Parte #12

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Quella mattina non fù la sveglia a far alzare Jean ,ma fù il bussare insistente e chiassoso della porta. "KIRSCHTEIN, BODT!!! SONO LE 6 E 23 DEL MATTINO. SMETTETELA DI COCCOLARVI E METTETEVI IN PIEDI!!!"
Jean capì subito, quella voce aveva solo un'origine: Sadies. Si girò e vide Marco già vestito che si stava sistemando i bottoni della camicia. "Buon giorno!" Disse lanciando a Jean i pantaloni da indossare. "Graz- Aspetta.... perché non indosso i pantaloni!?!?"
Marco ridacchiò. "Verso le 3 di notte ti sei messo a urlare che avevi caldo, ma ero troppo stanco per fermarti e ti ho lasciato fare."
"Perciò non abbiamo..."
"No, ma solo perché IO ero abbastanza sobrio da fermarti."
Jean si alzò, ma un giramento improvviso di testa lo fece risedere a letto. Si massaggiò le tempie. "Cazzo, mi scoppia la testa e ho la nausea. Forse sono incinta."
"È solo la sbornia. Dopo un po di caffè andrà meglio."
Jean si lavò e si vestì velocemente. "Non mi ricordo molto di eri sera, ma grazie per... avermi aiutato."
Marco gli diede un bacio sulla fronte:"questo te lo ricordi?"
Jean gli diede un bacio sulle labbra:"certo, e questo?"
Marco annuì e proprio in quel momento entrò Armin. "Wow, scusate ragazzi. Sadies Chiama."
I due si staccarono e scesero. Arrivarono davanti alla zona di addestramento e presero per la prima volta le lame. "Bene cadetti. Ora iniziamo a fate sul serio, l'abbattimento di giganti è la parte fondamentale e più difficile del vostro lavoro. L'abbiamo vista nella teoria ed è ora di mettere in pratica gli insegnamenti. Verrete valutati sin da subito perciò dateci dentro." Inizia così la famosa scena dell'anime dove Sadies analizzava uno ad uno tutti i cadetti. Li teneva d'occhio e annotava le impressioni. Uccidere giganti non era facile e non era nemmeno difficile, era come una scommessa, sperari di avere più condizioni a tuo favore contro quelle bestie.
Eppure loro, erano avevano il potenziale per essere i migliori.

Poi Sadies entrò nel campo, rischiando di essere investito da qualche cadetto volante. "State andando Bene. Kirschtein vieni con me." Girò i tacchi e uscì nuovamente. Jean si appoggiò ad un albero mentre Eren lo fissava con sguardo interrogativo, fece spallucce e raggiunse Sadies.

Camminarono fino ad entrare dentro ad un ufficio, era pieno di libri e mappe.  "Hai fatto colazione? Vuoi un caffè?".
"Accetto con piacere del caffè " era molto scettico. "Kirschtein dobbiamo concludere la nostra conversazione di ieri. Ti suggerisco di sederti." Jean divenne ancora più scettico.
"Sto bene così ,grazie. Mi dica ciò che deve, così posso tornare ad allenarmi." Sadies annuì. "Va bene, non ci girerò in torno. Jean, tre giorni fa tua madre è.... morta di infarto."
Sadies si aspettava almeno un minimo di stupore, ma il volto di Jean non cambiò. Il sorriso si spense, ma non si rattristò. Rimase di ghiaccio. "Riferirtelo prima avrebbe compromesso la tua concentrazione e ho pensato che qualche altro parente avrebbe pensato al funerale."
"Non ho altri parenti, ma capisco le sue intenzioni" Disse Jean con lo stesso sguardo.
"Capirei se oggi volessi terminare qui l' addestramento, ma non posso fare altro."
"Non ce ne sarà bisogno. Grazie di avermelo detto Generale Sadies. Ritorno dai miei compagni. Buona giornata." Uscì senza vedere la reazione di Sadies. Rimase in piedi davanti alla porta, si sentì come stritolarsi. Stava per piangere? O stava per svenire? Ma poco dopo si rese conto che stava per vomitare il caffè di Sadies. Andò in un bagno e si piegò in due sul pavimento. Gli tremavano le mani, ma non riusciva a piangere. Gli mancava l'aria e sentiva freddo. Poco dopo uscì dall'edificio e si imbatté in Eren. "Finalmente, Jean! Stavamo preparando le coppie per allenarci alle collaborazioni negli abbattimenti e senza di te siamo dispari." Disse concentrato. Tirò su lo sguardo per guardare in faccia il compagno. Gli sorrideva. "Comunque, cosa voleva Sadies?" Jean si bloccò la mano tremante con l'altra e con il suo solito Sharm rispose:"Bah, niente di che, voleva dei dettagli sulla nostra città."
"E perché l'ha chiesto a te?!"
"Perché io sono più bello e più grande."
Eren lo squadrò come se si aspettasse una risposta del genere.
Tornarono con gli altri. Le coppie erano già fatte e Marco era con Armin. Cercò il suo sguardo ma Jean non lo ricambiò.
Eren notò che per tutta la mattinata Jean era rimasto stranamente in silenzio rifiutando di rispondere ad alcune sue provocazioni. Perciò mentre si spostava con il M3D si avvicinò a Marco. "Hey, per caso tu e Jean avete Litigato?" Chiese attento che Jean fosse impegnato altrove. "Assolutamente no."
"Oh, scusami. È che mi sembra strano. O forse Sadies gli ha dato nuovamente una testata per insegnargli a tenere la bocca chiusa." Marco sembrò preoccupato. Cercò di incontrare lo sguardo di Jean, ma non ci riuscì. Quando fu ora di pranzo, Marco gli corse incontro. "Ciao Jean. Che ti ha detto Sadies." Disse cercando di prendergli la mano. Notò che stava leggermente tremando.  Jean si prese la mano e tagliò corto. "Niente di importante, è ora di pranzo faremo meglio ad andare." Accellerò il passo così da evitare altre conversazioni. Poco dopo erano a tavola, Jean fissava il cibo che aveva davanti e mentre Sasha e Conny lo divoravano il suo stomaco era chiuso. "Jean non mangi?" Disse Sasha fissando il piatto di Jean. "No, non ho molta fame. Tutto tuo" le allungò il vassoio e si alzò. Odiava mentire, ma nessuno sapeva quello che sentiva in quel momento. Era più rabbia che tristezza. Non vedeva sua madre da quando si era arruolato, e nonostante lei fosse contraria a quella decisione lo sostenne e rimase con lui fino alla sua partenza. L'unica donne che Jean avesse davvero amato. Ripensando a ciò, sentì la camicia stringergli il petto, si slacciò due bottoni e si alzò a cambiare aria. Se non ci pensava si sentiva in colpa per star mentendo, e se ci pensava gli tornava la nausea. Forse era ancora ubriaco. La sera ,dopo essersi esercitati alla mira, Sadies fece tornare i cadetti nell'abitazione. Jean non cenò e si chiuse in camera dicendo di essere stanco. Quando fu ora ,Marco andò in camera, aspettandosi di trovate Jean addormentato, ma in realtà era sul davanzale della finestra che si controllava le nocche. "Hey, perché diavolo tieni la finestra spalancata se fanno 6 gradi?!" Gli si avvicinò e la chiuse, poi notò che le nocche di Jean erano arrossate e ferite, nonostante lui avesse subito nascosto le mani. "Cosa è successo alle tue mani!?!"
Jean gli sorrise come al solito. "Oh, è imbarazzante, sono inciampato."
Lo prese piano per le mani e lo portò nel bagno dove gliele medicò. "Credi davvero mi beva la storia che ti sei cascato sulle nocc-" avrebbe voluto continuare, ma Jean gli prese la faccia e lo baciò, zittendolo. Lo spinse subito contro il muro e gli divaricò le gambe con il ginocchio facendo gemere rumorosamente Marco. Lo prese per i passanti dei pantaloni e fece aderire ancora di più i bacini. Poi lo prese per il colletto della camicia e lo spinse a letto, mettendosi sopra di lui. Continuarono a baciarsi ma qualcosa non convinceva Marco. Jean gli stava sbottonando la camicia, ma non era proprio il topo da "una botta e via" e di certo non lo era con marco. "Hey, vai piano" disse Marco quando Jean gli sfilò la cinta. "Non parlare" disse baciandogli la bocca. Infilò una mano nei pantaloni slacciati di Marco procurandogli una scarica di piacere. "No, No No" disse Marco staccandosi dal bacio ossessivo di Jean e togliendogli la mano dai pantaloni. Jean andò nel panico e iniziò a tremargli la mano. "C-cazzo, Marco!!! Voglio solo fare sesso!! Qual è il problema?!?!"
"Tu non vuoi ""solo fare sesso"" non vuoi che io ti parli. È tutto il giorno che mi eviti. Dici di non avere fame, di essere stanco, che ti sei cascato sulle nocche. E ora vorresti farmi credere che sono io lo strano?!?!"
Jean lo sentì ancora, il conato di vomito che a momenti avrebbe risalito lo stomaco. "S-sai cosa, marco?! Fottiti!!" Si alzò e uscì sbattendo la porta. Voleva piangere, voleva urlargli, voleva scappare, ma riuscì solo a rimanere fermo fuori dalla stanza. Scivolò lentamente a terra ,con le spalle incollate alla porta.  Sua madre lo aveva lasciato, non doveva prendersela con Marco. Anzi, forse se gliene avesse parlato si sarebbe sentito meglio. Ma se non riesco nemmeno a piangere?! I-Io non voglio che Marco mi veda così. Sarebbe stato egoista da parte sua appesantire Marco con una cosa così brutta? La sua mamma era morta e l'unica cosa a cui pensava era come l'avrebbe presa Marco?!?! Ora non aveva più l'impulso di vomitare, ma di picchiare qualcosa. Tornò nel bagno dove era stato qualche ora prima e diede un pugno fortissimo al muro, nello stesso punto dove lo aveva dato anche prima di cena. Si accasciò tenendosi la mano tremante, mentre il vomito gli riempiva la bocca.






Spazio autrice: 
Holy shit.  Jean ma che cazzo fai?  Non so cosa scrivere quindi ciao. Non odiatemi pls🙂

COMPLEMENTARI | Jeanxmarco ff.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora