17 - Racconti esilaranti

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Il weekend trascorse così in fretta che quasi non mi accorsi che era lunedì.

Perché ora ci sono i miei amici ad aspettarmi a scuola!

Sorrisi con questo pensiero in mente ed andai a farmi una velocissima doccia per poi indossare una camicetta bordeaux e uno skinny nero con le Vans dello stesso colore.
Legai i capelli arruffati in una coda alta ed aggiunsi un paio di orecchini a goccia luminosi.
Dopodiché recuperai il mio zaino e scesi per fare colazione.

Papà era impegnato nella vendita di una proprietà nella periferia e, per questo, era già a lavoro. Mamma mi salutò con un bacio e notai che era vestita in maniera molto accurata, per essere prima mattina.

«Devi andare da qualche parte?» chiesi mordendo uno dei suoi mitici biscotti fatti in casa.

«Uhm...c'è una cosa di cui vorrei parlarti.» disse soppesando le parole. La guardai con aria preoccupata e posai il biscotto in un piattino.
«Vorrei trovarmi un lavoro!» esclamò d'un fiato.

Inizialmente rimasi stupita da quella confessione ma subito mi ripresi e fui davvero felice per lei. Certo, sarebbe stato strano non averla sempre a casa, ma era giusto che fosse lei a decidere della sua vita!

«Wow mamma sono davvero felice per te! Hai già trovato qualcosa?» domandai con un gran sorriso.
«Si! Oggi ci sarebbe un colloquio come segretaria in uno studio medico. Secondo te, dovrei andarci?» chiese lei battendo le mani.
«Certo che si!  Dopo scuola mi racconterai tutto!» le dissi abbracciandola.
«Grazie tesoro! Ti voglio bene!» rispose lei, emozionata.

Dopo averle dato un altro abbraccio corsi in macchina per andare a scuola.
La prima ora la passai nell'aula 39V con la professoressa Olivers che spiegava dei versi tratti da Othello di Shakespeare.
Mi sedetti al quarto banco, accanto a Jennifer, che mi tenne il posto.

«Buongiorno Beth! Pronta a deprimerti con letteratura?» mi salutò lei, sapendo quanto in realtà adorassi le ore della Olivers.
La scimmiottai scherzosamente e mi sedetti, posando dietro allo schienale della sedia lo zaino.

«Comunque presa dalla maratona di pizza e film me n'ero totalmente dimenticata!» disse cacciando fuori dallo zaino un pacchetto blu «Questo è per te!» continuò lei, porgendomelo.
Osservai incuriosita il pacchetto e lo aprii, trovandovi una targa circolare bianca e blu e su di essa, in caratteri cubitali, troneggiava la scritta Miami Beach, Florida.
Al centro della composizione erano raffigurate due palme e l'oceano.
«È così carina! Grazie Jenn, ma non dovevi, davvero!» mormorai imbarazzata ed entusiasta allo stesso tempo.
«Sciocchezze! È solo un piccolo souvenir, poi ho pensato che ti potesse mancare la sabbia!» ribatté lei con un risolino.
Annuii per poi riporre il regalo nello zaino e ringraziarla nuovamente.

Alla seconda ora m'incontrai, finalmente, con Alec.
Lo trovai che mi aspettava davanti al mio armadietto, con addosso una t-shirt dei 21 Pilots ed un paio di blue jeans con le converse blu.
Non appena mi vide mi sorrise mentre io mi sentii più leggera, come se stessi fluttuando.
«Fiorellino, mi dispiace per ieri, ma dovevo ancora finire i compiti e...» esordì ma lo zittii con un bacio a fior di labbra.
«Tranquillo. Sono felice di vederti!» gli risposi ridendo dopo aver letto lo stupore nei suoi occhi color oceano.
«Mi sei mancata anche tu, Bethy.» disse, scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non vale! Devo trovarti anche io un soprannome!» risposi sbuffando e provocando una leggera risata da parte sua.
«Beh direi che hai parecchio tempo per trovarne uno!» sentenziò con uno sguardo malizioso ma anche dolce.
Alzai gli occhi al cielo ma gli accarezzai i capelli, arruffandoglieli.
Lui si chinò a baciarmi la guancia ed insieme ci avviammo verso la lezione seguente.

· • —– ٠ ✤ ٠ —– • ·

Dopo l'ultima ora raggiunsi le altre con Alec a mensa.
Il nostro tavolo ormai era uno dei più numerosi ed ero davvero felice di farne parte.
Maya mi fece segno con la mano e, dopo aver preso i nostri vassoi del pranzo, io ed Alec ci sedemmo con tutti loro.
Alec fece conoscenza con Paul e Nathan, il ragazzo di Amber mentre io parlavo con Christy e Maya. Dopo poco arrivarono anche Jennifer e Maisie e facemmo loro posto. Anche mentre parlavamo con i nostri amici, io ed Alec riuscivamo a mandarci sguardi complici o sorrisi timidi e, quando sentii la sua mano posarsi sul mio ginocchio d'istinto accostai la mia alla sua.

Mangiucchiai la pasta dal mio piatto e continuai a ridere della serata passata con le ragazze quando Max, Dustin ed un altro ragazzo si avvicinarono al nostro tavolo con dei vassoi.
«Ehy ragazzi! Possiamo aggiungerci?» domandò cortesemente Dustin. Max sorrise gentilmente a Christy e lei abbassò subito lo sguardo, in imbarazzo.
«Ma si, certo!» dissi schiacciandomi, senza volerlo, ancora di più contro Alec.
«Bethy, se era una scusa per venire più vicino, bastava chiedere!» sghignazzò lui al mio orecchio.
Arrossii ma gli diedi un leggero colpo al petto, sbuffando.

Osservai la reazione di Christy quando Max si sedette al suo fianco e mi scoccò uno sguardo tagliente.

Questa scena l'ho già vista!

Ripensai a quando lei fece sedere con noi Alec e pensai che, in qualche modo, le avevo ricambiato il favore.
Dopo poco li vidi parlare e ridere insieme e fui felice per la mia migliore amica.
«Così sei tu la ragazza che ha rapito il cuore di Wood?» domandò il terzo ragazzo, seduto di fronte a me.
«Uhm...si.» risposi a disagio.
«Io sono Luke e devo davvero complimentarmi con te! Come cavolo fai a sopportarlo?!» esclamò ridendo.
Luke aveva capelli biondi cenere che gli ricadevano in morbide onde sulla fronte, occhi color nocciola ed una forma atletica.
«Uh! Lascialo perdere!» ribatté sbuffando Alec ma poi rise, dando al suo amico un pugno amichevole.

Sorrisi a Luke continuando a parlare con lui di Alec e mi raccontò alcuni aneddoti divertenti sul suo conto.
«Una volta, alle elementari, gli facemmo uno scherzo davvero mitico!» raccontò sotto l'espressione contrariata di Alec. «Gli dicemmo che la mia festa di compleanno avrebbe avuto come tema la verdura. Così venne a casa vestito da pomodoro, mentre tutti indossavano normali abiti! Non ci volle parlare per un mese intero!» finì il racconto e non riuscì a trattenersi dal ridere. Alec emise un borbottio irritato ma la risata di Luke fu così contagiosa che non riuscii a non ridere anche io.
Alec mi fulminò con uno sguardo omicida ma, dopo essermi calmata, gli sorrisi e posai una mano sulla sua.

I suoi occhi color oceano si tranquillizzarono e si fissarono nei miei. Poi mi strinse la mano e sentii le farfalle nello stomaco.

La ragazza che leggeva i libri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora