Giorni da lupi

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Quella mattina la sveglia non suonò, ma non era quella la novità. La novità fu che Ren non le urlò qualcosa dalle scale per svegliarla o che non la prese a cuscinate.

Ah già...la sospensione.

Cory si guardò intorno: la luce del giorno filtrava dalla finestra socchiusa, dovevano essere circa le 9:00 e non aveva voglia di alzarsi, lo avrebbe fatto più tardi, per il momento restava bene sotto le coperte

«É permesso?- bussò Renyer facendo capolino dalla porta- Buongiorno dormigliona» le sorrise.

Quel sorriso avrebbe fatto innamorare chiunque, perfino Corinna ne era ammaliata. Aveva sempre pensato che suo fratello avrebbe fatto strage di cuori ovunque, ed era vero!
Cory fece un po' di spazio al fratello, che si sdraiò accanto a lei

«Che cos'hai Ren?» gli chiese appoggiando la testa al suo petto scolpito dai muscoli mentre lui la abbracciava

«Non ti ho ascoltata e ho fatto di testa mia, scusami».

Cory lo guardò dolcemente, poi gli spostò il volto in modo che potessero guardarsi negli occhi

«Renyer Alexander West- disse solennemente- non devi scusarti, sei il maggiore e hai diritto di prendere decisioni anche senza il mio consenso, non ti preoccupare».

Il ragazzo sorrise

«Da quando sei diventata così accondiscendente?»

«Qualcosa dovrò anche aver preso da nostra madre, no?».

Aveva lasciato la sua famiglia quando aveva compiuto 13 anni e aveva raggiunto Renyer, che nel frattempo aveva creato un branco con Bruce, Nathan e Xander. Dopo di lei erano arrivati Darren e Jace.
Era una regola dei lupi: raggiunti i 13 anni, i giovani lupi, dovevano abbandonare il branco e cercarne uno nuovo, preferibilmente di coetanei.

Sua madre era una donna molto riflessiva e saggia, come Ren. Il ragazzo aveva ereditato da lei la capacità di mediazione e l'elaborazione di strategie efficaci. Suo padre, invece, era sempre stato un uomo impulsivo e per certi spericolato e imprudente. Lei era proprio così: avventata, spericolata e impulsiva.
Suo fratello la definiva un'incosciente, ma era proprio questa sua spericolatezza che la rendeva forte e coraggiosa. Era la sua forza.

Si appisolarono l'uno accanto all'altra. Era bello avere qualcuno in grado di capirti sempre, di difenderti, con cui condividere ogni cosa. Erano belli insieme e lo sapevano.

Per pranzo mangiarono un paio di toast a testa perché non avevano voglia di cucinare o di uscire.
Verso le 16:00 si ritrovarono con gli altri del branco al parco davanti il supermercato. C'erano tutti tranne Bruce e Nathan. I due ragazzi non si erano presentati neanche a scuola; non erano mai tornati dalla ronda è quello era un brutto, bruttissimo, segno.

«Staranno dormendo perché avranno fatto tardi ieri sera» cercò di sdrammatizzare Jace alzandosi per la terza volta dalla panchina

«Se non la smetti di alzarti e metterti a sedere ti spezzo le gambe! Mi irriti» lo avvertì Darren:

«Sei nervoso oggi. Che cosa é successo?» chiese Renyer studiando il ragazzo.

Darren era il più pacato del branco, non perdeva mai le staffe e si arrabbiava raramente. Il ragazzo sbuffò

«Non li sopporto! Non ne sopporto neanche uno!» rispose Darren soffiando via il ciuffo di capelli neri che gli era caduto sugli occhi

«Josh gli si é seduto accanto durante le lezioni e, senza invito, si sono seduti con noi» spiegò Xander adagiandosi tra le gambe di Cory che era seduta sullo schienale della panchina.

Alpha [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora