Capitolo 6 - Libertà

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"Sono un chiodo entrato per sbaglio e sbagliando ho trovato il mio posto.
Non sarò mai oggetto del tuo desiderio, obiettivo del tuo percorso.
Sono una dipendenza,
Io sono un parassita,
Sono la droga peggiore di tutte,
Sono il resto della tua vita."
- Chiodo fisso, Eugenio In Via Di Gioia.

***

Sento degli strumenti musicali accompagnare una dolce voce che canta proprio accanto a me.
Apro gli occhi a fatica, sbadigliando mentre mi stiracchio compiaciuta, confusa ma cercando di fare mente locale quando vedo le mie cuffiette sparse sul cuscino ed il telefono in bilico sull'orlo del letto.

"Fantastico..." Borbotto, con la voce ancora impastata dal sonno.
Tutta colpa di quello spilungone di Riccioli d'Oro se sono stata sveglia tutta la notte ad ascoltare ogni singola canzone del suo dannato gruppo.

Devo ammettere che sono davvero bravi, non mi ero mai resa conto di che persone in gamba ci fossero nella scena indie prima d'ora.
Dovrei davvero iniziare a farmi una cultura, non che mi importi di quel ragazzo in particolare, penso solo siano un ottimo gruppo, molto particolare a partire senza dubbio dal nome.

Arrotolo le cuffiette per poi fermare la musica, notando che stava finendo Bagatelle.

"Sento già profumo di colazione... Ma forse è solo ora di pranzo." Storpio la canzone, scherzando per l'orario segnato sul telefono.

Diamine, alzarmi dal letto è una delle cose peggiori della vita che si può affrontare dopo essere stati svegli tutta la notte.

La prossima volta, forse, è meglio che rifletta sul possibile risveglio del giorno successivo.

"Buongiorno vampiretta! Ci siamo svegliati dal lato sbagliato della bara stamattina." Scherza mia sorella con un sorrisino antipatico, ridendo quando nota che alzo gli occhi al cielo.

"Ciao a te, stronza." Dico io ricambiando il ghigno, tra noi è una lotta continua a colpi di frecciatine, spesso senza malizia.
Conta soprattutto con quale piede ci alziamo alla mattina, in realtà.

"Non cominciate, per favore." Sussurra la mamma facendo il suo ingresso in cucina, facendomi allarmare.

"Ehi, stai bene? Pensavo dormissi un po' di più." Do uno sguardo all'orologio, tenendo tra le mani uno snack. "Ci penso io oggi al pranzo."

Lei mi rivolge un sorriso felice, che fa perdere un battito al mio cuore.

È bello vederla felice grazie a questi piccoli gesti, ogni tanto.

"Leccaculo." Sussurra Elisa convinta di non essersi fatta sentire.

In una frazione di secondo l'ho già fulminata sul posto, facendomi sbattere lo snack sul tavolo con tanta violenza da farla sussultare.

"Adès ta copè!" Digrigno i denti. "Ripetilo! Sempre a fare la stronza."

"Bianca..." La mamma sofferente già cerca di fermarmi, mentre Elisa con nonchalance fa spallucce andandosene nella sua camera. "Lasciala stare."

"Devi sempre difenderla. Non è giusto, cosa fa lei per te che io non faccio?" Stringo i pugni nervosa, cercando di visualizzare mentalmente qualcosa di bello.

"Cerca di capirla, è stressata. Sai che devi-" La interrompo.

"Sempre lei, ha tutto lei. Perché io sono quella cattiva, vero?" Sospiro, cercando di calmarmi. Sono abituata a tenere tutte le mie frustrazioni dentro. "Lascia stare. Scusa. Siediti che sistemo tutto io qui."

Verso l'Antartide || Riccardo ZanottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora