Preparativi

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Sparato giù dalla discesa, Dan come un razzo arrivò all'imbocco della sua via ed entrò in casa. Ecco che Lisa, la sua cagnolina, gli corse incontro felice e gli leccò tutto il viso, lasciandolo parecchio bagnato. In cucina sua madre stava preparando la cena e sua padre stava trafficando giù in garage, cercando di riparare la sua vecchia moto Yamaha Tracer. Dan buttò il suo zaino in un angolo e si spaparanzò sul divano con l'ipad in mano. Voleva giocare un po' ai videogiochi e cazzeggiare su facebook. Dal piano di sopra sentiva sua sorella che stava chiacchierando ad alto volume con la sua amica. A quanto pare si sta stava spettegolando su qualche loro amica e stavano scegliendo insieme in videochat con whatsapp che vestito mettersi sta sera per la festa giù all'argine.

Questa gonna si abbina bene con questo top e queste scarpe e altre cazzate del genere che si dicono tra loro le femmine quando stanno per farsi belle in occasione di un evento.

Mentre era ancora distratto e stava scorrendo la home di facebook, ecco che sentì sopraggiungere sua madre, preannunciata dalla sua camminata veloce e repentina come la sua parlata: «allora stasera non mangi a casa, nemmeno te?»

«No, ma', non mangio a casa, vado anch'io alla festa come tutti quanti in questa città».

«E che due coglioni, io avevo già preparato lo stufato per te e quella stordita di tua sorella e ora ve ne andate tutti e due fuori», sbuffò sua madre guardandolo con i suoi grandi occhi color castano.

Sua madre era ancora una bella donna, sulla cinquantina, capelli ramati disposti su un bel caschetto e lineamenti fieri e distesi sul bel viso.

Quando parlava era particolarmente veloce, e anche Dan aveva ereditato da lei questa caratteristica.

«Vi voglio indietro per l'una a te e tua sorella, guai a voi se vi azzardate a fare più tardi» li ammonì Barbara, sua madre « e tieni d'occhio tua sorella, mi raccomando, non oso immaginare che putiferio ci sarà in quella festa stasera, Dio mi salvi».

«Mamma, Julia se la sa cavare da sola, non ha bisogno della balia, ha 14 anni ormai».

«Appunto, ha solo 14 anni, ci devi stare attento! O vuoi che veniamo anche io e tuo padre, dietro di voi, come se foste bambinetti dell'asilo?

«No, no, per carità, ci penso io ma, rilassati per favore!»

«Va bene e mi raccomando non farmi pentire di averti dato la mia fiducia!»

Sua madre era un po' come tutte le mamme che hanno due figli adolescenti, apprensiva al punto giusto e forse un po' troppo.

In quel momento, sua sorella scendeva le scale dal piano di sopra come se stesse sfilando su una passerella di moda.

Aveva su una minigonna troppo corta, che fra un passo e l'altro si sollevava, e un top aderente che le faceva intravedere il seno appena sbocciato nel pieno dello sviluppo ormonale adolescenziale.

«Tu cosi non esci di casa, signorina! Non ti ci azzardare proprio sai!» Urlò Barbara inferocita e con gli occhi ancora più grandi del solito e che le sporgevano dalle orbite.

«Mamma, ma che sbatti! Ma perché devi sempre rompere?» Rispose sbuffando Julia, con la sua cantilena di voce ancora più accentuata da pause perché stava masticando una cicca.

«Ora chiamo tuo padre e vediamo un po' cosa dice lui, vedrai un po' testarda e impertinente che non sei altro»

«Jooonh!» Strillò mettendosi le mani a megafono e puntandole verso la porta che dava sull'officina dove suo marito stava giocando al piccolo meccanico.

«che vuoi, Ba'? Sto lavorando e ho tutte le mani sporche di olio e grasso della moto, me lo dici dopo quello che mi devi dire», rispose suo padre, che non aveva la minima voglia di andare a sentire l'ennesima sciocchezza di sua moglie.

«No!! Devi venire subito, è urgente!! Non vorrai mica far andare tua figlia vestita come una sgualdrina alla festa di stasera!! Muovi il culo e vieni subito qua!»

Rassegnato, più che volenteroso di andarci suo padre, si diresse verso il bagno si sciacquò le mani con l'acqua tiepida del rubinetto, se le asciugò e si diresse in salotto pensando fra sè e sé, che due coglioni!!

«John, guarda tua figlia come ha intenzione di andare in girò stasera! Ma io non so cosa le passa per la testa!»

«Dai Julia, ascolta tua madre, ha ragione; non puoi andare in giro così. Non è opportuno. Poi alla tua età non va assolutamente bene! Vai di su a cambiarti».

«Ma papà, ci ho messo tutto il pomeriggio cazzo!! Ed ero d'accordo con Martine che mi sarei messa questi vestiti! Non voglio fare la figura della bugiarda, anche lei si vestiva cosi!

«Non voglio sentire storie!» Sentenziò suo padre», di su in camera tua, e muoviti che sennò farai aspettare la tua amica e tuo fratello, per il passaggio in macchina che la mamma di Martina vi offre»

«Vi odio, non capite un cazzo!! Non ve ne frega nulla di me, siete i peggiori genitori del mondo» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e il trucco pesante che aveva sopra gli occhi le si rovinò tutto e sparì di sopra sbattendo i piedi come una furia.

«bravo Johnuccio, mio cosi si fa» disse Ba', « ci vuole un po' di polso di ferro come diceva mio padre o sennò questi fanno tutto il diavolo che vogliono! Gli dai una mano e si prendono tutto il braccio per intero».

«Giusto, ora torno in garage, chiamami per la cena», disse suo padre con un tono di voce rassegnato.

«A proposito di vestiti! E tu non ti metti una bella camicia Dan? Non vorrai mica andare alla festa vestito come un barbone?»

«Mamma io alla festa ci vado vestito come mi pare! Adesso poi vado a cambiarmi»

A Dan in realtà non gliene fregava niente dei vestiti e della moda del diavolo. A lui di gingilli e altre cose di marca poco importava. Davvero non si raccapezzava come fosse possibile che tanti suoi coetanei dessero tanta importanza al vestirsi e a quelle cazzo di cinture o scarpette di Prada e Gucci. Per lui mettersi vestiti di marca era come facevano in natura i pavoni! Più avevi la coda sgargiante e bella, in questo caso costosa e più potevi far colpo, sul branco o sulle femmine. Che cazzata! A lui bastava stare comodo con la sua bella felpa e la sua tuta Adidas. Certo non voleva andare in giro come un barbone e si cambiava e rispettava le naturali regole come farsi la doccia e curare l'igiene, ma del vestiti di marca proprio non gliene fregava una ceppa!

Andò in camera sua e si diede un'occhiata allo specchio. Il suo ciuffo era ribelle e i suoi capelli belli arruffati come piaceva a lui e che facevano incazzare sempre sua madre, che diceva che doveva tagliarseli. Si tolse gli occhiali da sole e le sue belle occhiaie nero blu c'erano ancora. Quelle erano un suo segno distintivo e andavano bene cosi com'erano. A Dan piaceva quell'aria un po trasandata che aveva, per lui era molto rock e anticonvenzionale! Dan era un bel tipo, con il suo fascino discreto e misterioso. Ripose i suoi occhiali da sole sulla scrivania dove erano appoggiati in gran confusione i libri di testo, un romanzo di King che stava leggendo, il suo fidato pc da gaming, per il quale aveva speso un bel po di soldi e si era preso del coglione dai suoi per averli buttati via tutti quanti. Scelse dall'armadio una t-shirt a righe rosse con sfondo blu, un paio di jeans neri e le sue Converse. Era pronto! Altro che tutto il pomeriggio come sua sorella Julia! Lui in due minuti era già che bello pronto. A volte essere maschi aveva i suoi vantaggi. Bussò alla porta della cameretta della sorella dicendole di muoversi che era ora e che vedeva dalla finestra del piano di sopra che la mamma di Irene era arrivata a prenderli e a scarrozzarli giu all'argine dove si teneva l'evento.

«Arrivo, dammi un minuto e arrivo, non è colpa mia se mi hanno fatto cambiare all'ultimo quei due scassacazzo», brontolò Julia.

«Ok dai ti aspetto giù, ma fai in fretta» la incalzò Dan.

«Pa' , ma', io esco ci vediamo dopo».

«Ok, mi raccomando l'orario Dan, ci tengo».

«Sii, non ti preoccupare ho capito ma».

Passò velocemente il piccolo giardino che dava sulla loro casa e vide l'Opel della signora Gisby che era appena arrivata nel vialetto di casa. Tempismo perfetto, pensò Dan!

L'ombra nella scuolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora