. Rimane impalata a fissare questa meraviglia, ma non entra.
Forse per paura, forse per incapacità.
E rimane lì, una bambina che non rientra nell'universo degli adulti, sebbene sia quasi maggiorenne.
Fossetta del giugolo
Ecco come si chiama
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Non dovevi
أدب الهواةCamilla è quella ragazza che si può definire fortunata. Vive nel centro di quella che per lei è città più bella del mondo. Dublino. Ha una famiglia che l'adora. Degli amici fantastici. Un favoloso ragazzo, Niall, il suo migliore amico, che le va die...