Diritto di nascita.

969 53 14
                                    

Ad Hogwarts si respirava aria di festa, ogni angolo del castello era adornato per quella che pareva essere la festività più adorata dagli studenti e dai professori, sicuramente a Trix sarebbe mancato il castello ma aveva promesso a suo padre che avrebbe trascorso le vacanze con lui. Era sempre complicato per lei destreggiarsi fra i suoi genitori Babbani e Sirius, ma più il tempo correva e più si rendeva conto che la sua vita da babbana era un ricordo sfocato, lontano ed inafferrabile. La verità è che Trix quella mattina, mentre finiva di riordinare le ultime cose, non riusciva a pensare ad altro se non ai suoi genitori Babbani, le persone che l'avevano cresciuta, amata e che ora sentiva così estranee. Certo voleva loro un grandissimo bene, il tipo di bene che solo una figlia può volere ad un genitore ma ogni volta che tornava da loro si sentiva in un paese straniero di cui non conosceva la lingua, forse era proprio per questo che nonostante la mezza litigata con Sirius aveva comunque deciso di passare a Grimmuld Place le feste.
"Sei lenta Trix, il treno non aspetta di certo noi." Le fece notare Hermione, era da quando Ron era andato via a causa del tentato omicidio di Arthur Weasley che si comportava come se avesse un diavolo per capello, ma Trix la capiva, era preoccupata anche lei.
"Andiamo! Andiamo!" La esortò Trix, ad attenderle sui divanetti rossi della Sala Comune dei grifoni era Harry, sembrava non dormire da giorni, in effetti era così, Harry non chiudeva occhio dopo quel maledetto sogno che lo aveva visto protagonista di un attacco nei confronti del padre del suo migliore amico.
"Harry!" Lo chiamò Trix andandogli incontro e Harry rispose con un cenno del capo. Trix afferrò la sua mano in un impeto di amore fraterno, conscia di quello che frullava nella mente del giovane Prescelto.
"Devo parlarti." Le sussurrò Harry all'orecchio con un certo timore nella voce, Hermione resasi conto di quello scambio si schiarì la voce inarcando un sopracciglio.
"Se avete smesso con i vostri segreti, io inizierei ad andare." Li riprese la ragazza castana sinceramente inasprita dall'essere stata esclusa da quella conversazione.
"Scusaci Herm." Probabilmente ad Harry dispiaceva avere segreti con Hermione, era la sua migliore amica da sempre ma lei non avrebbe capito, nessuno avrebbe potuto ma con Trix era diverso, forse lei era l'unica a cui poteva confidare certe cose.
"Mi dispiace dirvelo all'ultimo ragazzi ma io devo fare una deviazione prima di venire giù ai binari." Ammise in imbarazzo la rossa conscia di essere già piuttosto in ritardo con la tabella di marcia di Hermione. Quest'ultima si avvicinò puntandole il dito fra gli occhi.
"Non ti azzardare a perdere il treno." Per un attimo Trix pensò che Hermione fosse una mamma chioccia fatta e finita.
"Farò subito, in men che non si dica saremo tutti insieme stravaccati sui sedili dell'Espresso, croce sul cuore." Le labbra di Hermione si stiracchiarono in un sorriso e Trix posandole un leggero bacio sulla guancia si avvió in gran fretta verso i Sotterranei dove aveva appuntamento con Eric Gaunt. Un brivido di freddo percosse Hermione, le labbra di Trix sembravano di ghiaccio, la verità che era stata sotto al suo naso per ben cinque anni ad un tratto le si palesò. Hermione Granger ancora una volta aveva riconfermato quello che ormai era noto ai più, la strega più brillante della sua età e, forse, non solo, era lei.

Eric continuava a guardare le lancette del grande orologio che si stagliava sulla parete verde smeraldo della Sala comune dei Serpeverde, Trix era in ritardo. Quell'anno Eric aveva optato per rimanere ad Hogwarts, aveva optato per l'opzione che gli era sembrata il male minore, almeno questa scelta spettava ancora a lui, forse era l'unica libertà che gli era rimasta. La verità è che Eric, come molti altri, non aveva avuto scelta, spesso pensava a quanto fosse ambigua e ridicola la sua vita, all'ironica dualità che la componeva, poteva avere qualsiasi cosa ma non la libertà di scegliere il proprio futuro, era sempre stato così e quella macchia nera che ardeva sul suo braccio sembrava essere stata messa lì apposta per schernirlo nell'eterna rimembranza di quello che non poteva avere.
"Eric!" Esclamò Trix scuotendolo dai recessi dei suoi pensieri.
"Ehi tu." Le sorrise mestamente il ragazzo dagli occhi verdi, per un attimo in quegli occhi Trix rivide il loro solito bagliore, fu solo un attimo. Trix lo vedeva, Eric aveva perso colore, nessuna traccia di quel calore che l'aveva confortata. Ma Trix l'avrebbe ritrovato, avrebbe riacceso il fuoco a costo di sciogliersi.
"Vieni da me Eric, ti aspetterò al numero 12 di Grimmauld Place." Fu così semplice rivelarglielo, semplice come chiudere le palpebre, facile. Eric annuì, felice di quella proposta, non ci fece neanche caso, la strinse a sé, riservandole gli strascichi dell'innocenza che sentiva di aver perso. Lei chiuse gli occhi assaporando quell'istante in cui tutto pareva rimasto immutato.
"Ora corri ragazzina o perderai quel maledetto espresso." E Trix lo stette a sentire, Eric salì le scale subito dopo di lei, arrivò alla finestra più vicina con il fiatone e la guardò scomparire oltre i cancelli. In quel momento nessuno dei due sapeva che qualcuno l'avrebbe pagata cara per quella confidenza. Eric Gaunt, il ragazzo che non aveva avuto scelta, mangiamorte per diritto di nascita, conosceva l'indirizzo della sede dell'Ordine della Fenice.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 08, 2021 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

The Black's daughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora