This Is It

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Il giorno dopo Michael non volle truccarsi come di consueto, ma mantenne un look più naturale, forse stava iniziando a sentirsi a suo agio con le persone che lo circondavano, applicai solamente le sue creme viso. Sembrò di buon umore, canticchiava sottovoce un motivetto che mi rimase nella testa per tutto il giorno, scoprii più avanti che il nome di quel motivetto era una vera e propria canzone che mi accompagna tutt'ora nei momenti difficili, The Lost Children.

-Oggi sono proprio felice- disse sorridendomi prima di uscire scortati da John e Jafaar.

Mi portò allo Staples center dove molte persone lo stavano attendendo per le prove, mi presentò a tutti, anche a Kenny Ortega che mi abbracciò dolcemente, era davvero gentile. Fu qualcosa di unico e irripetibile.

Vedere lo spettacolo di Michael dal vivo mi portò all'interno di un mondo che andava oltre all'immaginario per quegli anni. Tutto ciò che era ancora in via sperimentale, Michael lo collaudò nel suo futuro tour.

Sembrava a suo agio e tutti dipendevano da lui e pendevano dalle sue labbra, aspettando un riscontro o un commento sul lavoro svolto, nel complesso era un bel gruppo, io rimasi in disparte ad osservare tutto, che non era ancora ultimato ma in via per essere perfezionato. 

Quello che Michael stava costruendo per i telespettatori, i suoi fan e non di tutto il mondo, era appassionante, ti trasportava in un mondo fatto di meraviglia e stupore, mi sentii una bambina al suo primo giorno a Disneyland, il suo carisma e la sua empatia si percepivano nel solo osservarlo ancor prima di aver aperto bocca.

Ammetto di aver pianto con il video introduttivo di Earth song, ma la storia raccontata al suo interno andava oltre ad una semplice storia, nascondeva più di un messaggio d'incoraggiamento. Sembrava volesse ricreare, attraverso la magia e lo stupore, una sorta di spettacolo in cui tutte le anime del mondo potessero ritrovarsi per sentirsi vicine, parte di un unica realtà che li rendesse indivisibili, positivi, consapevoli che insieme siamo una forza per far sì che le cose cambino, che i governi ci ascoltino, che le fabbriche la smettano di inquinare e così via.

Lo spettacolo di Michael era incentrato anche su questo, sul cambiamento, sull'introspezione e sull'avere una maggiore consapevolezza del potere che abbiamo nella nostra vita, e sulla vita degli altri, la speranza che, con la gentilezza e l'amore si possa creare un mondo diverso, un modo più unito e migliore per tutti. Una goccia in mezzo all'oceano può fare la differenza per un'altra persona e creare così una scia, un movimento di ribellione e di consapevolezza su ciò che stanno facendo al nostro pianeta, su ciò che volontariamente o non, stiamo facendo al prossimo. Michael mi lasciò estasiata, stupita, accecata dalla luce che portava dentro di sé e che rifletteva sulle altre persone.

Il modo in cui trattava i suoi collaboratori era del tutto sconosciuto, quando iniziai a lavorare ero solo uno strumento per far brillare l'artista in questione, ma lui, nonostante fosse la star, faceva risplendere chiunque collaborasse con lui, creando così un team che all'unisono rendevano lo spettacolo sfolgorante, esaltante, entusiasmante.

Erano tutti felici e grati di collaborare con MJ, tutti pendevano dalle sue labbra, dalla sua estrema professionalità, conosceva la sua musica alla perfezione e anche se non sapeva leggere le note sugli spartiti, il suo orecchio assoluto gli permetteva di esprimere le sue preferenze su tutto ciò che riguardasse la sua musica e questo lo faceva per ogni strumento, attraverso la sua voce.

Attraverso le sue idee per lo spettacolo, la sua visione avveniristica per i video e gli effetti speciali presenti, era riuscito a creare un concerto ricco di emozioni e colpi di scena, era un perfezionista nato. Osservava e cercava la perfezione minuziosamente in ogni minimo particolare, non si dava pace finché non la trovava e così, di rimando, anche le persone intorno a lui volevano compiacerlo, dare il massimo mostrandogli che potevano regalargli un'esperienza fuori dall'ordinario, che ne erano in grado e che la scia positiva che si portava dietro condizionasse anche loro per andare oltre ai propri limiti.

-Siete voi i primi a creare dei muri nella vostra testa. Non lasciatevi condizionare, non ascoltate i vostri pensieri, siamo stati creati per superare ciò che è stato limitato, per andare oltre le barriere che hanno plasmato per poterci frenare. Spezzando le catene che imprigionano il pensiero, riusciremo a volare così in alto da sentirci inebriati dalla luce che possiamo donare- disse Michael fermando i musicisti.

Mi ritrovai molto nel suo modo di lavorare e di vedere le cose, era qualcosa che andava al di là di voler fare bene, era una ricerca della perfezione, di andare oltre alle proprie capacità per creare qualcosa di davvero unico e innovativo, qualcosa di mai esplorato.

-È pazzesco- gli dissi nei camerini, mi sorrise dolcemente spaventandosi per la mia irruzione nella stanza, ero talmente eccitata che non mi ricordai di bussare, il cuore mi batteva a mille e le mani iniziarono a tremarmi, l'emozione che stavo provando era qualcosa di mai provato -è straordinario Michael, tu lo sei. Non pensavo si potesse creare qualcosa di così bello...-

-Tu dici?- mi guardò stupito, come se quello che stessi dicendo non fosse del tutto veritiero -Quindi ho una nuova fan?- sorrise divertito -Vorrei che mi dessi del tu, oramai ci conosciamo meglio- annuii sorridendo.

-Sì, quello che vuoi dire, quello che trasmetti, va al di là di qualsiasi cosa che abbia mai visto in vita mia, sono contenta di averlo vissuto in anteprima- mi misi a saltellare per la felicità -i tuoi messaggi abbattono qualsiasi barriera, il 3D ad un concerto poi... Dio mio Michael sarà straordinario!- ero elettrizzata e se ne accorse e compiacque al tempo stesso.

-Sono contento che Karen ti abbia mandata in mio aiuto- si sedette stanco sulla poltrona -sei una ventata di aria fresca in mezzo alla tempesta- non capii a fondo quella frase ma mi rese felice, al momento, mi fece sentire parte di qualcosa che andava al di là di ciò che pensavo fosse nelle mie possibilità e capacità. La libertà d'espressione e di pensiero che caratterizzavano Michael e che lo contraddistingueva mi mostrò un uomo diverso da quello rivelato a tutto il mondo, capii il motivo per cui i suoi fan più intimi si sentissero così vicini alla sua persona e anima, sentii parlare persone che lo descrivevano alla perfezione pur non avendolo mai conosciuto.

-Hai bisogno di riposare mister J.- lo guardai attentamente nel suo insieme per la prima volta, sembrava molto stanco, i suoi occhi chiusi e le labbra contratte in una sorta di smorfia di dolore mi rattristarono, sembrava comunque teso anche se sereno per aver dato un senso a quella giornata di duro lavoro.

-Non riesco a dormire, è più forte di me, ho troppe cose per la testa, troppe idee, troppa adrenalina. Ho bisogno del mio medico- mi fece un cenno come per andare a chiamarlo.

-Il tuo medico è a Encino Michael- mi guardò stupito.

-Giusto. Andiamo allora, mi sistemerai una volta a casa- tornammo a Encino, lungo il tragitto non parlammo, Michael rimase ad occhi chiusi con il viso schiacciato sul vetro, sembrava stremato. Quando rientrammo a casa sparì per un'ora intera e quando tornò il suo sguardo non era perfettamente lucido ma aveva qualcosa di strano, qualcosa che non compresi a pieno.

Si sedette davanti a me e giocherellò con una ciocca di capelli che gli cadeva lungo il viso, la girò tra le dita mentre mi osserva attentamente con quel suo sguardo profondo che dice tutto e niente.

-Ho pensato che vorrei parlare di più di come i nostri ragazzi subiscano il bullismo nelle scuole, di quanto il crescere in determinati ambienti li formi per diventare adulti pieni di rabbia e dolore- lo guardai negli occhi, sbiascicava -c'è troppo dolore nelle scuole, i nostri ragazzi subiscono il bullismo passivamente mentre i genitori non si rendono conto della sofferenza dei propri figli per gli impegni sempre più gravosi nella quotidianità. I ragazzi... non costruiscono un rapporto di fiducia con l'adulto, si limitano a rinchiudersi nel loro mondo e a subire senza fare nulla. Cadono in depressione perché non sanno come affrontare le parole, la cattiveria, i rapporti interpersonali e di rimando i propri coetanei che li bullizzano, non sanno che danno permanente recano agli altri ma cercano di risollevarsi innalzandosi davanti agli occhi altrui.

Bisogna insegnare l'amore nelle scuole Katy, l'empatia, il rispetto reciproco, degli animali, della natura, del diverso, imparando ad amarlo, a conoscerlo, renderli consapevoli prima che sia troppo tardi e che si perdano i veri valori dell'esistenza- era stralunato, la sua testa ciondolava, quindi fu difficile per me dargli ascolto come avrei dovuto e voluto, ma mi preoccupai principalmente di come stesse in quel momento.

-Che cosa ti ha dato Conrad?- chiesi osservandolo attentamente.

-Ti ho detto che puoi darmi del tu, ma non ti ho permesso di intrometterti nella mia vita- si alzò di scatto e se ne andò lasciandomi sola con mille pensieri per la testa.


Nato per AmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora