Man In The Mirror

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-Siamo pronti Michael- disse uno scagnozzo da dietro la porta, lo guardai e pensai di aver fatto un ottimo lavoro, Michael era bellissimo e impeccabile nei suoi 50 anni portati bene grazie anche ai vari ritocchini degli anni, ma lui non ne era convinto, era inquieto, triste e continuò a bere vino e sbiascicare parole strane, si guardava allo specchio e ogni ritocco doveva essere perfezionato ancora e ancora, fino allo sfinimento.

Michael soffriva di una grave forma di dismorfofobia, il suo sguardo severo che si osservava così duramente e la sua ricerca continua della perfezione scovando l'imperfezione qualora non ci fosse ne fu la prova lampante.

Mi dispiacque molto, riscontrare quello sguardo addolorato e troppo duro, era un bell'uomo, lo era stato davvero, ma non sembrava rendersene conto anzi, si giudicava ancor più duramente di come i giornali lo definivano e questo può essere una condanna continua per qualsiasi essere umano, specie per la più grande star di tutti i tempi.

-Tutto bene mr J?- chiesi alzandogli il viso con un dito, so che certe confidenze non si prendono con i clienti, specie di quel calibro, ma in quello stato non si sarebbe ricordato di nulla, gli pulii il lato della bocca dove c'era una piccola sbavatura di rossetto e mi sorrise dolcemente.

-Oh Katy- fece di no con la testa.

-Perchè sta bevendo?- il suo sguardo mutò improvvisamente, mi sembrò terrorizzato, spaventato, smarrito, stava vagando dentro la sua paura, dentro un qualcosa che non riuscii a comprendere a pieno.

Guardò il bicchiere vuoto a lungo prima di rispondermi, forse stava cercando le parole giuste per farmi comprendere quello che stava provando, o semplicemente non voleva dirmelo, esitò qualche secondo, prese un bel respiro e mi guardò negli occhi.

-Non voglio andare, voglio continuare ad allenarmi a casa, vedi, non mi sento completamente al sicuro- al sicuro? Che cosa intendeva con al sicuro? Non potei mai chiederglielo perché la sua guardia del corpo ci avvisò che era l'ora di andare, lo osservai semplicemente uscire dalla stanza con uno sguardo triste e sconsolato, sembrava un uomo davvero solo e mi dispiacque per lui.

Quando rientrò dopo circa dodici ore dalla sua uscita era sfatto, era il primo giorno di prove e non mi volle intorno a sé, mi avrebbe detto lui quando raggiungerlo, probabilmente non si fidava ancora e lo capivo. Percepivo la sua diffidenza nei confronti degli sconosciuti, dopo tutto quello che gli avevano fatto passare forse era il minimo tentare di tutelarsi in quel modo. Lo osservai lasciarsi cadere sulla sedia per farsi struccare, chiuse gli occhi e appoggiò la testa sullo schienale, presi i prodotti per struccarlo e iniziai a passare del cotone sul suo viso stanco dove comparve una piccola ruga d'espressione sulla fronte, sembrava preoccupato.

Karen mi aveva detto chiaramente di non disturbarlo qualora fosse tornato dalle prove stanco, che non avrebbe risposto se gli avessi fatto delle domande e che dovevo solamente fare in modo di struccarlo nel minor tempo possibile per permettergli di riposare il maggior numero di ore.

Passai dal viso al corpo e fu lì che Michael con uno scatto mi prese la mano per fermarmi.

-È uno scempio- disse aprendo gli occhi e osservando il suo petto nudo, lo osservai attentamente sapendo benissimo che avevamo due concezioni totalmente differenti della parola "scempio", sicuramente era una malattia difficile con cui convivere, per chi doveva conviverci, e sicuramente chi è affetto da vitiligine conosce bene ciò che Michael ha provato negli anni, ma forse avrebbe dovuto valorizzare questa malattia invece che condannarla e nascondersi.

Non sono nessuno per giudicare, anzi, non posso neanche lontanamente comprendere cosa si provi a portarsi addosso questo peso, tutti i giorni, per decenni, posso solo parlare sulla base di ciò che ho vissuto con Winnie Harlow, che ha reso una malattia un pregio e un marchio di riconoscimento, la diversità la viviamo con gli occhi di chi ci giudica, che siano gli altri, o semplicemente noi stessi.

-Chiuda gli occhi mr J.- dissi togliendogli la camicia lentamente, si lasciò fare affidandosi a me. Passai una crema sul suo torace, lo sentii sospirare.

-Tanto tempo fa, conobbi un uomo con la sua stessa malattia- non so cosa stessi facendo realmente, so solo che le parole mi uscirono di bocca ancor prima di averle pensate -lo osservai definirsi un mostro davanti gli occhi di tutti, sin da bambino il suo aspetto mutò, la sua pelle iniziò a schiarirsi fino ad assumere un colorito slavato, le macchie che mostrava furono la prova della malattia che lo colpì. Pianse quando la sua pelle mutò fino ad avere quell'aspetto che lo faceva tanto soffrire. Osservava la gente fissarlo con occhi sgranati abbassando sempre lo sguardo ad ogni persona che incontrava lungo il suo cammino. Si lasciò condizionare da ciò che gli altri pensavano- le macchie iniziarono a mostrarsi, erano sempre più piccole e impercettibili ma c'erano -molti lo guardavano come se avesse una rara malattia infettiva, nessuno sapeva bene cosa fosse e nessuno andò oltre al giudizio e alla paura. Molti non volevano toccarlo per paura, per paura dell'ignoto ma una donna scorse in lui una bellezza rara, senza eguali, gli mostrò che molte delle sue macchie erano a forma di vari stati del mondo. Se tu non mostri la bellezza che ti contraddistingue, anche gli altri non la vedranno, se continuerai a denigrarti, anche gli altri continueranno a farlo perché convinti che il tuo giudizio su te stesso sia veritiero. Ogni macchia presente sulla tua pelle, mostra uno stato del mondo che hai in dono, come la tua forza, dentro di te hai un mondo da raccontare, da salvare, da cullare dentro le tue forti braccia. Anche quando sarai stanco delle persone che ti giudicano, continua a sorridere perché c'è chi vive per il tuo sorriso.- lo vidi sorridere dolcemente, mi sedetti davanti a lui -da allora quell'uomo cercò con tutte le sue forze di cambiare ciò che la gente pensava partendo dal giudizio di cui lo avevano sempre circondato, cercò tutti i modi per rendere l'insolito ordinario, facendo comprendere alle persone che nessuno in questo mondo è completamente comune e che dentro di sé aveva un mondo da raccontare, un amore da condividere, l'amore per la musica, per la vita, per le persone. Abbattendo barriere, condividendo esperienze, mostrando un modo di amare non convenzionale, diventò un esempio per molti e trovò la felicità negli occhi di chi lo amava- sorrise dolcemente tenendo gli occhi chiusi, struccai lentamente il suo volto, sembrava rilassato, ogni muscolo del suo corpo lo era per lo meno e questo dice tanto di una persona quando si affida ad un 'altra. 

-È una storia che ha inventato per me o l'ha realmente vissuta?- mi chiese incuriosito, le sue mani strinsero le mie dolcemente, quel contatto così semplice mi fece vibrare l'anima, una melodia per lo spirito ed il corpo.

Michael emanava intorno a sé una sorta di aurea positiva, non esistono termini che possano esprimere a sufficienza quanto l'essenza di Michael si potesse percepire senza vederlo, in realtà non lo seppi nemmeno io, nel momento in cui la raccontai mi sentii assorbita dalle parole che pronunciavo come se mi appartenessero, come se non fossero mai uscite ma che le avessi lì sulla punta della lingua, erano semplicemente uscite senza pensarci troppo.

-Non so spiegarlo- dissi abbassando lo sguardo -non lo so nemmeno io- mi accarezzò la mano.

-Grazie Katy, di cuore- si alzò e mi lasciò sola con i miei pensieri e una tormenta dentro al cuore.


Nato per AmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora