Parte 1#

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"Jean, alla tua destra!!"

L'urlo di Connie risvegliò Jean dai suoi pensieri, giusto in tempo per vedere il micidiale gancio destro di Annie colpirgli la guancia. Perse l'equilibrio e cadde a terra. Si massaggiò infastidito la guancia ed esclamò "Ahio!!!"

"Jean, è la terza volta che sferro lo stesso attacco. Almeno fingi di impegnarti!"

"LO STO FACENDO!!" Disse lui ancora più spazientito e frustrato. Odiava farsi mettere sotto. Soprattutto da una donna. Soprattutto da Annie.

"KIRSCHTEIN!!!!" Urlò qualcuno a sua volta. Jean sbuffò, tirò a se le gambe aiutandosi ad alsarsi ,ma solo dopo si accorse che la voce stridula dell'urlo era proprio quella del generale Sadies. Tutti ai lati smisero di allenarsi e si misero in riga davanti all'istruttore capo del corpo di addestramento.

"QUANDO SMETTERAI DI FARTI PRENDERE A PUGNI DA LEONHEART E CERCHERAI DI CONTRATTACCARE ?!? O ALMENO DI DIFENDERTI, PER L'AMOR DEL CIELO" Disse tutto di un fiato, facendo imbarazzare di rabbia Jean e morire dal ridere tutti i compagni che richiamò alla concentrazione e al combattimento.

"Basta, facciamo così. Leonheart con Ackerman. Kirschtein con Bodt. E NON... DELUDERMI ANCORA ,DANNATO!!"
Disse indirizzando Mikasa al posto di Jean e spingendo lui verso il suo nuovo compagno.

Jean odiava quando le persone gli dicevano cosa fare. Si incamminò senza badare a chi avesse davanti, mentre si toglieva la polvere dagli abiti e si sistemava in ciuffo biondo. Tirò su lo sguardo e si trovò davanti un soldato che non aveva mai visto. Era alto come lui, forse un pelo di più. Aveva dei capelli marroni, occhi marroni e un classico fisico da recluta. Però la sua particolarità era lo sguardo, uno sguardo buono, magnanimo e comprensivo, decorato da decine di lentiggini che gli tempestavano il volto e tutto il corpo.

Si scrutarono per poco e poi Marco si mise in posizione di difesa. Come per spronare Jean ad attaccarlo. Il biondo Notò subito una grande differenza nello stile di combattimento rispetto a quello di Annie: lei rimaneva pressoché para con le spalle, utilizzando il pugno sinistro per bilanciare la forza e scagliare un pugno potente con la destra. Già. Jean la conosceva a memoria, eppure ultimamente era sovrappensiero e veniva colpito sempre nei modi più banali. Questo ragazzo invece, aveva la spalla destra molto più avanti della sinistra, era posizionato quasi orizzontalmente. Era mancino. E ispezionando rapidamente le mani vide dell'arrossamento ,non sulle nocche, ma sulla parte superiore delle mani. In poche parole, avrebbe di sicuro scagliato un pugno dal basso verso l'alto, bloccando l'avversario con la destra.

Wow. Se la sua teoria era corretta significa che aveva anche un buon appoggio e quindi l'unica possibilità era bloccargli il pugno e tirarlo a se, destabilizzando. Così sferrò il primo pugno verso l'altro, che marco evitò spostando la testa, poi di lato e poi in pieno centro. Senza colpirlo mai. Era molto veloce. Tanto che prima che se ne accorgesse aveva già contrattaccato lanciando appunto un forte sinistro in pieno stomaco. Facendo perciò racchiudere un po' jean. Lo finì colpendolo di lato con un calcio ,cercando di buttarlo a terra. Ci riuscì, ma jean gli afferrò la caviglia e lo trascinò con sé, facendolo cadere esattamente sopra di sé. I due cercarono di riprendersi e si accorsero di essere molto vicini. Marco rotolò di lato e in un balzo era già in piedi. Tese la mano al compagno e con gentilezza impeccabile gli disse: "Io sono Marco Bodt". L'altro accennò ad un sorriso e afferrò la mano per farsi leva. Una volta in piedi rispose: "Jean kirschtein ".

"Ok, 'jean kirschtein '. Mi piace la tua tecnica!"

"Beh la tua lascia desiderare, è un po' banale" rispose lui acidamente.

"Eppure ti ho buttato giù " sottolineò il moro.

"Eppure mi hai buttato giù " confermò Jean ammettendo la semi-sconfitta. Se qualunque persona al mondo gli avesso detto quelle parole si sarebbe infuriato. Ma quel ragazzo, marco, non gliela fece pesare. Anzi. Si era solo difeso ad una critica che jean stesso aveva idealizzato.

Sadies richiamò all'attenzione i cadetti per conclude l'addestramento serale. Si complimentò con i soliti e fece un breve discorso su l'arrendersi che stranamente jean pensava fosse rivolto in particolare a lui.

Quando rientrarono alla mensa per cenare tutti erano intorno a Eren, ascoltandolo e venerandolo neanche fosse una divinità salvatrice. Poveri idioti. Pensò Jean, tutte quelle persone credevano veramente ai discorsi patriottici e infantili di un bambinetto? Jean era più che convinto: era impossibile battere i giganti. Nessuno avrebbe fatto la differenza, e di certo non Eren Jeager. La loro unica possibilità era di rifugiarsi nel corpo di gendarmeria e di vivere poco più a lungo degli altri.

"Perché aspettate tutti la morte!? Perché avete fretta di diventare cibo per giganti!? Io invece voglio combattere!! NON RIMARRÒ QUI SENZA FARE NIENTE ASPETTANDO LA MORTE!!"

Jean sbuffò. Si alzò in piedi e disse a voce piena: "Hai proprio ragione jeager... ci sarebbe proprio bisogno di altri """eroi""" come te... almeno noi della gendarmeria avremo molte più scorte di cibo a nostra disposizione." Disse ciò con cattiveria e arroganza tale da far ribollire ogni molecola di sangue nel corpo di Eren. Il quale si scagliò verso Jean urlando: "PROPRIO TU PARLI JEAN!? TU CHE LA TUA UNICA PREOCCUPAZIONE È SOPRAVVIVERE A DISCAPITO DI ALTRI?! O MI SBAGLIO !?!"

"NO CHE NON TI SBAGLI! QUELLE MURA SONO CROLLATE OK!? E IL MOSTRO CHE L'HA FATTO DI CERTO APPREZZERÀ IL TUO ENTUSIASMO... PER COLAZIONE-"
Disse infine prima che Eren gli si lanciasse contro, buttandolo a terra e iniziando a colpirlo. Tutti intorno iniziarono ad incitarli. Mikasa si immischiò per fermarli, ma non si mise tra i due come al solito, chiamò semplicemente Eren a se cercando di calmarlo. Infatti fu qualcun'altro a bloccare Jean. Delle braccia lo afferrarono gentilmente, come un' imbracatura.

"Jean, ascoltami. Non c'è bisogno di dimostrare niente, né tu ne Eren. Quindi per favore... rilassati." Quelle parole erano troppo buone per essere di qualcun'altro se non Marco. Non lo faceva sentire in colpa o attaccato. Lo rilassava. Ma perché gli faceva questo effetto?? Jean girò la testa e incontrò il volto comprensivo di Marco. Rispose al sorriso e gli disse ridacchiando:"ok, va bene, però ora liberami". Lui fece scivolare via le sue braccia, ma jean non ne fu felice come si aspettava, si sentì di nuovo solo.

Si sedettero in tempo poco prima che il comandante entrasse a controllare. E Jean si sedette accanto a marco.









Spazio autrice:
Beh che dire... questa è la mia prima storia. L'ho scritta perché mi annoiavo perciò abbiate pietà. Non credo sarà molto lunga... ma spero vi piaccia.

COMPLEMENTARI | Jeanxmarco ff.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora