Parte 14#

472 35 31
                                    

La sera prima aveva detto di sì. Ma ripensandoci, jean decise di non saltare gli allenamenti, entrando nel campo proprio mentre Eren stava giustificando la sua assenza. "Jean non sta molto bene, oggi passerà gli allenam- Jean!?"
Lui si stava sistemando le lame e le bombole del gas. "Sto bene Eren."
Sadies annuì e diede inizio all'addestramento. Più volte Eren cercò di avvicinarsi a lui, per chiedere spiegazioni, ma quel testardo continuava ad ignorarlo.

"Devi promettermi una cosa..."
"Q-qualunque cosa..."
"Devi parlare a Marco..."

Continuava a pensare a quella promessa. A quanto si era sentito abbattuto e sconfitto. Cercava di bloccare i suoi pensieri su cosa dire a Marco, senza pensare al disgustoso incubo della sera prima, al lutto e alla fame che gli stringeva lo stomaco ma che allo stesso tempo lo distraeva dalla realtà. Jean aveva una grande resistenza, ma né il suo fisico, né la sua mente avrebbero tollerato quelle torture ancora a lungo. Stava impazzendo?! Se quella notizia gli fosse arrivata in qualunque altro contesto probabilmente l'avrebbe presa meglio. Ma detta così superficialmente aveva distrutto tutta la gioia e l'entusiasmo che aveva in quel periodo. Merda. Si era ancora una volta fatto trascinare dai pensieri. Scosse la testa e guardò davanti a se: vide un'enorme quercia in mezzo alla strada. Sbattendoci in pieno la faccia.
Perse l'equilibrio e cadde a terra di schiena ,sbattendo la testa. Gli si offuscò la vista e riusciva a sentire il sapore del sangue e della nausea in bocca. Si sforzò di non svenire e respirando profondamente. Tutti i suoi compagni nel frattempo lo accerchiarono, qualcuno in particolare lo tirò su per farlo sedere e gli si mise dietro per reggerlo. Sempre lui gli stava parlando, ma Jean faticava a capire le parole. Odiava dover essere protetto da qualcuno: scansò tutti con le mani e si spinse in piedi, rendendosi conto troppo tardi che non ne aveva la forza, come se non bastasse aveva dormito forse un paio di ore. Ricadde a terra aspettandosi di sentire altro dolore, ma delle braccia forti lo tennero dritto e non lo fecero precipitare. Stavolta gli fu chiaro che era Marco a reggerlo. Girò la testa e vide finalmente il suo volto, i suoi occhi marroni e le lentiggini che gli riempivano la faccia. Non sembrava preoccupato. Chiuse gli occhi e finì li.

