Pressioni

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Contavano tutti su di me quando c'era bisogno di decidere,
quando calava il silenzio e nessuno sapeva cosa fare,
contavano tutti su di me come se avessi potuto conoscere le risposte a tutte le domande
e le soluzioni a tutti i problemi,
ma non era così.
Io non sapevo sempre cosa fare,
non sapevo sempre cosa era giusto e cosa no,
non avevo le risposte a tutto,
non riuscivo a consolare nel mondo adatto, non sapevo se ciò che dicevo era sbagliato o meno.
Non sempre.
Aspettavano tutti me, come quando in classe nessuno rispondeva alle domande dei professori e tutti si giravano a guardarmi: erano certi di un mio intervento.
Aspettavano tutti me per iniziare a camminare, per sapere dove andare, per decidere gli orari, i posti, i modi.
Aspettavano tutti me e io odiavo quella sensazione, quel momento in cui avevo tutti gli occhi puntati addosso, tutti quegli sguardi che si aspettavano che io facessi qualcosa,
tutte quelle aspettative che volevano ascoltare le parole giuste, tutte le volte in cui non sono riuscita a soddisfarle.
Odiavo doverli deludere perché tutti contavano su di me,
eppure mi toccava farlo,
perché quando non riuscivo a prendere una decisione,
io su chi potevo contare?

Pezzi di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora