5 CAPITOLO - The truth untold - (revisionato)

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DRACO
Dopo aver salutato Dobby, ed essere riusciti ad assaggiare e rubare diversi dolci, salimmo in sala grande per il pranzo. C'erano al massimo una decina di studenti, ma nessuno pareva interessato ad interagire con gli altri. Io ed Harry ci sedemmo ai nostri tavoli, facendo finta di niente, anche se un paio di volte mi ero arrischiato a guardare nella sua direzione, sorprendendolo a fare lo stesso.
<<Allora? Cosa farai adesso, Malfoy? Ho notato che nessuno dei Serpeverde è qui.>> Chiese indifferente il moro, guardandosi fintamente le unghie, mentre uscivamo insieme dalla sala.
<< Ti interessa sul serio, eh?>> Sorrisi maliziosamente, alzando le sopracciglia. Lui mi guardò assottigliando gli occhi minaccioso, ma quando stette per ribattere, io lo bloccai afferrandolo per un polso.
<<Andiamo. E non fiatare.>> Lo ripresi, quando notai che per la seconda volta stesse cercando di dire qualcosa. <<I miei dormitori sono vuoti, non lo hai detto anche tu?>> Risposi alla sua domanda tacita, su dove lo stessi portando, avviandomi verso i sotterranei. Lui provò a puntare i piedi per terra, ma io me lo trascinai dietro, senza alcuna difficoltà.
<<D-Draco.>>  Balbettò quando fummo di fronte all'entrata nel dormitorio. <<Non sono sicuro che questa sia una buona idea.>> Si lamentò. Gli misi un dito sulle labbra, impedendogli di continuare a parlare, pentendomene amaramente quando un brivido mi percorse la schiena. <<San Potter non c'è nessuno. Smettila di fartela sotto.>> Gli sorrisi, tentatore. Lui sospirò, ma alla fine mi seguì, entrando.
<<Accomodati pure, Grifondoro dalla mente bacata. Scommetto che la nostra sala comune sia molto più bella della vostra, e tu hai persino l'onore di visitarla!>> Dissi, allargando le braccia, indicando l'intera stanza. Harry si soffermò sulle vetrate verdastre, che davano sul lago nero...
<<Fai pure un giro, io torno subito.>> Dissi, e quando lui annuì distrattamente, preso dall'osservare tutti i particolari della camera, io corsi in camera mia. 
Presi una delle bottiglie di vodka dall'armadio di Theo e due burro-birre, che il mio amico aveva corretto, mischiandole a della sambuca. Strappai, poi il lenzuolo dal letto di Blaise e lo misi sulle spalle, ridendo per quanto somigliasse a un mantello di quegli strambi supereroi dei fumetti che leggeva Pansy. Come li chiamava lei? Manga e spiriti? O era anime?
<<Ecco tornato il super-barman!>> Urlai scendendo in fretta le scale, e saltando sul divano, assumendo una posa buffa. Harry, ridacchiò, a metà tra lo sconvolto e il divertito. Oddio, la sua presenza mi dava alla testa, mi sentivo così stupido in quel momento...
Il fatto era che mi piaceva vederlo sorridere. Di solito quando lo faceva era per via dei suoi amici, e questo mi faceva ribollire di rabbia, perché sapevo che con me non sarebbe mai stato così felice. Lui mi odiava, eravamo fatti per essere nemici. 

<<Draco! Tu sei più fuori di quanto credessi.>> Il moro rise, una di quelle risate sincere, e un'ondata di pura gioia mi trapassò il petto. Allora anche io riuscivo a renderlo felice... Avevo una speranza. Tutti e due avevamo una speranza, quella di stare insieme. 
Non riuscii a contenermi, a trattenere il vero me.
Lanciai le bevande sui cuscini e catturai Harry nella mia presa, trascinandolo sotto di me.
Riuscii a vedere solo i suoi occhi sgranati dallo stupore, le sue guance arrossire e il suo respiro farsi irregolare, poi lo baciai. Le sue labbra erano ancor più morbide e setose di come le avevo sognate, ed il suo profumo era tanto forte da farmi girare la testa. Eppure questa volta era tutto vero, Harry era proprio lì. Se in un primo momento era rimasto bloccato a causa della sorpresa del mio avvicinamento, adesso era completamente perso nel bacio, mentre mi attirava più vicino a sé, stringendo la mia felpa nelle sue mani tremanti. 
Sapevo di dovermi allontanare, di dover smettere prima di commettere un errore, ma il mio corpo non rispondeva più ai comandi, troppo preso dal moro.
La parte razionale del mio cervello era stata fatta prigioniera dalla sua sensualità, e chiusa in un angolo buio della mente.
<<Draco. Fermati.>> Il suo tono era spezzato e allarmato. Mi allontanai di scatto, in panico.
Harry era in lacrime. Provò a mettere il braccio sulla faccia, per evitare che lo vedessi; sapevo che non avrebbe voluto piangere di fronte a me. Gli presi delicatamente il braccio e lo allontanai accarezzandogli lentamente la guancia, per asciugare una lacrima. Temetti che mi allontanasse di nuovo, ma non lo fece, al contrario ridacchiò, privo di allegria.
<<Finiamo sempre così negli ultimi tempi.>> Sussurrò. Lo guardai confuso. Ero ancora a cavalcioni su di lui, tanto vicino da sentire il suo respiro sulla mia pelle. <<Io che piango e tu che mi consoli.>> Continuò. Rimasi in silenzio. <<Eppure sei proprio tu la causa di tutto quello che mi fa stare male, e io non riesco nemmeno a capire il perché.>> Mi guardò fisso negli occhi, come se stesse tentando di leggermi l'anima. Ero spaventato a morte da quello che avrebbe potuto capire facendolo, così mi alzai, presi la mia burro-birra e mi sedetti sulla poltrona di fronte alla sua, sorseggiandola.
<<Perché mi hai baciato?>> Chiese lui, ancora bloccato nella stessa posizione. Scossi la testa. <<Ti prego, Draco, dimmi la verità.>> Supplicò. Io non parlai, continuando a bere.
<<D'accordo. Ho capito.>> Rispose allora lui. No, non aveva capito niente. Come avrebbe potuto quando anche io ero confuso?
Si alzò, ma prima che riuscisse ad attraversare la sala, diretto verso l'uscita, mi convinsi ad aprir bocca. Non volevo perderlo, non prima di aver provato ad averlo.
<<Vuoi la verità? La verità, stupido, è che ti ho amato dal primo anno, anche se ammetterlo mi costa molto. E ti ho sempre trattato male, perché tu mi hai rifiutato dal primo istante senza nemmeno conoscermi. Hai dato retta a Ronald, credendo alle sue parole, e mi hai lasciato andare come se io fossi il male in persona. Non mi hai mai dato alcuna possibilità. Forse dovrei essere io a chiederti il perché. Già, perché se tu avessi accettato la mia amicizia, nessuno dei due avrebbe mai sofferto, e a quest'ora ci vorremmo bene invece di essere nemici.>> Parlai a testa alta, come un vero Malfoy, guardandolo dritto negli occhi, con un coraggio che non credevo di poter avere con lui. La sua espressione cambiò.
<<Sarebbe colpa mia? Sarebbe colpa mia se siamo i due lati opposti della medaglia? Se io sono il ragazzo che Voldemort cerca di eliminare e tu un figlio di un Mangiamorte? È colpa mia se tu dovresti cercare di uccidermi consegnandomi al signore oscuro, ma ti ostini ogni giorno a uccidermi con i tuoi gesti e i tuoi sguardi? Evitandomi e odiandomi?>> Si era avvicinato a me, parola dopo parola, e adesso eravamo uno di fronte all'altro cercando di leggere l'uno gli occhi dell'altro. Ci guardammo per secondi che mi sembrarono eterni, persi in noi stessi. 
<<Mi dispiace.>> Dicemmo insieme, ad un certo punto. Harry scoppiò a ridere.
Era bellissimo sentire quel suono dolce e armonioso. Preso di nuovo dalla situazione, appoggiai leggermente le labbra su quelle di lui facendo ripiombare il silenzio.
Solo un bacio a stampo, poi mi costrinsi a sedermi sul divano.
<<E adesso cosa facciamo?>> Chiesi, scuotendo la testa.
<<Cosa intendi dire?>> Harry prese l'altra burro-birra, aprendola e sedendosi al mio fianco. <<Ci siamo spinti troppo in là. Non si può più tornare indietro.>> Sussurrai, sconvolto. Harry rimase in silenzio. <<Questa non è la parte in cui mi dici di essere follemente e segretamente innamorato di me, e che ricambi il  mio amore con ogni singola cellula del tuo corpo?>> Chiesi, poi, serio.
Lui rise nuovamente.
<<Non ci provare Malfoy... Ho già detto troppo.>> Disse, arrossendo violentemente, prima di farmi una timida linguaccia. Voleva farsi desiderare per caso? Avrebbe dovuto rinunciare, perché io ero stanco di aspettare. 
<<Dai Harry parliamoci sul serio.>> Dissi sensuale, prendendo dalle sue mani la bottiglia e posandola insieme alla mia sul pavimento per poi intrappolarlo tra me e il divano con la braccia. <<Di cosa dovremmo parlare?>> Balbettò lui, con le guance in fiamme e il respiro mozzato.
<<Del fatto che è evidente che ci amiamo, caro San Potter, e nemmeno tu puoi farmi credere il contrario.>> Risposi meravigliandomi della facilità con cui avevo pronunciato quella frase.
Harry fece un lungo respiro come a voler andare in apnea e piantò il suo sguardo nel mio.
<<Draco, tu hai visto troppi film.>>  Mi accusò, a disagio.
<<Ma se non so nemmeno cosa siano.>> Alzai la voce esasperato. Lui serrò la bocca, come un bambino appena sgridato per aver detto qualcosa di sbagliato.
<<Questo non cambia le cose.>> Borbottò. Chiusi i pugni, cercando di calmarmi. 
<<Ma sei cieco? O forse sordo? Non ti accorgi che ogni giorno che passa mi innamoro sempre più di te? Non sai che quando non ti vedo per i corridoi, oppure a lezione, inizio a comportarmi come una ragazzina mestruata alla sua prima cotta? Non vedi che sto diventando così sdolcinato e carino che tra non molto combatterò con uno zucchero filato per stabilire chi è più dolce?>>  Oddio mi ero innamorato dello stupido del villaggio. <<Sto combattendo la mia natura per te.>> Scossi la testa, Harry mi appoggiò una mano sul viso.
<<Draco. Tu sei sempre Draco.>> Commentò tranquillo.
<<No. Il Draco che conosci tu, quello che odi...>> Ma non riuscii a finire la frase perché Harry mi prese per il colletto e baciandomi, così velocemente da non permettermi nemmeno di reagire. Durò un solo attimo, poi il ragazzo si divincolò da me e mi si sedette di fronte costringendomi a fare lo stesso.
<<Io non ti odio e mai ti odierò, ma non puoi pretendere che ti accolga a braccia aperte dopo tutti questi anni in cui ho creduto fosse tutto impossibile... Lasciami solo il tempo di...>> Questa volta fui io a fermarlo. Lo presi per le spalle e lo riportai sotto di me, non staccando mai le labbra dalle sue. Oramai mi appartenevano, era inutile negare la realtà.
<<Potter. Mi sono rotto le palle di aspettare.>> Dissi con la voce rotta dal desiderio, lui sussultò. La mia bocca scivolò sul suo collo mordicchiandolo e viziandolo, succhiandolo e leccandolo. Soffiai piano dove un segno che rasentava il viola cominciava a formarsi e la pelle d'oca si diramò mentre lui ansimava, poi scesi, seguendo la linea della sua spalla e lasciando piccoli baci su ogni pezzo di pelle morbida e liscia che trovavo a tiro. Alla luce fioca del fuoco sembrava meno pallida, e mi chiesi se realmente lo conoscessi davvero da sapere come in realtà fosse la sua pelle. Alzai il busto e con entrambe le mani gli sfilai il maglione seguito ad ogni movimento dai suoi occhi curiosi, che sembravano voler captare ogni mio particolare. Adesso che avevo tutto il suo petto a disposizione ritornai a seguire la scia di baci lungo i suoi addominali -che si alzavano ed abbassavano seguendo il suo respiro irregolare- fino ad arrivare all'elastico dei boxer. Iniziai a giocherellare con il laccio dei pantaloni, cercando di ignorare volutamente l'eccitazione del ragazzo, che si inarcò contro di me come a facilitarmi l'impresa. Sapevo di farlo soffrire, ma mi piaceva vederlo così accaldato ed impotente sotto di me.
Gli sfilai lentamente i pantaloni e li lanciai dritti sulla sua maglietta. Lui sorrise malizioso. Mi afferrò per il colletto e mi attirò a se ricongiungendo le nostre labbra. Il bacio si fece via via più spinto mentre mi muovevo lentamente su di lui facendo scontrare le nostre eccitazioni divise soltanto da pochi indumenti. Harry decise che doveva essere il mio turno di soffrire, perché ridendo sornione invertì le posizioni donandomi uno dei suoi lunghi baci , che già constatai di amare. Le nostre lingue si incontrarono e cominciarono a conoscersi come ad un primo appuntamento, mentre la mano del moro scendeva sempre più giù carezzandomi la pelle e facendola infuocare al suo tocco. 

Mi lasciai talmente trasportare da lui da risvegliarmi bruscamente quando la sua mano profanò l'apertura dei miei boxer e racchiuse il mio membro, facendomi gemere, percorso dai brividi, che risalirono la mia pelle sensibile. Gemetti nella bocca del moro che per tutta risposta sorrise come per testimoniare la sua vittoria cominciando a masturbare la mia erezione, fino a quando non fui quasi al culmine della sopportazione.
Presi Harry per i fianchi e lo portai sotto di me, rotolando sul pavimento coperto dal tappeto verde-grigio. Tolsi la maglietta, il pantalone e i boxer sentendomi quasi in imbarazzo quando gli occhioni del ragazzo si illuminarono avari e mi squadrarono quasi volendo imprimere a fuoco la mia immagine su di loro. Anche Harry tolse l'intimo lasciando a me l'onore della vista.
<<Toccati.>> Sussurrai non potendo fare a meno di sprecare quella occasione perfetta staccando gli occhi dai suoi. Lui fece come chiesto sorridendomi sghembo come a sfidarmi. Ricambiai con lo stesso sguardo e mi infilai tra le sue gambe stuzzicando la sua entrata con il mio membro.
<<D-Draco.>> Ansimò, cercando di tirarmi più vicino, ma io feci resistenza.
<<Supplicami.>> Sfidai, continuando la mia tortura.
<<Draco cazzo! Ti prego!>> Gridò esasperato ed io entrai in lui come se lo avessi fatto innumerevoli volte, come se quello fosse il posto a cui appartenevo. Mi sentii bene, al sicuro. Arpionai le mani al suo petto e lui le strinse con le sue quasi a darmi forza, così cominciai a muovermi seguendo il ritmo del respiro spezzato di Harry. Spinsi, prima lentamente, poi sempre più veloce fino a che non arrivai al limite liberandomi in lui e accasciandomi sul pavimento al suo fianco, sfinito.
<<Adesso sì che non possiamo più tornare indietro.>> Borbottò Harry, passandosi una mano tra i capelli. Sorrisi. 
<<Come se questo ti dispiaccia.>> Lo presi in giro, malizioso. Lui arrossì nuovamente.
Stette per dire qualcosa, ma il rumore assordante di uno scoppio ci fece alzare velocemente per capire cosa stesse succedendo.
<<Vestiti, veloce.>> Dissi, facendo lo stesso.
Corremmo fuori, salendo in fretta le scale, fino a quando una luce abbagliante non ci fece fermare. Al di fuori del castello il platano picchiatore era in fiamme.
La pioggia fitta ed i tuoni in lontananza fecero presagire fosse stato a causa di un fulmine, ma sia io che Harry sapevamo si trattasse di altro. Il fuoco era di un blu scuro che sfumava in fiamme arancio-rosse, facilmente classificabile come magico. 
Poi ci fu un altro scoppio, questa volta più vicino. Vidi Harry avvicinarsi alla vetrata più vicina, in silenzio.
<<È lui non è vero?>> Disse come a volerne la conferma da me, o solo ammetterlo a se stesso. Misi un piede avanti all'altro e gli buttai le braccia al collo.

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Titanium || Drarry (REVISIONATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora