La storia è destinata a ripetersi.

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Quella notte Eric Gaunt si destò dal suo inquieto sogno sudando freddo. Poteva ancora sentire quella voce sibilante perforargli i timpani e quegli occhi rossi trafiggere la sua pelle, pronti a leggere il minimo cenno di esitazione. Eric lo sapeva che sarebbe potuto morire quella fatidica notte se Lui avesse captato un segnale di incertezza, dunque era grato di essere stato iniziato all'Occlumanzia fin dalla tenera età.
Un fremito di paura percosse la spina dorsale del Serpeverde e dallo stomaco risalì un conato di vomito, per un attimo sentì la trachea andargli in fiamme. Deglutì lentamente, non poteva rigettare il poco cibo che era riuscito ad ingerire quel giorno. Eric respirò profondamente e chiuse gli occhi nella speranza di sprofondare in un sonno privo di sogni, non ci fu verso, continuava a girarsi nervosamente nel letto della sua camera, come se si aspettasse di vederlo comparire davanti al suo baldacchino verde ed argento da un momento all'altro.

Per Trix vedere la sua madrina era diventata una routine, assurdamente la ragazza sentiva di conoscerla da sempre. Hogsmeade tuttavia era decisamente troppo frequentata durante il giorno perciò le due si davano appuntamenti totalmente clandestini durante le ore notturne, le occhiaie di Trix iniziavano a risentirne ma a lei poco importava, avrebbe fatto di tutto pur di vederla e aggrapparsi a lei che era quanto di più vicino avesse alla sua vera madre.
Quella sera Trix era uscita furtivamente da Hogwarts per vedere la sua omonima madrina.
Come sempre Hogsmeade era avvolta da un banco di neve candida e per le strade non girava anima viva fatta eccezione la rossa.
Arrivò alla Testa di Porco avvolta da un mantello nero, aveva paura che qualcuno dei suoi professori fosse lì. Bellatrix Lestrange non si poteva confondere nella folla, nonostante avesse il cappuccio tirato sù che le copriva buona parte del volto, aleggiava attorno a lei un'aura di pericolo, la sua presenza in una stanza scatenava negli altri una sorta di timore reverenziale. Quella volta però, la sua madrina non era sola, assieme a lei un'altra donna con il volto coperto da un mantello di pelle di drago di una fattura estremamente pregiata. Dal cappuccio del mantello fuoriuscivano delle lunghe ciocche platinate, quella donna risultava a Trix estremamente familiare.
Quando Madame Lestrange notò la sua figlioccia il suo volto, coperto, si illuminò e balzo in piedi pronta ad accoglierla fra le sue braccia. Narcissa Malfoy, una volta Black, rimase stranita da quel gesto d'affetto che non sembrava corrispondere al modo di fare solito di sua sorella e le ritornarono alla mente gli anni passati ad Hogwarts e d'un tratto era di nuovo una ragazzina, gelosa del rapporto fra Cassandra e Bellatrix.
Quando Narcissa mise a fuoco la ragazza il suo cuore mancò un battito, era identica a sua madre al primo sguardo, poi, quando le diede una seconda occhiata, si rese conto che era di gran lunga più bella di Cassandra. Era tremendamente bella, un mix perfetto fra i suoi genitori, era così bella da non sembrare reale, e aveva preso da Sirius il tipico portamento fluido e regale della famiglia Black. Era indubbiamente una Black, probabilmente la madre di Sirius, pensò Narcissa, l'avrebbe adorata alla stregua di quando adorava sua sorella.
"Cissy, ti presento Bellatrix Black, la mia figlioccia." A quelle parole Narcissa rimase per un secondo spaesata.
"Ha il tuo stesso nome." Sussurrò la donna sorpresa. Trix le sorrise amichevolmente e le porse la mano coperta da un guanto che non passò inosservato a Narcissa.
"Stessa passione per i guanti di tua madre." Le fece notare pungente la donna guadagnandosi un'occhiata ammonitrice da parte di Bellatrix Lestrange.
"Zia Bella mi ha raccontato molto di lei, Signora Malfoy." Cercó di suonare affabile Trix agli occhi della donna che la guardava sprezzante. Madame Lestrange rise di gusto sentendo quella bugia innocua, Narcissa però non aveva udito quello che la giovane Black aveva detto, si era soffermata alla prima parola della sua frase e adesso non faceva altro che ripetersi nella sua testa.
"Ne sono lieta." Tentò di darsi un contegno la Signora Malfoy, poi si rivolse a Bella. "Quando saprà di lei la vorrà nelle sue schiere, non potrai proteggerla a lungo." La faccia della bruna divenne d'un tratto una lastra di ghiaccio, i colori si prosciugarono dal suo volto scarno.
"Al momento giusto lei ne sarà lieta." La voce tradiva le sue parole.
"Chi saprà cosa?"
"Non preoccupartene tesoro." Si addolcì la madrina della ragazza.
"Proprio come ne é stata lieta Cassandra vero? La storia è destinata a ripetersi Bella." A quel punto la strega bruna balzò dalla sua sedia puntando la bacchetta al collo di sua sorella.
"Non la devi neanche nominare." Sibilò a denti stretti Madame Lestrange, a quel punto, Trix le poggiò delicatamente una mano sulla spalla e la più anziana sembrò riacquistare un minimo di lucidità e si ritrasse.
Per qualche minuto sul tavolo calò un silenzio pesante, finché Bellatrix e Narcissa non sentirono il richiamo del loro Signore, Lord Voldemort. Il braccio di entrambe iniziò a bruciare come se un ferrò incandescente fosse stato poggiato sulla loro pelle.
"Dobbiamo andare." Affermò stizzita Narcissa, Bellatrix annuì freneticamente.
"Trix per Natale torna a casa, ti verrò a prendere prima che arrivi il nuovo anno e starai per un po' da me." Il tono della donna non ammetteva repliche, Trix non fece in tempo ad aprire bocca perché le due erano già scomparse nel nulla.

Come al solito mi scuso per il ritardo e vi ringrazio per tutti i commenti e le stelline che avete lasciato nel capitolo precedente.

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