DRACO
<<Posso aprirlo?>> Harry, se ne stava seduto, di fronte all'albero, ammirando i vari pacchetti finemente incartati, con faccia sognante. Tutti i miei amici, così come i suoi ci avevano lasciato i loro regali prima di andare via, e noi avevamo deciso di metterli tutti insieme, sotto l'albero della sala comune Serpeverde. Era lì che passavamo la maggior parte del nostro tempo, grazie al fatto che nessuno dei miei compagni fosse rimasto, ed era lì che avremmo aperto i regali.
Il moro li guardava, rapito, come un bambino in una fabbrica di caramelle.
<<No sfregiato. Aspetta per lo meno alla mezzanotte.>> Risposi risoluto, sorridendo, e guardandolo dalla mia postazione sul divano.
Avevamo passato le ore precedenti stesi sul mio letto, a parlare del più e del meno. Un po' per combattere la noia, un po' perché entrambi sentivamo la necessità di scoprire il più possibile della vita dell'altro.
<<Oh andiamo, Dray. Voglio aprire solo il tuo.>> Mi fece gli occhioni dolci, cercando di incantarmi, usando persino il mio nomignolo. Accennai una smorfia.
<<Da quando, sarei diventato Dray?>> Chiesi, alzando gli occhi al cielo. Lui sbuffò, incrociando le braccia al petto.
<<Da quando hai confessato di amarmi, quindi adesso alza il culo e vieni qui, così posso aprire il mio regalo.>> Disse, arrabbiato. Scoppiai a ridere, perché doveva essere così carino?
<<E' così carino quando si arrabbia.>> Sibilai tra me e me. Il viso corrucciato di Harry si trasformò in una maschera di pura sorpresa.
<<Tu parli il serpentese? Sei un rettilofono?>> Chiese nella stessa lingua, non riuscendo a contenere l'entusiasmo.
<<A quanto pare non è un dono raro come si dice in giro.>>Risposi, sibilando nuovamente, in tono saputo. Il moro chinò lo sguardo, imbronciato.
<<Conosco così poche cose di te.>> Si lamentò a bassa voce, torcendosi le dita, nervoso.
Sbuffai e prendendo la coperta con la quale mi ero fatto calore fino ad un attimo prima, andai a sedermi al suo fianco, buttando la stoffa sulle spalle di entrambi. Harry mi guardò, come avrebbe fatto un cucciolo indifeso. Provai a sorridere.
<<Conosci quello che serve. Ed è più di quello che riservo agli altri. >> Risposi enigmatico, senza sbilanciarmi. Mi sarebbe costato troppo, dire ad alta voce che lui era quello a cui avevo mostrato i miei sentimenti e le mie paure, facendomi vedere per quello che ero davvero, senza maschere. Harry abbassò di nuovo lo sguardo, non prima di avermi sorriso timidamente, annuendo.
Dal suo atteggiamento capii che fosse davvero desideroso di sapere di più, ma fosse anche restio al chiederlo apertamente.
<<E va bene. Chiedimi pure quello che vuoi.>> Rinunciai, alla fine, sospirando. Mi ero ripromesso di non vederlo più triste a causa mia. E poi, eravamo pur sempre a natale, no?
E a Natale si è tutti più buoni.
<<Qual è il tuo colore preferito?>>Chiese con gli occhi scintillanti per l'emozione. Scossi la testa. <<Verde.>> Sussurrai, prima di distogliere lo sguardo dai suoi occhi, per non esserne maggiormente condizionato. Harry annuì.
<<Il mio è il grigio.>> Disse di rimando, con un sorrisino malizioso. <<Materia, preferita?>> Continuò. Io presi a scuotere il pacchettino di forma circolare lasciatomi da Zabini, cimentandomi nell'impresa di capirne il contenuto.
<<Pozioni.>> Dissi, poi, dopo averci pensato. Oltre ad essere il preferito del professore, ero bravo in quella materia, e concentrarmi sui diversi ingredienti e tempi delle pozioni, mi rilassava. <<Davvero ti piace quella roba? Non si capisce niente.>> Mi riprese lui, ridendo. Annuii convinto. <<Non oltraggiare la mia arte, solo perché tu sei negato.>> Lo punzecchiai io, tirandogli un pizzicotto sulla pelle del fianco leggermente scoperta, a causa della felpa che si era sollevata.
Lui rise sereno.
<<Va bene, va bene.>> Rinunciò subito, così gli rivolsi la stessa domanda, curioso.
<<Io credo di non avere una materia preferita qui ad Hogwarts. Ma posso dire con certezza di non invidiare i babbani e la loro matematica.>> Confessò, quasi disgustato dal solo parlarne. <<Cosa fai nel tempo libero?>> Continuò poi, senza rinunciare al suo terzo grado.
<<Non dovrei dirtelo, ma... Mi rimpinzo di cioccolata e poi impongo ai miei gorilla di allenarsi con me per paura di ingrassare.>> Ammisi senza peli sulla lingua e per un solo istante temetti di sentire le risate di scherno del moro echeggiare nella stanza, ma ci fu solo un ghigno d'assenso. <<Mi piace. Dovrei cominciare a fare lo stesso.>> Affermò, invece, Harry, sorridendomi felice, e tremare il cuore. Avevo passato sette anni a fare finta che fosse mio nemico e solo adesso riuscivo a capire che quel suo sorriso era la cosa più bella che esistesse sulla faccia della terra. <<Ma tu a loro non lo dire. Pensano che io lo faccia per farli migliorare nel Quidditch.>> Bisbigliai nel suo orecchio, come a confessargli un segreto.
La mia bocca era ad un millimetro dal suo lobo, così ne approfittai per sfiorarlo con la lingua, per poi soffiarci sopra, lentamente. Harry rabbrividì.
<<A me invece piace giocare a scacchi magici.>> Rispose piano, distratto dal mio attacco improvviso. Ridacchiai.
<<Continueremo ancora a lungo? Perché, sai Potter... ci sarebbero altre cose costruttive da fare per passare il tempo fino alla mezzanotte.>> Dissi facendogli un occhiolino scherzoso.
<<Tipo cosa?>> Mi provocò lui, malizioso. Sorrisi, felice dell'occasione, lanciando il pacchetto che stavo analizzando al suo posto sotto l'albero, per spostarmi ancora più vicino al ragazzo. <<Tipo questo.>> Sussurrai sulla sua bocca, annullando la distanza che c'era tra noi e baciandolo lentamente.
Il moro per tutta risposta mi prese per il maglione e mi tirò sopra di sé, mentre io prendevo ad accarezzargli il petto, al di sotto della felpa. Possibile che non riuscissi a resistergli, nemmeno per dieci minuti? Ero talmente attratto da lui, che finivo inevitabilmente per desiderare di averlo più vicino. Non mi bastava parlare con lui, avevo bisogno di toccarlo, baciarlo, farlo mio...
Non era la prima volta che avevo un'attrazione del genere per qualcuno. Mi era capitato già altre volte di stare insieme ad un ragazzo, quasi esclusivamente per il sesso, ma con Harry era diverso persino quello. Era come se non ci limitassimo a far unire i nostri corpi, ma comunicassimo con essi. L'intimità di quel gesto era il mio modo più diretto di fargli capire quanto ci tenessi a lui.
La mia bocca si divise, per un attimo da quella del moro. Gli tolsi velocemente la felpa e successivamente sfilai la mia maglietta, fermandomi a guardare il torso nudo di Harry, sorridendo sornione. Non lo avrei mai creduto, ma il moro aveva davvero un bel fisico, non era muscoloso, ma il ventre piatto e gli addominali leggermente definiti, gli davano un'aria sensuale e atletica. Gli anni di Quidditch avevano davvero fatto un ottimo lavoro con lui, non si poteva dire di certo il contrario.
<<Sei davvero figo, sai?>> Mi ritrovai a bisbigliare, e per poco non svenni per la mia stessa confessione al confine dell'assurdo. Lo avevo appena detto ad alta voce?
Arrossii violentemente, cominciando a maledirmi mentalmente per il mio essere stato così sfacciato e fuori luogo, ma Harry mi sorrise dolcemente, ed io dimenticai anche il mio nome.
<<Oh, al diavolo.>> Commentai, prendendo i polsi di Harry, e tenendoli fermi sulla sua testa, prima di baciargli il collo, divertendomi a succhiarlo e morderlo, godendo nel sentire i suoi gemiti soffocati. Aveva provato a mordersi il labbro per non fare troppo rumore, ma il suono che stava uscendo dalle sue labbra, era persino più erotico. Sorrisi, passando ad un altro punto della sua pelle, senza fermare la mia tortura.
Speravo che i segni che gli stavo lasciando, rimanessero su di lui più tempo possibile, così che tutti avrebbero capito a chi apparteneva. Harry inarcò la schiena, facendo scontrare il suo bacino con il mio. Gemetti, prima di mettergli una mano sul fianco, in modo da non farlo dimenare, e baciarlo sulle labbra. Harry sorrise sulla mia bocca, liberò le mani dalla mia presa, e scostandomi da lui, mi spinse sotto di sé, ribaltando le posizioni.
Gli occhiali, che fino a quel momento erano sopravvissuti, per chissà quale miracolo, caddero a terra con un tonfo. Harry non si voltò nemmeno a vedere dove fossero atterrati, troppo occupato a guardarmi, affannato e desideroso, a cavalcioni su di me.
<<Siamo ancora troppo vestiti, non credi?>> Chiese, malizioso, facendomi dubitare che stessi vivendo la realtà. Come era passato dall'essere il goffo e insicuro Harry, a quella pericolosa e sensuale macchina? Ogni minuto che passava, mi rendevo conto che ciò che pensavo e avevo sempre creduto sul suo conto, fosse del tutto falso.
Avevo immaginato che Harry fosse un debole: un debole carino e bisognoso di affetto, ma pur sempre un debole; mi ero immaginato il suo essere buono e gentile, il suo essere affabile e simpatico, ma adesso capivo che era solo una mia fantasia. Harry si stava rivelando ironico, intraprendente, simpatico, sensuale... Persino meglio di come me lo sarei aspettato.
Forse adesso sarebbe stato persino più difficile fare a meno di lui.
Harry si tolse i pantaloni, insieme ai boxer, prima di chinarsi su di me. Con la mano scese lentamente, lungo la linea del ventre, e senza fermarsi, si infilò nel mio intimo.
Il suo sorriso si allargò, quando il suo palmo si scontrò con la mia erezione.
Gemetti rumorosamente, rabbrividendo, mentre lui cominciava a muovere la mano su di me. <<Cazzo, Harry.>> Ansimai, chiudendo gli occhi.
Harry faceva scivolare via l'intimo, liberando la mia erezione e facendomi tirare un sospiro di sollievo che si unì agli innumerevoli gemiti.
<<Oh sì genio. Si chiama proprio così.>> Rispose lui ridendo, approfittandosi della sua posizione di superiorità per prendermi in giro. Lo fulminai con lo sguardo, anche se capii in fretta di non poter essere molto credibile in quel momento, affannato ed eccitato sotto di lui.
Le nostre eccitazioni si scontrarono nuovamente, questa volta senza ostacoli, prima che il moro riprendesse a muovere la mano sulla mia, esperto. Morsi il labbro inferiore, incapace di reagire al suo ritmo cadenzato.
Mi chiesi chi gli avesse insegnato ad essere così bravo, ma poi mi diedi del coglione da solo. Come potevo farmi venire proprio in quel momento il pensiero di lui insieme a qualcuno che non fossi io? Harry stette per scendere con il viso verso il mio ventre, così senza pensarci due volte lo tirai su di me, prima che riuscisse a farlo. Avevo bisogno di sentirlo mio.
Lo baciai di nuovo, questa volta con più urgenza, ma pochi secondi dopo, Harry mi fermò, guardandomi con un sorriso timido e allo stesso tempo famelico. Trattenni il respiro.
<<Possiamo farlo a modo mio?>> Chiese malizioso. Cercai di leggere nel suo sguardo ciò che aveva in mente, e trovai la voglia, il desiderio e la perversione.
<<Mi stai chiedendo quello che penso?>> Chiesi, guardandolo scettico. <<Perché la mia risposta è no, Harry.>> Continuai, deciso. Lui si imbronciò.
<<Non puoi semplicemente fidarti di me?>> Domandò, carismatico. Io imprecai.
Probabilmente me ne sarei pentito, ma Harry era Harry. E io mi fidavo di lui, anche se non avevo il coraggio di dirlo ad alta voce. Chiusi gli occhi, e lasciai che la sua bocca si appoggiasse alla mia, in un bacio lento e rassicurante.
<<Perché sei così persuasivo?>> Sussurrai. Lui ridacchiò, facendomi batter il cuore ancora più forte. Stavo vivendo un sogno, ne ero convinto. Era impossibile che Harry fosse così sicuro di sé. Ero finito in un mondo parallelo, e mi stava addirittura piacendo.
Sentii la sua mano risalire l'interno coscia, poi un dito fece irruzione nella mia entrata e per poco non urlai per quell'intrusione non richiesta. Forse potevo fare marcia indietro e tornare al mio posto da attivo? Nessuno mi aveva mai detto che faceva così male.
<<Tranquillo, poi passa.>> Mi rassicurò l'altro, stringendo un po' di più la presa sul mio fianco, per evitare spostamenti che avrebbero finito solo per procurarmi altro dolore.
Cominciai ad ansimare pesantemente, vergognandomi di me stesso e cercando di contenermi. Ero sempre stato io, quello a comandare il gioco, ad avere il coltello dalla parte del manico.
Un secondo dito si aggiunse al primo penetrandomi dolcemente seguito da un altro bacio, questa volta sulla guancia.
<<Rilassati.>> Incitò il moro, una volta che anche il terzo dito prese posto nella mia apertura facendomi bloccare il respiro. Una fitta mi colpì proprio nel punto in cui le dita sembravano lacerare la pelle ad ogni entrata. La sensazione fievole di benessere si scontrava con quella di profondo disagio. Era davvero così che ci si sentiva ad essere i passivi?
Per miracolo divino le dita del moro uscirono definitivamente, ma non riuscii nemmeno a tirare un sospiro di sollievo perché queste vennero subito sostituite dal membro del Grifondoro, che con riguardo era entrato dentro di me, prima lentamente, poi con una spinta decisa. Arpionai le mani alla sua schiena, trattenendo le urla. Perché mi ero lasciato trascinare in quella situazione. <<Tutto bene?>> Sussurrò nel mio orecchio, con il suo tono roco, fermandosi per accertarsi di poter continuare con le sue spinte.
<<Tutto bene un cazzo.>> Sbottai, stringendo gli occhi, per evitare di cominciare a lacrimare. Harry mi accarezzò il viso, preoccupato.
<<Devo smettere?>> Chiese, ansioso. Presi un respiro profondo, incapace di parlare.
Harry lo prese come un assenso, e stette per togliersi di dosso, ma io fui più veloce, e lo attirai nuovamente a me, scuotendo la testa.
<<Continua.>> Mormorai. Per qualche secondo il moro non fece nulla, come se fosse indeciso se prendermi sul serio o meno, ma quando io misi le mie gambe attorno alla sua vita, per favorirgli l'entrata, lui riprese il ritmo. I primi momenti furono atroci, e per poco non rinunciai a tutto, lanciando in aria Harry, poi però, le spinte si fecero più sopportabili, fino a diventare quasi piacevoli. Man mano che quella lenta agonia andava avanti, sentivo sempre meno dolore e velocemente mi lasciai trasportare dalle spinte, sentendomi sempre più vicino al culmine.
Venimmo insieme, l'uno sull'altro, crollando sfiniti sul pavimento.
<<Non rifaremo mai più una cosa del genere.>> Sbottai, tenendo gli occhi chiusi.
Harry si sporse su di me, baciandomi a fior di labbra.
<<Questo è ancora tutto da vedere, Malfoy.>> Disse, sfidandomi con lo sguardo. Alzai una mano, rivolgendogli il dito medio.
HARRY
Era passata meno di un'ora, e dopo aver fatto la doccia, immersi nel silenzio nervoso di Draco
-apparentemente, ancora arrabbiato con me- avevamo deciso di andare a cenare in sala grande. I corridoi erano vuoti, ma il biondo aveva insistito affinché mettessi il mantello di mio padre, per lo meno fino a quando non fossimo usciti dai sotterranei.
Draco camminava a pochi passi da me, così per quasi metà del tragitto, potei bearmi silenziosamente della vista del suo fondoschiena. Più che altro ero preoccupato di sapere se stesse bene dopo quello che era successo, dato che il suo zoppicare leggermente mi rendeva abbastanza nervoso, così come il suo silenzio.
Gli avevo chiesto diverse volte se avesse avuto bisogno di qualcosa, e se si sentisse bene, ma lui mi aveva liquidato con un ''Fanculo, Sfregiato'', facendomi rinunciare.
Era pur sempre un Malfoy, ero certo che non avrebbe mai ammesso ad alta voce di essersi sottomesso a me, ed essersi persino fatto male.
Eravamo quasi arrivati, quando sentii di passi in lontananza. Vidi Draco irrigidirsi per poi continuare a camminare, facendo finta di nulla, fino a quando davanti a noi non spuntò il professor Piton. Rabbrividii, cercando di essere il più silenzioso possibile, nascondendomi inutilmente dietro Draco, anche se sapevo di essere invisibile.
<<Professore.>> Salutò il biondo, quando i due si scontrarono quasi. Il professor Piton guardò Draco dall'alto in basso, con i suoi occhi piccoli ed indagatori.
<<Signor Malfoy. >> Mormorò. <<C'è stata una forte presenza di magia oscura nella scuola l'altra sera. Tutti gli alunni si sono radunati nella sala grande, ma lei non c'era.>> Disse, vacuo. <<Dovrebbe essere più cauto.>> Continuò, con le braccia incrociate al petto, autoritario.
<<Sappiamo entrambi che non posso coprirla sempre. Se gli altri professori chiedessero spiegazioni...>> Fissò Draco, imperturbabile. Il biondo annuì.
<<Mi spiace, Signore. Sono stato nei dormitori per tutto il tempo.>> Disse, facendo capire al più grande che quella sarebbe stata la versione ufficiale dei fatti. Piton annuì, poi continuò per la sua strada.
Una volta arrivati alle porte della sala grande, Draco lasciò che entrassi per primo, così tolsi il mantello e lo precedetti, andandomi a sedere al tavolo dei Grifondoro.
Molti si girarono verso di me, curiosi. Avevo saltato diversi pasti, così come Draco, e probabilmente, dopo essere stato assente anche a quella che Piton aveva descritto come una riunione di tutti gli studenti presenti in Sala Grande, gli altri avevano cominciato a chiedersi che fine avessi fatto. Sospirai, cominciando a mangiare. Dopo tutto il movimento che avevo fatto, il mio stomaco brontolava così tanto da chiedermi se non fossi l'unico a sentirlo.
Malfoy si unì alla cena diversi minuti dopo, sedendosi al suo tavolo con un cenno di finta indifferenza nei miei confronti. Sorrisi a me stesso. Probabilmente certe cose non sarebbero cambiate mai tra me e lui, soprattutto davanti alla gente.
Scossi la testa e guardai verso il tavolo dei professori, dove le uniche ad essere presenti erano
la McGranitt e la Cooman che, con fare sospetto, bisbigliavano parole che risuonavano confuse attraverso la sala. Mi chiesi che cosa stessero confabulando.
Una fitta alla testa mi distolse da quei futili pensieri, colpendomi tanto forte, che il mio budino alla frutta, poco prima nelle mie mani, finì rovinosamente a terra.
Il rumore fu tanto forte che tutti si voltarono verso di me, compreso Draco. Provai a fargli un cenno, ma la cicatrice cominciò a bruciare, e io mi presi la testa tra le mani.
Le mura di Hagwarts scomparvero, e tutto quello che vidi fu un posto del tutto sconosciuto.
Il cuore batteva forte, mentre mi guardavo intorno, confuso.
<<Dov'è tuo figlio Lucius?>> La voce suadente e sibilante di Voldemort attraversò la mia mente come se fosse stata trasmessa attraverso un amplificatore, dritta nel mio cervello.
<<Non è qui, non è vero?>> Chiese, ancora, alzando la voce. Rabbrividii. Era una visione? Non era la prima volta che mi capitava, ma mi sentivo comunque terribilmente confuso.
Cercai di concentrarmi sulle voci e sul luogo dal quale stessero provenendo.
Mi ci volle meno di un secondo per riconoscere Malfoy Manor. Ricordavo che in una delle riunioni dell'Ordine, si stava parlando del fatto che il Signore Oscuro fosse lì, e che la dimora di Draco era diventata la nuova casa delle forze del male.
<<Mio signore... lui sta svolgendo la sua missione ad Hogwarts.>> Lucius era inginocchiato davanti al Signore Oscuro, con la testa bassa, e la voce spezzata dalla paura.
<<Non mi fido di lui, Lucius.>> Carezzò quel nome con infinita e sadica dolcezza. <<Ha assunto fin troppi comportamenti sfuggenti.>> Continuò. <<Non è da tutti rinunciare ad un opportunità così grande, datagli dal più grande mago oscuro di tutti i tempi.>> Concluse pensieroso.
<<Mio signore. E' solo un ragazzo, abbiate fiducia.>> Provò allora l'uomo, umilmente piegato verso il pavimento in marmo. Ad ogni frase che pronunciava, sembrava che il suo viso fosse sempre più vicino al pavimento.
<<Fiducia? Ne ho riservata ben troppa a Draco. E Severus ha dovuto rimediare ai suoi errori. Draco è un codardo, proprio come suo padre.>> Lucius fremette, prostrato e spaventato.
<<Non sei d'accordo con le mie parole, Lucius?>> Il Signore Oscuro si alzò dalla sua seduta, Nagini, che fino a quel momento gli era stata al fianco, ad ondeggiare silenziosa, parve seguire i suoi movimenti, strisciando al suo fianco, naturale.
<<Vi prego Signore...>> Supplicò Lucius, con un filo di voce, ma fu del tutto superfluo.
<<Avada kedavra!>>***
HERMIONE
Viaggiare in macchina, in giro per Londra, mi trasmise una sorta di serena tranquillità.
Kevin guidava in modo pacato e sicuro, e la musica di sottofondo che aleggiava nell'abitacolo, rendeva il momento ancora più idilliaco.
La notizia della morte dei genitori di Kevin, mi aveva sconvolta, e per i primi minuti, non avevo voluto saperne nulla di uscire o di andare a divertirmi. Kevin, però, mi aveva fatta ragionare, chiedendomi dolcemente di andare insieme a lui, così avevo cercato di godermi il più possibile di momenti di ''normalità''. Avrei potuto passare solo altri pochi giorni in compagnia del ragazzo, prima di tornare ad Hogwarts, ed anche se non ero dell'umore adatto, volevo approfittarne. Chissà cosa sarebbe successo quando me ne fossi andata. Kevin sarebbe di nuovo sparito nel nulla? Era una possibilità che non potevo ignorare... Sospirai.
<<Sei stanca?>> Chiese il castano, accennando un sorriso.
Mi girai a guardare le innumerevoli buste dei nostri acquisti, posizionate sui sedili posteriori e mi liberai in una risata schietta.
<<No. Per niente. Abbiamo soltanto camminato per tutta la giornata, facendo spese pazze. Per giunta senza nemmeno pranzare.>> Risposi ironica. Ero stanca morta, anche se dovevo ammettere che la giornata era stata davvero gradevole. Kevin mi aveva tenuta per mano per tutto il giorno, sorridendomi e tirandomi su di morale, ogni qual volta il mio viso tendeva ad oscurarsi. Era un ragazzo davvero forte.
<<Oh. Smettila Jean. So che ti sei divertita.>> Mi punzecchiò lui, ammiccando verso di me. Gli feci la linguaccia.
<<Solo un po'.>> Lo rimbeccai io, facendolo ridere.
Una volta arrivati a casa, e scaricato tutte le buste dalla macchina al salone, ci buttammo sul divano e ordinammo una pizza, aspettandola con una birra alla mano.
<<Stai bene?>> Chiese Kevin. Annuii.
<<Sto bene, credo. E' che avrei voluto esserti vicina quando ne avevi bisogno, ma tu hai preferito tenermi alla larga, e non è una cosa che posso cambiare.>> Sorrisi malinconicamente.
<<Jean, se te lo avessi detto, chissà cosa avresti fatto. Saresti stata capace di trasferirti alla Durmstrang per non farmi sentire solo. Avevo paura che rinunciassi a qualcosa di importante, per seguire me.>> Mi spiegò, appoggiando la mano libera sulla mia gamba. Scossi la testa.
<<E tu non sei importante?>> Chiesi di rimando.
<<Non avrei potuto chiederti qualcosa del genere per il mio egoismo.>> Sbottò.
<<Avrebbe dovuto essere una scelta mia.>> Risposi, risoluta.
<<E tu mi avresti seguito?>> Domandò, in un soffio.
<<Forse, o forse no. Ma in qualunque caso, non mi sarei sentita buttata fuori dalla tua vita come è successo.>> Confessai. <<Sai come mi sono sentita quando mi hai scritto quella lettera? Come se avessi tagliato il filo sottile che ci legava.>> Continuai.
<<Non ti ho mai voluta allontanare dalla mia vita, Jean.>> Mi prese la mano, avvicinandosi a me. <<Devi credermi.>> Supplicò. Annuii.
<<Ti credo, ma per favore, da adesso in poi, non sparire più.>> Ricambiai la stretta. Kevin si avvicinò al mio viso, ma proprio quando le sue labbra stettero per toccare le mie, suonò il campanello. Kevin sbuffò, infastidito, ma si alzò e andò alla porta.
Io ne approfittai per sedermi meglio, e calmare il mio battito irregolare, portando i capelli dietro le orecchie, in un gesto imbarazzato.
<<La pizza.>> Kevin si rimise seduto, mettendomi il cartone sulle gambe.
<<Mi mancava vivere da babbana.>> Sospirai.
<<A me manca vivere da mago.>> Confessò, invece, lui, aprendo il suo cartone e cominciando a mangiare, evitando il mio sguardo.
<<Credo che dopo un po' mancherebbe anche a me.>> Annuii, in accordo.
Lui si girò verso di me e mi guardò felice. Poi mi tolse la fetta di pizza che stavo mangiando, dalle mani, e la addentò senza troppi complimenti.
<<Ehi, ma quella era la mia pizza.>> Borbottai contrariata. Lui rise, spontaneo.
<<Adesso dovrai darmi un pezzo della tua.>> Gridai poi, partendo all'attacco verso il suo cartone. Kevin lo scostò di lato, facendosi avanti con il volto, così quando mi lanciai su di lui, il mio viso si scontrò con il suo. Per un secondo le nostre labbra furono tanto vicine da sfiorarsi, prima che lui si sporgesse, baciandomi.
<<Forse dovresti rubare anche gli altri pezzi.>> Sussurrai, ironica. Lui scoppiò a ridere.
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Titanium || Drarry (REVISIONATA)
Fanfic"Sarebbe colpa mia? Sarebbe colpa mia se siamo i due lati opposti della medaglia? Se io sono il ragazzo che Voldemort cerca di eliminare e tu un figlio di mangiamorte? È colpa mia se tu dovresti cercare di uccidermi consegnandomi ai tuoi ma ti ostin...