capitolo 4

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Erano le 2.00 del pomeriggio, e questa volta non avevo dimenticato l appuntamento così corsi a vestirmi.

Il mio armadio era molto grande, ma i colori che prevalevano erano il blu il nero e il rosso. Per un breve momento rimasi delusa dal mio armadio. Mi gettai al suo interno alla ricerca di qualche cosa di più carino fino a che mi salvarono agli occhi dei pantaloncini verde chiaro e una maglia bianca ricamata sulla schiena. Una volta indossati infilai le scarpe, pettinati i capelli e misi n filo di matita che accentuata i miei occhi verde scuro. Mi recai in cucina a chiudere le finestre presi un biscotto dalla dispensa e lo mangiai in pochissimo. Ero molto golosa ma fortunatamente non te devo ad ingrassare. Mi avvicinai alla porta e Raccolsi la busta che conteneva i soldi che mia madre mi aveva scritto nella lettera. Presi quanto bastava per un giro in città e uscii di casa.

Io: ehi cosa ci fai seduto li!?

Dario: ti stavo aspettando.

Io: e da quanto sei lì?

Dario: credo 20 minuti...ma ne è valsa la pena.

I suoi occhi percorsero tutto il mio corpo fino a tornare nei miei occhi. Cercai di soffocare l imbarazzo rimarcando il sopracciglio e guardandolo con odio.

Io: smettila.

Dario: di fare cosa?

Io: di guardarmi.

Dario: non è colpa mia.

Appena arrivammo in cortile i miei occhi furono illuminati da una Lamborghini nera con gli specchietti blu e i cerchioni delle gomme rosso fuoco.

Io: non ci credo

Dario: bella eh?

Non risposi. Corsi verso l'auto e la guardai con così tanto amore da dimenticarmi che Dario mi stava guardando. Era fantastica e il colore luccicante sotto il sole.

Appena entrammo in macchina la mia felicità era incontenibile. I seggiolini rilegati in pelle nera, lo stereo illuminato di blu chiaro, lo sterzo ricoperto di rosso. Era tutto così bello in quella macchina, e i vetri oscurate la davano un senso di mistero.Abbassammo i finestrini per salutare Anna e Paolo che ci avvertì di prendere un souvenir, e partimmo a tutta velocità per il lungo viale privo di persone. Arrivati in cortile Dario rallentò a causa dei bambini che si fermavano a guardare l auto.

Lara: ciao. Dove andate di bello.

Io: in città.

Sapevo benissimo che la domanda non era rivolta a me, ma la soddisfazione di fargli notare che ero io quella sperduta in macchina con Dario accanto e non lei era enorme.

Lara: o Mara da quanto non andiamo in città?

Mara: parecchi Lara.

Dario si voltò abbassandosi verso di me e guardando le due.

Dario: mi dispiace. Adesso noi andiamo eh. Ci vediamo.

La macchina partì di colpo, ed io ebbi solo il tempo d vedere il sorriso finto di Lara trasformarsi in una smorfia di odio e le sue labbra mandarmi un sonoro "stronza".

Appena arrivammo in città possammo l'auto in garage e ci incamminammo per i negozi. Non facemmo altro che parlare di me. Le sue domande erano tantissime, del tipo il mio colore preferito, la mia canzone preferita. I miei amici, la scuola ecc. Arrivati in piazzetta mi fece sedere su una panchina e mi comprò un gelato.

Dario: lo vuoi un palloncino?

Io: certo.

Mi sentivo una bambina con lui. Notai che mi stava prendendo non uno ma tutti i palloncini. D'un tratto la mia, e anche la sua, attenzione fu attirata da un rumore fortissimo alla mia sinistra. Appena mi girai rimasi scioccata. Un aereo si era schiantato contro un palazzo. Il fumo nero copriva il cielo mentre le fiamme sembrava lo squarciassero. Dopo pochi minuti ad osservare la scena vidi l elica allarmi contro. Pochi secondi mi bastarono per ripercorrere tutta la mia vita. I miei occhi si spostarono su Dario che mi guardava con occhi spalancati. Pronunciò il mio nome urlando , anche se io non lo sentivo, e iniziò a correre verso di me così velocemente da sembrare trasparente.

Poi....il nulla.

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