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Aura è uscita; la luce notturna riflette sulle candide lenzuola arrotolate su se stesse su una metà del letto vuota ma ancora calda. Si è apprestata a percorrere in punta di piedi quel pavimento infuocato, rischiando di bruciare insieme alle passioni. Ora la vedrai alla finestra, seduta sul davanzale, un calice in mano, a dondolare le gambe nel vuoto e a lasciare che il vento le scompigli i capelli. Dolce e furente, calma e tempestosa. Imparerà a digerire meglio queste minestre di pensieri e piccole delusioni, pucciandoci dentro grissini di dispiaceri e mandando giù tutto con un bicchiere di empatia, rimuovendo i residui di verdura tra i denti con uno stecchino di rassegnazione. E il buio non proteggerà per sempre, ma Aura imparerà a restare in silenzio, a fare meno rumore quando tornerà su quella finestra, la notte successiva. Imparerà a digerire prima ancora di aver mangiato, digiunerà per lasciare spazio al dolce tanto atteso. E se non arriverà il dolce, si terrà nella dispensa la farina e il cacao per farsi una torta di compleanno. Sarà la sua festa, ci sarà solo lei, nel buio della stanza. Una sola goccia di tristezza, una soltanto, a sgorgare dall'occhio sinistro per spegnere la candelina. Imparerà a restare in silenzio, Aura, quando la torta finirà e la dispensa si riempirà di minestre. Imparerà a restare in silenzio quando da quel davanzale scivolerà giù.

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