Questo capitolo lo dedico a tutte voi che mi incoraggiate a continuare ogni volta che penso di lasciar stare.
"Mi avete tradita! Mi avete tradita tutti quanti! Ma non vi vergognate almeno un po' di questa situazione? Come fai a guardarmi negli occhi papà?" E, mentre lo diceva, gli occhi di Trix vennero inondati dalle lacrime e il suo candido viso venne rigato da esse. Sirius tentò di protrarre le sue mani verso il viso della ragazza, al posto del cuore l'uomo sentiva un macigno. Trix indietreggiò quasi scottata dal pensiero del contatto con suo padre. Per Sirius la terra tremò sotto i suoi piedi. Era lì inerme, immobile, davanti alla persona che più contava nella sua miserabile vita, mentre la sentiva scivolare via dalle sue mani.
La sua bambina, la sua Trix, l'unica cosa che gli rimaneva di Cassie, la sua amata Cassie.
"E tu! Schifoso doppiogiochista!" Trix non si fece troppi scrupoli nello spintonare Eric, il suo migliore amico, il ragazzo per cui aveva una cotta, forse cotta era riduttivo. Ma a Trix non importava, si sentiva tradita, ferita, amareggiata. I sentimenti negativi avevano preso possesso della ragazza dai capelli vermigli e di quelli positivi sembrava non essere rimasto più nulla.
"Ha solo cercato di dare una mano, tesoro!" Intervenne Sirius Black in favore di Eric, un ragazzo che, effettivamente, non gli era mai andato troppo a genio.
"Una mano? Fai sul serio, papà? Prendi le sue parti?" Trix sputò quelle parole come se fossero il peggiore degli insulti. Il corpo prese a formicolarle mentre la rabbia, sua eterna compagna di vita, faceva capolino nella sua mente annebbiata. Il gelo le trapassò le ossa come se fosse il più affilato dei coltelli, stava per succedere, Trix lo sapeva benissimo, conosceva quelle sensazioni alla perfezione. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, poi si voltò verso la riccia signora che così spesso aveva visto sui giornali in articoli che di certo non la osannavano e non la ritraevano come una Santa.
"Portami via da qui, subito." La donna non se lo fece ripetere due volte, sorrise compiaciuta in direzione del suo adorato cuginetto ed afferrò il braccio della sua figlioccia.Quella notte nel cielo non si stagliava neanche una nube ed Eric, mai andato troppo d'accordo con il regolamento di Hogwarts, camminava frettolosamente per le vie strette e sudicie di Nocturne Alley. Il moretto lì avrebbe avuto quello che si potrebbe, tranquillamente, definire un incontro con il destino. I genitori di Eric Gaunt, rispettivamente Marcus Gaunt ed Elizabeth Greengrass, purosangue di nobili e rispettate origini, lo aspettavano all'angolo di Magie Sinistre. Marcus Gaunt era un uomo di aspetto non troppo gradevole alla vista, naso bitorzoluto, labbra sottili, troppo sottili, ben piazzato certamente, ma sproporzionato alla vista. Marcus quasi stonava vicino alla sua bellissima moglie, Elizabeth era una donna di straordinaria avvenenza, ai tempi di Hogwarts aveva fatto strage di cuori con i suoi occhi da cerbiatto e la sua cascata di capelli color ebano, era impossibile restare impassibili davanti ad un fascino così prorompente. Eric aveva ereditato, fortunatamente, il patrimonio genetico di sua madre, di suo padre aveva solo gli occhi. Innegabile era il fatto che Eric fosse di una bellezza sconvolgente, di quelle da copertina, un ragazzo irraggiungibile e avrebbe potuto avere qualsiasi ragazza ma Eric voleva solo lei. Il freddo lo avvolgeva come un manto mentre si affrettava a raggiungere i suoi genitori, l'ansia gli stringeva il petto al sol pensiero di quello che sarebbe successo quella notte, eppure nella sua testa c'era solo lei. Ogni volta che sbatteva le palpebre un fiume di capelli rossi gli si stagliava davanti, ed ad ogni passo le parole della giovane risuonavano sempre più aspre. Avrebbe dato il mondo per lei, la sua vita perfino. Eric amava Trix, l'aveva amata dal primo istante, amarla era la cosa più naturale che potesse fare.
Quando il ragazzo fu al cospetto dei suoi genitori un timore reverenziale gli attanagliò il cuore.
"Eric." Il sussurro di sua madre fu' quasi impercettibile, sul viso di Eric si aprì un sorriso genuino. Elizabeth era così felice di rivedere il suo unico figlio, il suo bambino, il dono più grande che la vita le avesse dato. Elizabeth lo strinse a sé, come se quell'abbraccio fosse di vitale importanza, come se da quel gesto dipendessero le sorti del mondo intero. Eric inalò a pieni polmoni il profumo di sua madre e posò le sue labbra sulla di lei guancia.
"Avete dunque smesso con i vostri convenevoli? Queste smancerie si addicono alle signore ed ai babbani, non di certo ad un rampollo purosangue come te, Eric." Marcus aveva la voce rauca intrisa di disprezzo. Eric si staccò dalla gracile figura di sua madre e si mise di fronte a suo padre, fu' costretto ad abbassare la testa per guardarlo negli occhi.
"Padre." Eric in quell'istante divenne il ritratto della serietà. Marcus lo guardò come se davanti a lui si trovasse il più infimo dei maghi.
"Eric." L'uomo storse il naso mentre pronunciava il nome del suo unico erede, non aveva mai nascosto il suo palese disprezzo per quest'ultimo. Lo aveva odiato sin dal primo pianto, sin da quando il mondo di Elizabeth aveva preso ad orbitare attorno a quel moccioso piagnucolone. Marcus odiava suo figlio perché ne era profondamente ed irrimediabilmente geloso.
"Dobbiamo andare Lui non aspetta nessuno." Affermò Marcus senza troppi giri di parole, Elizabeth parve terrorizzata da quel che aveva detto suo marito ed in fondo lo era. Elizabeth avrebbe preferito che suo figlio, il suo preziosissimo bambino, si tenesse alla larga da quella situazione, ma la guerra incombeva sulle loro vite, gravava su di loro per colpa di quel inetto di suo marito. Elizabeth odiava suo marito quasi quanto suo marito odiava Eric, lo aveva sposato per mantenere le apparenze e per rimanere fedele al suo status di purosangue, se avesse fatto altrimenti sarebbe stata diseredata dai suoi amabili genitori. Il cuore di Elizabeth non si era mai scaldato per Marcus, era sempre appartenuto a Finn Brown, un nato babbano che era stato, assieme a lei, prefetto di Corvonero. Se fosse stata più coraggiosa Elizabeth sarebbe scappata via con lui una volta terminati gli studi e non avrebbe mai più messo piede nel mondo magico che sentiva stretto ed estraneo. Sostanzialmente Elizabeth mal sopportava Marcus, cercava di limitare al minimo necessario i contatti con suo marito e trovava sempre una scusa per uscire dal Maniero, la sua personale prigione dorata.
Elizabeth strinse la mano di suo figlio, avrebbe voluto portarlo via da lì, via da ogni responsabilità, da tutti i doveri che comportava l'essere il figlio di un Mangiamorte. Elizabeth detestava quel marchio, detestava Lord Voldemort e la sua dottrina che le aveva portato via tutto e che, quella notte, minacciava di prendersi l'esistenza del suo Eric.Spazio Autrice.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, sto iniziando finalmente a far luce sul passato di Eric di cui effettivamente non avevo mai detto troppo. Lo so che si tratta di un capitolo quasi privo di dialoghi ma è fondamentale per l'evoluzione della storia. Che ne pensate di Elizabeth? Onestamente io mi sono innamorata del suo personaggio, le parole mentre scrivevo di lei uscivano di getto. Detto questo, mi scuso come sempre per avervi fatto aspettare all'inverosimile.
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The Black's daughter
Fantasy*sequel di We bet fall in love Sirius? (se non lo avete letto questa storia non avrà senso quindi vi consiglio di farlo) "Le somiglia molto, non trovi?" Disse Silente assicurandosi che l'unico che riuscisse ad udire le sue parole fosse Lupin. "Somig...