Capitolo 4 - Carrefour

579 31 14
                                    

"We don't have to talk,
We don't have to dance,
We don't have to smile,
We don't have to make friends.
It's so nice to meet you!
Let's never meet again."
- We don't have to dance, Andy Black (Biersack)

***

Cerco di non farmi distrarre da quel ragazzo riportando l'attenzione al mio iniziale obiettivo, ma la sua presenza mi provoca davvero disagio.

Vattene, smettila di guardarmi. Non c'è niente da vedere qui.

Proprio quando decido di arrendermi, una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare.

"Serve una mano?" Osa chiedere gentilmente, con una punta di divertimento nella sua voce.

In effetti non è una cosa in cui ci si imbatte certamente tutti i giorni vedere un nano smarrito di Biancaneve fare compere.

Inspiro lentamente mantenendo la calma quando mi accorgo del rossore che potrebbe essere apparso sulle mie guance.
"No grazie, so cavarmela da sola." Rispondo con forse troppa aggressività.

Mi mordo il labbro inferiore socchiudendo gli occhi per due secondi.

Stupida.
Sei stata troppo acida e aggressiva, come sempre del resto.

"Oh beh, allora in bocca al lupo."

Avverto i suoi passi allontanarsi nel mentre che gli rivolgo un veloce sguardo studiandolo dalla testa ai piedi.
È così alto, sarà almeno un metro e novanta.
Vorrei pregarlo di tornare qua per prendere al posto mio ciò che serve ad Elisa.

La genetica che ha deciso di privarmi di qualche centimetro in più è un mostro, mi avrebbero fatto davvero comodo in situazioni come questa.

Lascio perdere tornando concentrata verso i prodotti in alto ma, proprio quando poso i piedi nel ripiano più basso pensando quasi di farcela, una mano recupera con estrema facilità lo shampoo di cui stavo per approppiarmi poco prima.

Ancora prima di formarsi si spegne sul mio viso un sorriso rilassato, nell'esatto momento in cui il ragazzo poggia l'altra mano con presa sicura sulla mia spalla -forse per permettermi di stare in equilibrio- inconsapevole del fatto che mi è appena gelato il cervello con un contatto del genere.

Non toccarmi, cazzo.
Stammi lontano.

Mi volto quasi subito con un'evidente espressione preoccupata sul viso, scontrandomi però con il suo corpo.

Dannato metro e cinquantasei.
Dannate braccine, dannato corpo, dannata me.

Porto istintivamente le mani sul suo petto per spingermi lontano quanto lo spazio dietro di me mi permetta, serrando gli occhi in preda al panico per quel contatto così inaspettato.

"Ehi, tranquilla." Inizia lui allontanandosi un poco, mentre ho ancora lo sguardo rivolto verso le punte delle mie Vans nere. "Questo è tuo."

Apro lentamente gli occhi facendomi coraggio, sentendo ancora il cuore urlare per l'ansia.

Stavo quasi per farmi sorprendere da un attacco di panico, ma con una semplice alzata del capo mi pare quasi di trovarmi in un universo differente da quello in cui abita la nostra galassia.
Il suono delle ruote dei carrelli che strisciano contro la pavimentazione è sparito, così come la musica commerciale che passa monotona ogni giorno alla radio del Carrefour.

Verso l'Antartide || Riccardo ZanottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora