3 CAPITOLO - Better than me - (revisionato)

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Capii subito che tutti ci stavano guardando, perché anche se la musica continuava a rimbombare nella stanza, l'aria attorno a noi si era fermata, segno che tutti avessero smesso di ballare. Mi staccai un attimo da Theodore, solo per guardare la sala.
Come pensavo, tutti si erano fermati e ci stavano guardando increduli con le mascelle a terra dallo stupore. Persino i due ragazzi sul cubo -soprattutto un Harry parecchio incazzato- stavano osservando la scena. Che avevo combinato? Oddio, non stavo capendo niente. Speravo di star facendo un incubo dal quale mi sarei svegliato presto, con la testa che scoppiava e la gioia che tutto quello che stavo vivendo esistesse solo nella mia testa.
<<Emh...>> Balbettai a disagio, cercando di trovare le parole che avrebbero convinto tutti a smettere di tenere gli occhi puntati su di me. Dovevo aver bevuto proprio tanto per aver fatto una cosa del genere.
Oddio oddio oddio . Okay, mi stavo facendo prendere dal panico.
Sono pur sempre Draco Malfoy, non dovrei rimanere così se una folla di studenti mi fissa imperterrita. Ne dovrei addirittura essere felice. Mi rimproverai, severamente. 
Non passarono nemmeno due secondi, e un movimento ai margini del mio sguardo catturò la mia attenzione, così come quella di tutti gli altri.
Mi mancò il fiato: adesso Harry, in bella mostra sul cubo, palpeggiava e baciava apertamente Seamus. Faceva sul serio? 
<<Allora vuoi la guerra.>> Bisbigliai rosso di rabbia, e ripresi da dove mi ero fermato. 

<<Svegliati idiota!>> Un Blaise Zabini visibilmente arrabbiato, sovrastava la mia visuale, ai piedi del mio caldo e morbido letto a baldacchino verde e grigio.
<<Insulti a prima mattina? Vedo che sei di ottimo umore.>> Borbottai con gli occhi chiusi.
<<Almeno per una volta Draco, smettila di essere ironico e fai quello che ti dico.>> Si alterò Blaise, usando il suo tono severo.
<<Ma che hai da blaterare, Zabini. Lasciami proseguire la mia utopistica visione onirica. >> Sbuffai, ancora io,  in preda al sonno. Avevo un gran mal di testa, e della notte passata ricordavo soltanto che mi ero ritirato a notte fonda, zigzagando per i corridoi, e cercando di non farmi beccare dai professori. Quando finalmente ero approdato in camera, protetto da chissà quale spirito benevolo, non ero riuscito a far altro che buttarmi sul letto e prendere sonno.
<<Abbiamo lezione tra un quarto d'ora. E per colpa tua non sono andato nemmeno a fare colazione. Quindi va' a cambiarti. Ora. Oppure sarò felice di narrare a Piton ciò che hai combinato ieri!>> Sembrava davvero furioso. Sospirai, lamentandomi, ma mi alzai, ugualmente e filai in bagno in silenzio. Quando Blaise aveva ragione aveva ragione, ma non capivo il perché fosse così freddo nei miei confronti. Era venuto anche lui a quella festa, no? Perché adesso se la prendeva così con me? Che qualche ragazza gli avesse dato buca?
Mi lavai la faccia, cercando di svegliarmi, ottenendo scarsi risultati. Era tardi per fare una doccia, quindi mi sarei dovuto accontentare. Mi guardai allo specchio, notando di avere addosso ancora gli abiti con cui ero andato a quella tediosa festa dei Grifondoro; certo erano sgualciti in diversi punti e la felpa era schiusa lasciando vedere la maglia al di sotto sporca di solo Dio sapeva cosa, ma non me ne preoccupai. Avevo visto Pansy tornare in modi peggiori dopo le feste... Aggiustai i capelli, e indossai velocemente la mia divisa, sorridendo al mio riflesso, congratulandomi con me stesso per essere ancora così bello dopo aver dormito per meno di cinque ore. 
<<Hai finito di farti bello reginetta del ballo?>> Blaise bussò pesantemente alla porta, facendomi uscire, spaventato dal suo tono acido.
Sì, il mio amico mi prendeva spesso in giro per la mia fissazione sulla bellezza e l'ordine, ma per lo più rideva e scherzava quando lo faceva. 
<<Puoi dirmi cosa c'è che non va?>> Chiesi, raggiungendolo, e cercando di trattenere la rabbia. Non si era mai comportato in quel modo nei miei confronti. Doveva essere successo davvero qualcosa, ed era con tutta probabilità colpa di quella festa.
Perché non riuscivo a ricordare assolutamente nulla?
<<Perché dovrei parlarti, eh? Infondo nemmeno tu mi dici le cose a quanto vedo, o meglio a quanto ho visto.>> Adesso faceva anche l'enigmatico? Aveva per caso le mestruazioni? Ero capitato in un universo parallelo in cui lo stronzo era lui e non io? Forse avevo bevuto una pozione che aveva trasferito il mio carattere in quello del mio dolce e caro Blaise. Non c'erano altre spiegazioni plausibili. 
<<Cos'è che mi stai rinfacciando Zabini?>> Domandai, non essendo pronto a rinunciare tanto facilmente alla cosa, e anche se in preda allo sconforto, continuai a camminare verso l'uscita dalla sala comune.
<<Cosa ti sto rinfacciando? Ma sei serio?>> Blaise si fermò, soltanto per fulminarmi con lo sguardo. Aggrottai le sopracciglia, confuso. 
<<Ti sto rinfacciando, caro amico mio, il fatto che non mi hai mai detto di essere gay, ma che non hai avuto paura di farlo sapere a tutta la scuola, limonandoti Theo ieri sera.>>  Sottolineò, quando capì che ero serio nel chiedere cosa avesse. Sputò, ugualmente, ogni singola parola e la riempì di rancore prima di farla uscire dalla sua bocca, sconvolgendomi.
Oh mio Dio! Fermi tutti. Avevo sentito che c'era qualcosa che non andava nella serata precedente. Lo sapevo di aver fatto qualche stupefacente stronzata! Maledizione!
Adesso probabilmente la notizia del mio orientamento sessuale si era diffusa a macchia d'olio per tutta la scuola.
<<Fantastico. Ecco perché mi stanno fissando tutti da quando sono uscito dai dormitori.>> Sospirai afflitto e continuai a camminare a testa alta tra i corridoi, mentre gli studenti sussurravano cose al mio passaggio di cui ero sicuramente il protagonista.
<<Ancora una volta, stai pensando solo a te stesso.>> Blaise scosse la testa, prima di dividersi da me e continuare a camminare per conto suo, lasciandomi isolato tra le dicerie generali.
Stetti per chiamarlo, ma sapevo che mi avrebbe ignorato, così alla fine rinunciai. Dovevo trovare un modo per risolvere la cosa. Mi ero limonato Theo? Davanti a tutti? In pratica avevo dato a tutta la scuola uno spettacolo di cui parlare per l'intero anno scolastico. Sarebbe stato difficile tornare sui miei passi e riguadagnare il rispetto dopo quello che avevo combinato. 
Con tutta probabilità potevo scordarmi di sembrare credibile da quel momento in avanti. Avevo perso ogni mio tratto distintivo in un solo colpo. Ero passato dal Re delle Serpi al bullizzato di turno. Che sconvolgente giro di rotta.
<<Credi davvero che lo abbia fatto?>> Sentii dire ad una ragazza, quando le passai accanto.
Mi chiesi se fosse il caso di risponderla, e mettere a tacere i pettegolezzi, ma fui distratto da un Harry appena sveglio, che camminava davanti a me, con i capelli neri spettinati sulla testa, la corporatura asciutta, la sciarpa rosso-oro che pendeva in modo teatrale dalla sua schiena.
Tutti erano spariti, c'era soltanto lui. La mia mente mi ricondusse come in un miraggio nelle scene della festa, oscurate dalla mia gelosia. E d'un tratto mi venne in mente ogni cosa.
Dovevo esserci io con lui. Dovevo essere io a dover ballare con lui in modo provocante. Dovevo essere io a scambiare effusioni con lui fregandomene della gente che avevamo attorno. Non Seamus. Notai che adesso i ragazzi si giravano anche nella sua direzione, additandolo e parlando a bassa voce con i compagni vicini. A quanto sembrava anche il suo coming out inaspettato aveva raggiunto le orecchie dell'intera scuola. Un po' ne ero felice. Questo significava che non era del tutto etero come aveva fatto sembrare fino ad allora. Aveva mentito anche lui per tutto il tempo, o semplicemente non aveva preferenze? Ero curioso di saperlo.
Alla fin fine avevamo qualcosa in comune...
Mi venne da ridere, ma riuscii soltanto a fare una smorfia strana. Harry era proprio la fonte del mio dolore. La fonte dei miei mali. La fonte della mia distruzione. Ma anche la fonte del mio affetto incontrollabile. Non avrei potuto più nasconderlo. 

HARRY
<<Harry! Miseriaccia! Sono o non sono il tuo migliore amico?>> Mi accusò Ron, non appena fui abbastanza sveglio per prestargli attenzione. Alzai gli occhi al cielo, frustrato.
<<Oh sta' zitto Ron. Ho mal di testa, e poi non farne una questione di stato.>> Risposi io, nervoso, mantenendomi la fronte con la mano. Non ero minimamente dell'umore di ascoltarlo. Volevo soltanto starmene in silenzio per l'intera mattinata, cercando di attutire il dolore alla mia testa.
<<Non ne dovrei fare una questione di stato?>> Mi aggredì, ugualmente, Ron. <<Da quanto ci conosciamo, eh? Non credevi che forse, magari, mi avresti dovuto rendere partecipe di una cosa così importante della tua vita?>> Continuò sprezzante facendomi rimbombare tutto nella testa. Era da quando si era svegliato che borbottava incredulo il fatto che io fossi gay, quasi come fosse una litania. Cominciavo a non poterne più.
<<No. Non lo credevo. Se avessi voluto dirtelo lo avrei fatto, Ronald.>> Dissi in preda all'ira e alla delusione. Poi mi alzai di scatto, e uscii dalla stanza per dirigermi alla mia prima lezione. Avrei dovuto rinunciare alla colazione, perché era ormai troppo tardi, ma avrei preferito andare da qualsiasi parte piuttosto che continuare quella discussione con Ron. 
Sbattei la porta e lasciai il rosso immobile sul suo letto, a guardare il punto in cui ero sparito un attimo prima.

Hogwarts sembrava avere occhi solo per me, oppure era soltanto suggestione. Passai per diversi corridoi, nei quali trovai sempre qualcuno a ridacchiare o a parlare di nascosto, ma lasciai che continuassero a farlo alle mie spalle. Non mi importava quello che pensavano di me. Ero stato sempre giudicato per essere il prescelto, il sopravvissuto, quello che aveva ucciso Voldemort... un pettegolezzo in più non mi avrebbe fatto sentire a disagio. Era da tutta la vita che le persone mi parlavano alle spalle. 
Uscii in un altro corridoio, diretto nei sotterranei per Pozioni con Serpeverde.
Gli occhi mi bruciavano fastidiosamente come per una brutta allergia.
Draco ci sarebbe stato? Mi avrebbe notato? Avrebbe capito che la sera prima avevo baciato Seamus soltanto per gelosia? Che tra le mie braccia avrei voluto sostenere lui? E se lo avesse capito, mi avrebbe preso in giro e denigrato di fronte a tutti?
Maledizione. Quando lo avevo visto alla festa la sera prima, il mio cuore aveva perso un battito. Sarei voluto andare da lui, ma Seamus mi aveva cominciato a trascinare insieme a lui, e io avevo pensato soltanto a divertirmi. Chissà cosa aveva pensato Draco. Quando lo avevo guardato di nuovo, dopo essere salito sul cubo, lui stava baciando Theo, e il mio sangue era finito dritto al cervello. Avevo fatto una stronzata. Ed era terribilmente frustrante.
La nuca cominciò a pizzicare noiosamente e uno sguardo più insistente degli altri mi portò a girarmi.

DRACO
Come se avesse sentito il mio sguardo insistente su di lui, Harry si girò e i suoi occhi si scontrarono con i miei, facendomi rabbrividire. Anche a quella distanza riuscivo a vedere il verde che li distingueva, e che in quel momento passava in secondo piano, a causa delle violacee occhiaie, e degli occhi lucidi, come se avesse appena pianto o stesse per farlo.
Mi si strinse il cuore, e non potei fare a meno di pensare che stesse così per colpa mia. Non che io lo avessi costretto a fare qualcosa. In realtà pensavo che lui avesse baciato Seamus soltanto per capeggiare sulla nostra costante e ridicola competizione. Con tutta probabilità non era nemmeno gay, lo aveva fatto soltanto per ripicca.
Avrei, comunque, voluto attirarlo a me e stringerlo forte dicendogli che sarebbe andato tutto bene, che io sarei rimasto qualsiasi cosa fosse successa, qualsiasi persona avesse ferito il suo animo, io avrei provato a curarlo.
Mi bloccai in mezzo al corridoio, incapace di muovere un passo.
Fu il ragazzo a muoversi per primo. Ma non andò verso l'aula in cui entrambi avremmo dovuto dirigerci, al contrario cambiò rotta , raggiungendomi.
Per un attimo pensai che mi avrebbe tirato un pugno, o semplicemente dato una spallata per poi andare via. Invece mi afferrò per il polso. Le sue dita calde mi provocarono incommensurabili brividi come in una fredda giornata di inverno, mentre il mio stomaco implose per la sorpresa. Dandomi le spalle, e senza dire una parola, Harry mi trascinò nel bagno più vicino.
Era vuoto. Tutti ormai erano nelle proprie aule. Forse anche io avrei dovuto esserci, ma in quel momento non ricordavo nemmeno quale fosse il mio nome e cosa ci facessi lì dentro. Continuavo a vedere soltanto due enormi occhi verdi che mi guardavano imploranti e le lacrime che cominciavano a scendere sulla sua pelle nivea.
Con un moto di profonda tenerezza o pazzia, alzai la mano tremante e ne asciugai una, soffermandomi ad accarezzare la sua guancia arrossata. Lui sussultò.
<<Io...>> Provò a dire, ma il respiro gli si spezzò in gola ed emise un singhiozzo strozzato.
<<Non piangere, per favore.>> Lo supplicai, tanto dolcemente da sbalordire anche me. Non sapevo cosa fare, ma quello di cui ero certo, e che non volevo vedere Harry in quello stato.
<<Perché? Perché mi tratti sempre come se io fossi un rifiuto umano? Come se io non esistessi, a volte. Come se io fossi qualcuno da eliminare dalla faccia della terra. Perché sei sempre così freddo e stronzo nei miei confronti. Cosa cazzo ti ho fatto? >> Sussurrava piano come in preda ad una crisi, ma non si mosse. Ero io il motivo di tanta tristezza, delle sue lacrime?
Ma lui non capiva. Mi comportavo in quel modo soltanto perché ero costretto a farlo.
Ero il figlio di un mangiamorte, non potevo essere suo amico. Non avrei potuto esserlo dal primo momento. Mi ero illuso di poter fare uno strappo alla regola, il primo anno, regalandogli la mia amicizia e la mia lealtà con l'offerta di una stretta di mano, convinto che avrei risolto tutto.
Ma lui aveva rifiutato, spezzando quel sottile filo, che dall'istante in cui l'avevo visto -con quella sua civetta e gli abiti sformati- mi aveva legato intimamente a lui. Da allora avevo capito quale fosse il mio posto. Mi ero tenuto alla larga da lui, accontentandomi di essere qualcuno con cui litigare nei corridoi, piuttosto che essere nessuno.
Avevo tediato lui ed i suoi amici a non finire, portando sempre rancore verso quel moretto con lo sguardo smeraldo. Ma il rancore era solo una copertura per l'amore e l'ammirazione che provavo per lui. Quella che non mi era permesso provare.
<<Mi dispiace, ma era tutto più facile, così. E' tutto più facile. Credimi, è così che devono essere le cose.>> Biascicai. Lui singhiozzò, e come se lo avessi soffiato via da me, fece un passo indietro, poi un altro, fino a quando non si ritrovò addossato al muro. Sembrava un uomo oramai rassegnato poiché condannato alla pena di morte... e io ero il plotone di esecuzione.
Aveva paura di me? O gli facevo schifo?
All'improvviso mi sentii svuotato. Avevo Harry così vicino, ma lo sentivo così lontano.
Avevo rovinato tutto, sin dal primo istante. Lo avevo portato ad odiarmi ed era giusto così.
Non avremmo potuto essere mai niente se non quello che eravamo in quel momento.
<<Fanculo. Ora grazie a te avrò anche una punizione per non essermi presentato in orario a lezione.>> Scossi la testa, fingendomi infastidito ed annoiato, anche se dentro bruciavo di odio, per la prima volta, verso me stesso. Harry rimase fermo, a piangere silenziosamente, lontano da me. Mi avviai a passo lento in direzione della porta, illudendomi che da un momento all'altro avrei sentito una mano sulla mia che mi avrebbe riportato accanto a quel Grifondoro, ma ovviamente non fu così. Dovevo lasciarlo in pace. Dovevo tenermi alla larga da lui, come ero riuscito a fare nei sei anni precedenti. Era quello il meglio che potevo concedergli.
<<Non saltare le lezioni, Potter. Piton è piuttosto severo con i Grifondoro.>> Riuscii a dire. Mi girai verso di lui, e cercando di concentrarmi su tutto il mio autocontrollo sorrisi sghembo salutandolo in modo ironico con la mano, e con gli occhi tersi varcai l'uscita.


***

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Titanium || Drarry (REVISIONATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora