Colpa delle onde

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Finalmente la pace. Niente più guerre, niente più nemici, niente più da cui scappare. Finalmente potevano vivere la loro vita, godersi la gioventù che gli era da sempre stata proibita.

La vide. Rivolta verso il mare, era bella, anzi bellissima, spendeva come il Sole.
I suoi morbidi capelli dorati che spiccavano alla luce del tramonto e ondulavano per via del vento.
Il suo corpo perfetto avvolto da un lento vestito bianco lungo fino alle caviglie che svolazzava smuovendo leggermente la sabbia. Le sue braccia pallide ricadevano morbidamente ai fianchi e i suoi piedi sprofondavano nella sabbia bagnata.

La raggiunse e si mise di fianco a lei. Clarke accorgendosi della sua presenza, si giró per guardarlo negli occhi;
Bellamy improvvisamente affondó in quei due pozzi cristallini che l'ebrezza del mare rendeva più azzurri, come mai aveva fatto.
La luce del tramonto le illuminava il viso, senza pietà, lei non sembrava farci caso; in quel momento Bellamy fu sicuro di non aver mai visto una creatura così bella e pura in vita sua.

"E ora, principessa?" sospiró con un sorriso sghembo stampato in volto.
Un'onda le toccò la pelle e improvvisamente rabbrividì.
"Ora.. facciamo il diavolo che vogliamo!" scherzó.
Bellamy la osservó stupito e lei con un sorriso in volto si mise di fronte lui sollevando la testa, per la differenza d'altezza.

Stava capitando di nuovo, erano attratti come due calamite con due poli opposti, la voglia di appropiarsi uno delle labbra dell'altro stava di nuovo per prendere il sopravvento.
La loro lucidità mentale si stava assottigliando, quella volta Bellamy era sicuro che non avrebbe resistito a quegli occhi color ghiaccio e a quelle labbra rosate.

Clarke come tentata dal corpo bruciante del ragazzo si avvicino di più, Bellamy non ebbe il tempo di capire se tutto quello fosse giusto che in un secondo si ritrovó le braccia della ragazza intorno al collo.
Istintivamente le sue grandi mani si posarono dolcemente sopra i finchi di Clarke.
Ella rabbrividì un'altra volta, ma in quel momento non era stata colpa delle onde.

Si avvicinarono sempre di più fino a togliersi il fiato, respiravano lo stesso respiro, i loro nasi si sfioravano e le loro iridi erano incastonate l'una all'altra. Sarebbe bastato il più minimo dei movimenti per dare il via a qualcosa di ignoto, mai sperimentato prima, ma che sicuramente sarebbe stato a dir poco straordinario.

Bellamy spostó una mano sulla sua schiena e con l'altra le mise un ciuffo di capelli dorato dietro l'orecchio.
All'improvviso Clarke si alzó in punta di piedi, il ragazzo la spinse a sè, le mani di lei affontarono nei ricci di Bellamy e le loro labbra si incontrarono.

Dentro di loro si scatenó un incendo ardente, pentendosi di non essersi mai abbandonati l'un l'altra  prima di allora. Avevano passato anni ad immaginare quel momento, il momento in cui si sarebbero sentiti uno proprietà dell'altro, avevano passato anni immaginandosi così, perfetti, insieme..

Le mani di Bellamy si fusero con la schiena di Clarke e lei dopo aver intensificato il bacio si staccó,

<< Ti odio, Blake >> mormorò sorridendo,

<< Anche io, Principessa. >> mugoló sulle sue labbra.

Finalmente si sentirono completi, erano felici, l'impossibile era diventato possibile, non seppero neanche loro quanto duró quel momento, forse minuti, ore o secoli..
in torno a loro tutto sapeva di perfezione e spensieratezza, almeno fin quando..

<< Bellamy svegliati! Stai facendo come un pazzo. >> Sentì la sua voce, aprii gli occhi e sobbalzó in aria. Si voltó e vide Echo distesa sul suo letto. Si mise seduto, era sudato e non riusciva a connettere più nulla.

Un sogno, un altro di quei maledettissimi sogni che avevano la capacità di stravolgerlo per i giorni e le notti successive.

Erano passati 4 anni e 2 mesi dalla morte di Clarke, della sua Clarke, dal giorno in cui l'aveva lasciata indietro.
Non faceva altro che pensarla, sognarla e immaginare come sarebbe stata la loro vita se solo fosse riuscita a tornare in tempo nel laboratorio di Becca. Passava ogni tremenda notte a piangere cercando di non farsi sentire da... Echo. Colei che da circa 10 mesi era diventata la sua fidanzata, o meglio, il rimpiazzo di Clarke.

I suoi occhi, le sue labbra, il suo sguardo ormai potevano essere soltanto dei miraggi.

Una lacrima solcó il suo viso mentre, ormai stanco della presenza di Echo, si diresse versó l'obló laddove si poteva osservare quella che una volta veniva definita "Terra".


Ciao amici! Spero che questa mini storiella vi sia piaciuta! Aspetto consigli per migliorare. 🙏🏻

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