capitolo 18

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"Il prossimo  passo è i gesso. La storia dice che il cerchio di gesso bianco tenesse lontano il demone, e una volta nel cerchio lo stesso demone viene svuotato dei suoi poteri. Se la parte umana del demone avesse baciato l umano che ha creato il cerchio sarebbe stato sotto il suo possesso"

Lara: bene, è una cosa facile e non hai bisogno del mio aiuto.

Io: già. Il  fatto di averlo sotto il mio controllo mi incuriosisce.

Bene. L unica cosa che dovevo fare era fare un cerchio e farcelo trovare dentro. Facile. Ma come facevo ad ingannarlo? Il rumore della cerniera della tenda ci fece saltare. Con un gesto veloce gettai le boccette e il libro alle mie spalle e mi stesi coprendo il tutto con la schiena.

Dario: ho bisogno di un bagno. Chi viene ?

Lara: io.

Lara si alzò con molta agilità in quel piccolo spazio e mi guardò dicendomi -con il solo movimento delle labbra- "mi raccomando". Uscirono entrambi dalla tenda, e io mi alzai subito per controllare di non aver rotto nulla. Decisi di uscire dalla tenda per controllare dove fosse Stefan, e con mia sorpresa nemmeno lui era lì.

Decisi subito di prendere la boccetta di gesso e formare un cerchio attorno alla tenda, anche se mentre lo facevo pensavo che non sarebbe andata a finire bene. Appena mi resi conto che Stefan stava tornando chiusi la boccetta e la infilai nella tasca sinistra del pantalone è mi gettai nella tenda lasciandola aperta.

Stefan: Kira?

Io: cosa c è?

Stefan: dove sei?

Io: nella tenda.

Vidi l ombra di Stefan avvicinarsi. Ecco, era arrivato il momento. Tutto stava nel non pensare a quello che avevo appena fatto. Lui lo avrebbe letto nei miei pensieri. Si chinò verso la cerniera e mi inchiodò con lo sguardo. I suoi occhi erano color ghiaccio e mi guardavano insistentemente.

Stefan: posso entrare?

Io: certo...vieni.

Lui entrò piano e si stese sulla mia destra. Notai con gioia che non avevo chiuso la tenda così capii che quello era il momento adatto per concludere il cerchio. Mi avvicinai alla cerniera della tenda gattonando, sfilai la boccetta, terminai il cerchio e chiusi la tenda.

Tornai al mio posto piano, studiando il suo sguardo fisso verso l alto. Mi sedetti al suo fianco e continua a guardarlo cercando di capire se c era già qualche cambiamento.

Stefan: strano...ho mal di testa.

Io: è normale.

Stefan: no. Almeno non per me. Io sono morto.

In effetti aveva ragione. Come faceva uno morto a provare dolore? Mi gettò un occhiata per poi sedersi al centro della coperta, si passò una mano tra i capelli e tornò a guardarmi.

Stefan: non può essere.

Io: cosa?

Stefan iniziò ad urlare come un dannato. I suoi occhi erano due palline azzurre e la sua pelle iniziava a prendere un colorito strano, quasi nel bianco. Mi allontanai verso l angolo della tenda per non rischiare di farmi male.

Stefan: cancella il cerchio.

Io: lo sai che non posso resisti ancora un Po.

Le urla di Stefan erano così forti che mi facevano fischiare le orecchie. D'un tratto, il silenzio. Il volto di Stefan era coperto da una mano e le ginocchia erano strette al petto. Non si muoveva, e forse nemmeno respirava.

Io: Stefan..stai...stai bene?

Ma nulla.

Io: Stefan...

Improvvisamente si gettò su di me affermandomi i polsi e sedendosi tra il bacino e lo stomaco. Si avvicinò al mio orecchio respirando pesantemente.

Stefan: devi cancellare...quel maledetto cerchio...il dolore mi sta...o Dio...

Io: quale dolore?

Stefan: il...proiettile.

Notai che la maglia di Stefan era rossa sul lato destro del fianco. Mi liberò dalla sua presa e si accasciò al suolo mordendosi le mani dal dolore.

Io: o mo Dio che cosa hai fatto?

Stefan: dannato proiettile...sapevo che avrei dovuto estrarlo. Dopo l incidente...litiga con il proprietario del camion che mi sparò una pallottola dritta nel fianco.

La sua voce era piena di dolore. Il sangue continuava a scorrere e sporcare la maglia.

Stefan: fa ciò che devi, ma fa presto.

Io: non ricordo. Non so cosa fare.

Mi Voltai a prendere il libro rosso e iniziai a sfogliare le pagine.

Stefan: dove lo hai preso?

Io: a casa di Dario quando mi hai lasciata da sola.

Stefan: ti avevo avvertita di non toccare nulla. Non Sai cosa stai scatenando.

Io: si invece. C è scritto tutto quello che devo fare per completare la trasformazione, ed evitare che tu mi uccida.

Stefan soffocò una risata guardandomi con aria sofferente.

Stefan: sono tutte stronzate. Non ti avrei uccisa...

Io: è chi me lo garantisce.

I miei occhi erano fissi sul libro in cerca della pagina interessata al gesso.

Stefan: non ho ucciso Victoria, non avrei ucciso neanche te.

Io: la amavi, e questo ti ha impedito di ucciderla. È diverso.

Stefan: no, non è diverso credimi.

Io: si invece.

Stefan: No!!

L urlo deciso di Stefan mi fece saltare un battito e alzare lo sguardo verso di lui. I suoi occhi ora mai erano stretti e piccoli, le sue labbra erano viola e la sua pelle bianca. Respirava a malapena e la sua maglia era ormai ricoperta  da quel liquido rosso che scorreva piano.

Io: come fai a dirlo...perché?

Stefan: perché....perché ti amo!

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