Quando li riaprì era buio, non completo, era in una stanza illuminata da diverse lampade e candele, era a letto, circondato da coperte. Girò il volto e vide che nel comodino erano appoggiate diverse bottiglie e sostanze: Medicine. Guardando meglio, vide qualcuno in piedi, appoggiato alla parete con le braccia conserte. Era Marco. Aveva l'aria preoccupata e si mordeva le unghie. Jean cercò di sollevarsi e di dire qualcosa ma non ci riuscì, gemendo per il dolore. Marco spostò subito lo sguardo su di lui e lo raggiunse in un secondo, sedendosi accanto a lui. "Jean non dire niente, dovresti riposarti."
"Riposarmi? Marco sto bene, mi ero solo distratto un istante e ho sbattuto la tes-"
"RISPARMIATI LE CAZZATE... Jean so tutto, ti hanno visitato dei medici: hanno detto che sei estremamente debole, hai l'influenza. Concedimi una domanda... da quanto non mangi?" Il suo sguardo era cambiato, non era più buono e comprensivo... sembrava offeso e incazzato. "Il dottore ha detto che hai perso 7 kili da l'ultima visita, solo 6 giorni fa."
La verità così schiacciante fece sentire Jean ancora peggio. Marco lo diceva con rabbia, o era delusione? Non riusciva a capirlo. "Sei incredibile, incredibilmente stupido se pensavi che nessuno se ne sarebbe accorto."
Riprese il moro: "Non puoi nemmeno vagamente capire cosa sento adesso. Quando hai avuto l'incidente, da un verso ero contento, almeno avrei avuto un momento per chiarire il litigio di qualche giorno fa, viso che mi evitavi, addirittura da mandare Armin a dormire con me. E invece scopro altra merda su merda di cui non sapevo niente. Mi hai raccontato solo stronzate e ti aspetti che ora io mi fidi di te? Pensi di liquidare la faccenda come un ""incidente""?? Mi hai mai detto la verità almeno una volta? Almeno ti piaccio? O era una cazzata anche quella?!"
Jean non rispose.
"Jean... sono terrorizzato."
Disse Marco dopo un minuto di silenzio che fù interminabile per Jean. Quella frase lo spiazzò. Il suo sguardo cambiò ancora, era sempre arrabbiato,ma era meno duro, come rassegnato.
"Pensavo... pensavo di capirti. Che oramai ti fidassi di me, io mi fidavo di te. Invece, al primo problema sei andato da Eren. Mi hai fatto credere che la colpa fosse mia, che fossi troppo poco. Ma la verità è che sei UN EGOISTA DEL CAZZO. Allora dimmi. COSA C'È DI COSÌ ORRIBILE DA NASCONDERMI?! Dimmi almeno che c'è qualcosa di serio per cui vale la pena ridursi così!!"
Ed eccola lì, la sensazione dove gli mancava l'aria e doveva vomitare. Era ora di finirla. Aveva trattato Marco in un modo che non augurava a nessuno e aveva tutte le ragioni per non fidarsi più di lui. "Marco... mia madre è morta."
In quel momento a marco tremarono le gambe. "È ....la prima volta che lo dico a voce alta. Non riesco a piangere e tutto quello che sento.... non riesco a tirarlo fuori. " alzò lo sguardo e vide Marco piangere. "È bruttissimo ,Jean." Disse coprendosi la bocca con la mano. Jean voleva dire qualcosa ... raccontargli, parlargli, ma non ci riusciva. Fino a quando non sentì delle braccia circondarlo. Marco lo stava abbracciando mentre piangeva sulla sua spalla. " Jean, ora puoi piangere." Gli disse mettendogli una mano dietro la testa e avvicinandolo a se. E così, con quelle 4 parole, jean iniziò a piangere, prima piano, come per paura di farsi sentire, poi forte, quasi urlando, mentre stringeva a se il suo amante. "Marco io non le ho mai detto addio." Disse spezzando la frase tra le lacrime.  Stava finalmente piangendo. Era come se stesse aspettando il consenso di Marco, una voce che gli dicesse di non aver paura di mostrare i sentimenti.

"Jean, quando è successo?" Gli disse senza guardarlo in faccia. "Un- un giorno prima della nostra partenza. Non ,non sono riuscito a presentarti a lei."
"Dici che le sarei piaciuto? O avrebbe fatto storie?"
"Tu sei esattamente il tipo di persona che lei adora. Ti avrebbe amato come un figlio, Marco. Le avevo detto di venire a trovarmi dopo natale... mancava così poco....così poco." Riprese a piangere. "perché...perché non me lo hai detto?" Chiese Marco stringendolo.
"Perché... perché non lo so. Non mi importava. Marco... io ...io Volevo davvero morire..." il moro spalancò gli occhi spaventato. "No, non osare dire una cosa del genere. Non ti lascerei mai da solo. Ho bisogno di dirti una cosa, perciò guardami."
Jean si staccò dalla spalla di Marco e lo guardò negli occhi, erano rossi per il pianto e gli colava appena il naso. "Quando ho saputo che stavi male, mi sono spaventato da morire ....perché.... perché..." Marco distolse un secondo gli occhi e poi riguardò il ragazzo. "Io Ti amo. Jean. Ti amo, ti amo, ti amo." Disse quasi supplicandolo di credergli. "Quindi ti scongiuro, Jean, non escludermi mai più dalla tua vita. Io non posso stare senza di te."
Jean annuì asciugandosi le lacrime con la mano. "Marco, anche io ti amo. E te lo giuro...  non ti escluderò dalla mia vita." I due si guardarono ancora. Poi Marco si mise accanto a Jean nel letto e lo abbracciò. "Ho l'influenza, non dovresti dormire qui..."
"Sta zitto, cretino, non ti lascio solo. Non lo farò mai. " gli prese la mano e la appoggiò sul cuore. Jean riuscì a sentire la vita scorrere nel corpo di Marco. Il ragazzo che lo aveva salvato, il ragazzo lo amava e che lui amava.




Spazio autrice:
Beh, questo sarà uno degli ultimi capitoli. Ho appena finito di vedere Banana Fish e sono depress*. Perciò non so se avrò sbatti di continuarla presto... intanto tenetevi sto capitolo smieloso.
See you the next level!!!

COMPLEMENTARI | Jeanxmarco ff.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora