19 - Lezione di letteratura

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Come accordato a scuola, giovedì alle 17:00 alla Blue Rose Bakery avrei aiutato Alec in letteratura.
Due giorni prima avevo raccontato a mia madre di lui, dopo le sue infinite domande, e mi disse di essere felice per me.
In casa eravamo tutti in ansia per sapere l'esito del colloquio di lavoro di mamma. Non l'avevo mai vista così determinata ed entusiasta ed io e papà non potemmo essere più fieri di lei.

Avevo da poco completato la saga di Hunger Games ma alcune parti non mi erano particolarmente andate a genio, come la scena di Finnick, il mio personaggio preferito. C'ero rimasta parecchio male ed ero decisa a fermarmi a quel punto del libro ma alla fine pensai che mancava troppo poco per lasciarlo incompleto, così lo finii. Il finale, dopotutto, fu a lieto fine, ma molto sofferto per altri punti di vista. La lettura della saga completa mi aveva trasmesso un forte senso di libertà e lotta per dei giusti ideali, affinché il mondo potesse essere un posto migliore.

Avendo amato questo nuovo genere m'immersi in una nuova saga, di cui però, avevo visto il primo film: Divergent.

Uscii di casa alle 16:00, per fare un giro al The Chapter. Salutai Shelly, la libraia, e mi rannicchiai nel mio reparto preferito. Annusai l'odore di carta dei libri appena arrivati e sfogliai qualche titolo interessante. Presi Divergent e tornai nel reparto dei libri d'amore storici per salutare la Austen, le sorelle Brönte e la Alcott.

«Solo questo?» domandò Shelly digitando il titolo del libro sul computer.
«Già...devo andarci piano o in meno di un mese mi ritroverò senza la paghetta di un anno!» esclamai ridendo e suscitando un risolino da parte sua.

«Bene, ecco a te! A presto, Bethany!» mi salutò lei cordialmente tornando a concentrarsi sul libro che aveva in mano, Delitto e castigo di Dostoyevsky.

Ricambiai il saluto ed uscii dal piccolo negozio isolato dal traffico caotico di Chicago, per dirigermi alla Blue Rose Bakery.

Alle 16:50 mi ritrovai nel luogo dell'appuntamento. Aspettai fuori, osservando i pini e i salici di Green Park.
Qualche minuto dopo scorsi una chioma nera spuntare dalla fine della strada e capii che si trattava di Alec.

«Scusami. Aspetti da molto?» domandò lui grattandosi la nuca, in imbarazzo.
«No tranquillo! Ero andata a fare un giro al The Chapter e sono qui da pochi minuti.» risposi abbracciandolo.
Lui incastrò il viso nell'incavo del mio collo e rabbrividii per quel piacevole contatto improvviso.

«Pronto a sorbirmi un'intensa analisi di Othello!» sentenziò lui sedendosi, allo stesso tavolo della prima volta.
Sorrisi, ricordando quel giorno, e mi sedetti di fronte a lui.
«Cosa prendi?» chiese guardandomi con interesse.
Arrossii improvvisamente per l'intensità del suo sguardo e tentai, invano, di rallentare il mio battito cardiaco.
«Uhm...un milkshake ai frutti di bosco.» dissi, leggendo il menù plastificato.
In seguito una cameriera giunse a prendere la nostra comanda mentre io presi il quaderno di letteratura e la mia copia sgualcita di Othello.

«Sei molto più bella del solito oggi.» affermò di punto in bianco Alec, posando i suoi occhi tempestosi su di me.
Sentii il sangue affluirmi sul viso ma provai a ribattere «Se credi di scampartela così, ti sbagli Wood!»
«Ah, ci ho provato, e va bene!» rispose ridacchiando ed io gli diedi uno schiaffetto sul braccio, fingendomi offesa.

Passati dieci minuti la cameriera tornò con il mio milkshake e con il caffè freddo di Alec, portandoci anche qualche biscotto.
«Bene, direi che possiamo iniziare.» annunciai aprendo il mio quaderno con tutti gli appunti necessari.
«Cavolo, hai degli appunti perfetti! Neanche Ileen riesce a trascriverli così meticolosamente!» commentò lanciando un'occhiata al quaderno.
«Chi è Ileen?» domandai, sperando di non sembrare troppo impertinente.
«Mia sorella. È più piccola di me di due anni e viene nella nostra stessa scuola.» mi rispose con un sorrisetto sbruffone.

Oddio forse avrà pensato che...

Mi imposi di non reagire alle sue solite sciocche provocazioni e mi limitai a rifilargli un pizzicotto sul braccio.

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«Okay, iniziamo con alcune domande.» dissi, dopo aver analizzato con Alec l'intera tragedia.
Con un'espressione tra lo scocciato e l'assonnato,  annuì.
«Okay, quali sono i temi principali in Othello?» domandai dopo aver mangiato l'ultimo biscotto rimasto.
«Mmm» disse lui pensieroso «Il pregiudizio razziale, poiché Othello era un uomo di colore e durante l'intera opera le persone si riferiscono a lui con l'appellativo The More. Le mute protagoniste della tragedia sono la gelosia e la manipolazione, attuate da Iago per screditare e far cadere in disgrazia Othello.» completò, senza guardare gli appunti.

«Si, è perfetto! Ma manca qualcosa...» dissi con un sorrisetto.
«Uhm?» Alec mi guardò confuso.
«Una delle scene finali tra Othello e Desdemona.» risposi, cercando di capire se ricordasse quella parte.
«Oh! Beh la gelosia, definita mostro dagli occhi verdi, acceca Othello al punto da fargli uccidere sua moglie, senza concederle la possibilità di spiegarsi.» terminò lui la sua spiegazione.

«Credo che Desdemona abbia compiuto un vero atto d'amore, dicendo ad Emilia di essersi uccisa, per non addossare la colpa ad Othello.» confessai, riflettendo sull'opera di Shakespeare.
«Cosa? Lui l'aveva soffocata, tentando di ucciderla, senza nemmeno sentire cosa avesse da dire! È stata una stupida!» sentenziò Alec, con gli occhi accesi da una scintilla di interesse, e capii che la letteratura cominciava a piacergli.
«Ma lei l'ha fatto per amore! Perché lo sapeva che quell'uomo non era quello che aveva sposato ma era stato manipolato da qualcuno e, nonostante ciò, ha voluto difenderlo!» ribattei guardando Alec negli occhi.
«Beh, non so chi dei due sia stato più stupido! In ogni modo credo che Othello sia colpevole tanto quanto Iago.» affermò lui mentre la cameriera portava via i nostri bicchieri vuoti.
«Si questo è vero. Perciò, ti stai appassionando, eh?» risi osservandolo leggere la parte finale della tragedia.
«Strano a dirsi, eh? Ho davvero adorato ogni singolo minuto passato qui con te, Bethy.» confessò accarezzandomi la mano.
«Anche io, così tanto! E sappi che sei il primo che vede i miei appunti di letteratura.» gli dissi con una finta espressione altezzosa.
Lui rise e si alzò per andare a pagare, nonostante mi fossi opposta per pagare a metà.
«Un patto è un patto! Se per il saggio su Othello prenderò almeno una B ci incontreremo per un appuntamento.» scommise con me.

«Un appuntamento?» domandai, spiazzata.
«Si, sai, quando due persone che si frequentano vanno fuori a mangiare o al cinema o cose così, ci sarai andata, no?» rispose ironicamente.
Scossi la testa in segno di no ed imbarazzata riposi le mie cose nello zaino.
«Non hai mai avuto un primo appuntamento?» domandò, aprendomi la porta del Blue Rose Bakery per uscire.
«Perché, è così scioccante?» ribattei, più rossa di prima.
«Beh, tu sei così...voglio dire, si è strano. In ogni caso sarà meglio che mi impegni per questo saggio!» annunciò lui avviandosi verso la sua auto.

Alec mi offrì un passaggio a casa e mi ricordò della partita del giorno successivo.
«Wow, avevo proprio rimosso!» dissi prima di aprire la portiera e scendere.
«Felice di essere sempre nei tuoi pensieri, Fiorellino.» rispose sarcasticamente lui.
Lo spintonai scherzosamente e gli scoccai un bacio sulle labbra per poi salutarlo e tornare a casa.

La ragazza che leggeva i libri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora