Dan pedalava veloce lungo la riva del vecchio fiume. Vedeva l'acqua scorrere lenta alla sua destra e gli alberi ma non il vecchio ponte, simbolo della città, da essi celato. La sua pedalata era costante e viaggiava ad una buona velocità, ma non così veloce come i suoi pensieri.
Ancora un'ultima curva e avrebbe raggiunto i suoi amici con i quali aveva appuntamento quel pomeriggio nel loro posto segreto. Il loro angolo nascosto da tutto e tutti. Mancava una settimana all'inizio della scuola superiore. Il caldo appiccicoso e le zanzare di fine estate rendevano la stagione nella sua città quasi insopportabile, ma ci era abituato. A nascere in quella palude, ci facevi le ossa e il caldo che ti si impregnava addosso faceva parte di te, come una seconda pelle, difficile da scollare, come i serpenti quando fanno la muta. Affrontando ancora un altro branco di moscerini, prese la discesa che costeggiava il rudere che da decenni era abbandonato sul fiume. Quel rudere aveva sempre avuto un fascino misterioso per lui nella storia di quella città. Era una immensa costruzione in cemento, galleggiante sulle acque sporche del fiume. Da quanto gli raccontava suo nonno, era stato un eliporto per gli idrovolanti durante la seconda guerra mondiale. Finita la guerra era stato dismesso e non più ristrutturato e messo a nuovo. A guardarlo da fuori, con l'edera che si arrampicava furente sopra tutte le finestre, i vetusti mobili che marcivano dentro e la polvere che aleggiava nelle sue stanze, più dense della nebbia, per lui, da piccolo, quel luogo era senz'altro una casa dei fantasmi abbandonata. Non ci avrebbe messo piede, nemmeno per tutti i soldi di 'sto mondo. Passata la discesa, ora lo aspettava tutto il pezzo di strada dissestata mista a sabbia che costeggiava il fiume e che passato il vecchio ponte, portava alla zona ferroviaria della città. I pensieri che gli giravano per la testa erano tanti, troppi e non avrebbe saputo nemmeno lui quantificarli. Cosa lo avrebbe aspettato negli anni a venire, li, alle superiori? Si sarebbe trovato bene con la classe? Avrebbe trovato la sua strada nel fottuto mondo degli adulti? Sono tutte domande a cui si sa già che non esiste una risposta, ma il nostro cervello si aggroviglia su se stesso per cercare di dare una risposta. A volte sembra che, più non esista risposta, più il girare invano per cercarla lo faccia divertire. Il funzionamento di quella massa grigia, chiamata cervello era ancora per la maggior parte oscura a neuroscienziati, figurarsi ad un ragazzino di quindici anni. Mancava ormai poco per arrivare all'incontro con Matt e Zak, i suoi migliori amici.
Il loro appuntamento era fissato all'Arco Magico, come lo chiamavano loro, d'altro non si trattava che dell'arcata inferiore di un ponte ferroviario, dove loro si arrampicavano, rischiando di rompersi l'osso del collo. Lo spazio che andava a formarsi tra i due archi, era stretto e ripido , ma loro sapevano esattamente il punto dove fermarsi per sedersi e, nascosti dalla vegetazione intorno, parlare e confidarsi. Quello era il loro nascondiglio, il loro Arco Magico.
Dan appoggia la bicicletta bmx, avuta in regalo alle medie dai suoi per la promozione, ad uno dei pilastri del ponte e saluta con mano i suoi amici, già arrampicati come scimmie sull'Arco.
Eccoli Matt e Zak, i due terzi del loro trio, tanto diversi quanto uniti da ciò che può esservi di forte e fondamentale nell'amicizia durante l'adolescenza. Di quanto fossero diversi, sia fisicamente che caratterialmente, Dan si sorprendeva ogni volta. Matt era longilineo, capelli biondi come il fieno e occhi di un azzurro come la più pura delle acque che sgorgano da una fonte di montagna. Zak era grassottello, il suo viso ovale, e guance sempre arrossate per via della couperose, che lo rendeva tanto incline alle prese in giro dei suoi compagni. I suoi occhi neri, erano dei piccoli diamanti incastonati in quel viso così grande. Povero Zak, assomigliava un po' davvero ad un Maiale, cosi veniva soprannominato.
«Dan, sei in ritardo» lo richiamò Matt, «possibile che non rispetti mai gli orari?»
«Fatteli te quattro chilometri in bici da dove abito io, riccone, non tutti abitiamo in centro» rise Dan seguito da Zak.
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L'ombra nella scuola
Fiksi UmumFelici gli anni dell'adolescenza! Chi non vorrebbe ritornar ragazzo? Le prime prove della vita vera, i primi approcci con l'opposto sesso, forse falliti, però ugualmente inebrianti e memorabili. I genitori che ti non ti comprendono, il professore ch...