prologo

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"FREDDIE! È PRONTO A TAVOLA!" mi chiamò mia madre dalla cucina.

Chiusi svogliatamente il PC correndo giù per le scale, per raggiungere mia madre, trovandola davanti ai fornelli.

"Oh tesoro, sei già qui, visto che ci sei prepara la tavola." solo in quel momento mi resi conto che della cena non c'era nemmeno l'ombra.

"Ma mamma! Mi avevi detto che era pronto!"

"Lo so, ma solitamente quando ti chiamo prima che ti degni di presentarti passa anche un'ora, ma oggi sei arrivato presto. Quindi prepara, dai."

"Non è vero! Lo dici solo perché vuoi che prepari la tavola!" ribattei scocciato, ogni volta era sempre la stessa storia.

Stesi la tovaglia e tirai fuori dal frigo l'acqua, aprii il mobile dove tenevamo i piatti prendendone due, indeciso se prenderne un terzo.

"Uhm... Mamma?"

"Sì, tesoro?" disse mia madre, girandosi verso di me smettendo per un attimo di mescolare delle zucchine nella pentola.

"Papà doveva arrivare sta sera?"

Dopo la mia domanda, lei abbassò lo sguardo, riportandolo sulle zucchine.

"Sai che abita a Los Angeles..."

"Sì, ma ogni mese viene qui, la settimana scorsa mi aveva detto che sarebbe arrivato oggi."

"Ha avuto un imprevisto al lavoro e non è potuto partire... è il capo di un'azienda, ha delle responsabilità..."

"È già il secondo mese che non viene, avere un figlio non è una responsabilità?"

"Freddie, sai che Louis ti vuole bene..."

"Vorrei solo che facesse più parte della mia vita... ho 17 anni, mamma, non sono più un bambino."

"Lo so, ora per favore mangiamo, proverò a chiamarlo e chiedergli di venire un altro giorno di questo mese, ok?"

Annuii, arrendendomi. Mio padre non era mai stato molto presente nella mia vita, avevo sempre vissuto a Londra con Briana, mia madre.

Erano giovani quando lei rimase incinta, non si erano mai neppure sposati, sapevo di essere stato una gravidanza indesiderata, un errore, un preservativo rotto.

I miei si erano lasciati dopo poco, e mia madre venne qui a Londra, dove lavorava come commessa in un negozio. Non guadagnava tantissimo, ma con il suo stipendio ed i soldi che ci dava mio padre per il mantenimento, riuscivamo a vivere una vita normale e tranquilla.

Solitamente mio padre veniva qui una volta al mese, rimaneva una settimana e poi tornava a Los Angeles, dove era a capo di un azienda, non sapevo di preciso di cosa si occupasse, ma a quanto pare aveva sempre tantissimo lavoro.

Quando veniva qui dormiva nella stanza degli ospiti, che più che degli ospiti ormai era camera sua. Nell'armadio c'erano dei suoi vestiti e sugli scaffali dei libri che possedeva da ragazzo.

Qui aveva le cose della sua adolescenza, che non gli erano utili a Los Angeles, quando lavorava.

Quando ero bambino mi divertivo a farmi raccontare cosa faceva, mi leggeva i suoi libri preferiti e mi cantava delle canzoni, con il suo microfono.

Aveva sempre amato cantare, ed io avevo sempre amato la sua voce, è così soave, tranquilla, spesso mi diceva che avrebbe voluto diventare un cantante.

Subito dopo cena entrai in camera sua, sedendomi sul letto con il cellulare in mano.

Da lui era primo pomeriggio, quindi lo chiamai.

Il Mio Diario - LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora