tredici

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Era una serata di pioggia, ci eravamo riuniti tutti a casa di Leo, come le prime volte.
L'unica differenza era che eravamo in un sacco, stretti sui due divani e le sedie, nel salotto che rappresentava l'inizio di tutto.
Mi faceva così strano pensare che fossero passati solamente due mesi e mezzo da quando avevo conosciuto i ragazzi, era come se fossimo amici da una vita.
Il nostro legame si rafforzava ogni giorno di più e non passava giornata in cui non ci vedessimo, anche solo per una sigaretta in piazza.
Pensavo a come la mia vita era cambiata, da quella che ormai sembrava una lontanissima sera.
Ero cambiata radicalmente, sembravo e mi sentivo un altra persona.
Avevo ripreso la mia vita in mano e me la stavo godendo, più che potevo.
Ero accerchiata da persone che mi volevano bene e che mi aiutavano, sempre e comunque, nel bene e nel male.
Ero talmente affezionata ad ognuno di quei ragazzi, che una giornata senza di loro, mi pareva una giornata persa.
Mi avevano risollevata dal buco in cui ero sprofondata, facendomi tornare una persona forte e felice.
Era straordinariamente bello svegliarsi la mattina, senza quel macigno nel petto che mi corrodeva l'anima da un po' di mesi a questa parte.
Quel bruttissimo periodo sembrava ormai qualcosa di veramente lontano.
Adesso avevo riacquisito il mio equilibrio mentale ed ero finalmente soddisfatta di me stessa.
Finalmente dopo tanto tempo, non annegavo, ma stavo imparando a nuotare.

Come dicevo, eravamo tutti riuniti a casa del castano.
Era una delle solite serate tranquille, divise tra alcool, canne, chiacchiere e risate.
Avevo passato la settimana a letto con la febbre, così avevo deciso di rimanere del tutto sobria, almeno per una sera.
Mavi si stava scolando la quinta birra ed ormai, era già bella che andata.
Rideva con gusto, a qualsiasi cosa le si dicesse e la spensieratezza nei suoi occhi mi metteva allegria.
Ogni volta che la guardavo, sentivo il mio cuore battere più forte, esprimendo quanto bene le volessi.
La bionda rappresentava tutta la mia famiglia, era una delle cose più belle che avevo, insieme ai ragazzi.
Non sapevo davvero come ringraziarla per avermi fatto conoscere le persone che, insieme a lei, mi aveva totalmente stravolto la vita.

"Giuls lasciamene un sorso"sbuffò mentre le toglievo il bicchiere di mano, avvicinandomelo alle labbra "voglio finirlo io".
"Ammò mi sembra che tu abbia già bevuto abbastanza"Marco rideva al mio fianco, mentre cercavo di fermarla.
"Piccola, basta"intervenne il biondo, con il suo dolce tono di voce, prendendo per mano la sua ragazza e facendola sistemare sulle sue gambe.
"Ma io volevo bere un altro goccio di birra"incastrò la testa nell'incavo del collo del fidanzato, facendo scoppiare a ridere tutta la sala.
"vado a fumarmi una sigaretta"Occhi Verdi si alzò , prendendomi per mano e invitandomi a seguirlo.
Mi alzai dopo di lui, stringendogli la mano mentre posava il braccio sulle mie spalle.
Mi sedetti sulle sue gambe, mentre si accomodava sulla sedia del terrazzino.
Gli presi il viso tra le mie mani per guardarlo negli occhi, arrossati e lucidi dalla fattanza.
"Tutto bene ninni?".
"Si, sono fattissimo"bofonchiò accennando un sorriso "ho perso il conto stasera".
"Non esagerare, mi raccomando"gli lasciai un bacio sul naso, mentre con un braccio mi cingeva i fianchi e con l'altro tirava fuori il pacchetto.
Mi porse una sigaretta e posò la testa sul mio petto.
"Vuoi che andiamo via?".
"Tra poco si"sussurrò, lasciandomi un bacio sul petto.
"Andiamo da te?" gli accarezzai i capelli, facendogli posare la testa sul muro, con gli occhi socchiusi.
"Scegli tu, mi basta stare con te ninni".

Unì le nostre labbra, punzecchiando immediatamente la mia lingua con la sua.
Mi prese in braccio, senza mai interrompere il bacio, mentre con fare deciso mi portava verso la sua camera.
Si sedette sul letto, portandomi giù con se e facendomi stendere sopra di lui.
Mi sfilò la maglietta e io feci lo stesso con la sua, finché non iniziai a sentire una brutta sensazione.
"Andrea scusami, ma non ci riesco"sussurrai, scendendo dalle sue gambe.
"Qual'è il problema?"sospirò per quella che sembrava la millesima volta.
Non era la prima volta che lo respingevo, mi sentivo piuttosto in colpa ma, nonostante fossi una persona diversa, i fantasmi del passato si facevano ancora sentire.
Ogni volta che cercavamo di andare oltre, mi sentivo addosso le luride mani di Lorenzo, che passavano sul mio corpo, umiliandomi e facendomi del male.
"Sono io"sussurrai mettendomi a sedere.
"Non ti fidi di me Giu"l'espressione sconfitta sul suo volto mi fece stringere il cuore in una morsa, ma ciò che più mi ferì fu il tono con cui parlò.
Come poteva pensare che non mi fidassi di lui?
Nonostante tutto ciò che avevo passato, era stato il primo ragazzo con cui ero riuscita ad aprirmi di nuovo.
"Pensi davvero questo?"mi allontanai leggermente da lui "pensi davvero che io non mi fidi di te?".
"Non è questo.."il fatto che non mi guardasse in faccia, fece salire la rabbia che iniziava a farsi spazio dentro di me.
"Come puoi dire una cosa del genere? Pensi davvero che dopo tutto quello che abbiamo passato io non mi fidi di te? Sul serio?"alzai la voce più di quanto volessi "Non ci posso credere".
"No, ho sbagliato non volevo dire questo, è solo che.."intervenni, senza lasciargli il tempo di terminare la frase.
"Andrea cazzo, sei la prima persona con cui io mi sono aperta dopo la mia relazione precedente.
Sei il primo ragazzo che mi ha baciata, toccata e con cui mi sono aperta dopo di lui. Pensi veramente che dopo tutto quello che ho passato e che stiamo vivendo insieme io non mi fidi di te? Ma come ti viene in mente!
Non hai idea di quanto mi sia stato difficile aprirmi nuovamente con qualcuno, eppure con te l'ho fatto, perché mi hai preso dal primo momento in cui ti ho visto.
Mi fido ciecamente di te, e grazie al nostro rapporto sto riuscendo a superare i traumi del passato. Ma ci sono certe ferite che si devono ancora rimarginare. Vuoi sapere perché mi blocco ogni volta che stiamo per andare oltre eh? Lo vuoi sapere"presi un respiro profondo, aspettando una sua risposta.
"Giù, io mi dispiace non volevo.."
"Perché ogni volta che mi toccava, lo faceva per farmi del male. Mi obbligava a fare sesso anche quando non volevo. Se rifiutavo, si passava alle maniere forti! Ecco perché non riesco ancora ad andare oltre. Credimi, lo vorrei, più di qualsiasi altra cosa. Vorrei riuscire a lasciarmi andare, con te"mi alzai in piedi, iniziando a gesticolare come una pazza.
"Piccola mi dispiace. Non era quello che intendevo dire, devi credermi"sussurrò, alzandosi con me.
Mi prese una mano, ma io la ritirai istintivamente.
"Per favore, voglio stare da sola"presi la felpa, il pacchetto di sigarette e le mie cose, uscendo poi di casa.
Salii in macchina, fermandomi un attimo.
Avevo il fiato corto, per quanto avevo parlato.
Misi in modo e feci partire l'auto, con il cuore che batteva all'impazzata.

SantanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora