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Le emozioni che mi aveva trasmesso quel bacio erano inspiegabili.
Non riuscivo a togliermi dalla testa le sue labbra sulle mie.
Ormai i miei sentimenti per lui erano palesi e il fatto che la cosa sembrasse reciproca mi metteva di buon umore.
Però come al solito le mie paranoie mi bloccavano, infatti, dopo che quella sera mi aveva accompagnato a casa, non avevo fatto altro che sviare le sue proposte di vederci.
Le scuse disponibili stavano terminando e per quanto mi sentissi una stronza nel trattarlo in questa maniera, avevo troppa paura.
Non riuscivo a pensare a un "noi" che non terminasse in modo tragico, come nella mia storia precedente.

Finalmente Matteo aveva chiesto alla bionda di ufficializzare la cosa ed erano più affiatati che mai.
Spesso mi ritrovavo il biondo a gironzolare per casa, anche quando lei non c'era.
Gli avevo parlato della situazione con Andrea e lui mi aveva rassicurato, dicendo che se non ero pronta per fare un passo avanti, sicuramente il moro mi avrebbe aspettata.
Mavi, invece, era completamente contraria a come mi stavo comportando, ma fortunatamente non mi giudicava.
Conosceva a memoria tutte le mie paure e insicurezze e anche se non era d'accordo, mi appoggiava.
Le sue parole e i suoi consigli erano ciò che mi aiutava di più nei momenti di crollo.

Sfortunatamente mi ero presa il raffreddore, tosse e mal di gola non mi abbandonavano mai.
Era venerdì sera, sarei dovuta andare a casa di Leo insieme agli altri, ma non me la sentivo proprio e decisi di rimanere a letto.
Inizialmente Mavi pensò che fosse una scusa, ma dopo aver verificato con cura che le mie condizioni erano pessime, mi aveva lasciata in pace.
Avevo chiamato Andrea per dirgli che non sarei potuta andare, ma il suo tono era un misto tra l'infastidito e il dispiaciuto e mi sentì in colpa.

Il rumore del campanello interruppe i miei pensieri.
Ero sul divano a guardare un film, avvolta in una coperta.
Mi diressi verso la porta di casa con passo lento, ma appena guardai lo spioncino il mio cuore si blocco.
Andrea era fermo davanti al portone, con lo sguardo basso.
Presi un respiro profondo e aprì la porta di casa, trovando immediatamente i suoi occhi posati su di me.
Era più bello del solito.
Indossava un giaccone bianco, beige e nero, con il cappuccio della felpa che veniva fuori.
Con mio piacere notai che non portava gli occhiali e le sue iridi erano in bella vista, più rapitrici che mai.

"Ciao"accennai un sorriso che però non venne ricambiato.
"Posso entrare?"aveva la faccia seria e il tono di voce basso.
Annui e mi  accostai alla porta per farlo passare, ma questa volta non mi sfiorò neanche.
Quando mi voltai lo trovai in piedi, a braccia conserte.
Il tutto mi metteva molta ansia e paura.
"Perché mi stai evitando?".
Andrea era così, andava dritto al punto, senza giri di parole.
"Non ti sto evitando" il mio tono mi tradì, non sapevo mentire e lui ne era perfettamente cosciente, perché alzo un sopracciglio.
"È tutta la settimana che trovi scuse per non vedermi. La scusa 'non mi sento bene' con me non regge più, ti conosco"il suo tono accusatorio mi ferì.
"Sono tre giorni che ho il raffreddore e non mi sento bene. È stata una settimana impegnativa"sospirai.
"Se quello che è successo non ti è piaciuto basta che me lo dici"iniziò ad alzare il tono di voce e sentì una morsa allo stomaco.
"Non è questo. Te l'ho detto, non mi sento bene"cercavo di rimandare il più possibile il momento della verità, sapendo che in realtà era già arrivato.
"Giuls per favore, sii sincera, ho bisogno di saperlo"sussurrò con voce fleibile.
"Avevo bisogno di pensare e starti lontana mi sembrava il modo migliore per farlo"feci un passo verso di lui, ma indietreggiò.
"Mi stai dicendo che per te quel bacio non ha contato nulla?" Il suo sguardo era carico di frustrazione e rabbia.
"Non ho detto questo, è solo che.." la sua voce incazzata mi interruppe.
"È solo che cosa? Che problema c'è? Dici sempre tante cose ma non dimostri mai niente" il suo tono era talmente incazzato che mi fece quasi paura.
Una lacrima mi rigò la guancia.
"Ho paura"sussurrai abbassando lo sguardo.
Il silenzio da parte sua mi costrinse ad alzare la testa.
Il suo sguardo si addolcì e fece un passo verso di me, azzerando i pochi metri che ci separavano.
"Di cosa hai paura?"ormai le lacrime avevano iniziato a rotolare giù dalle mie guance e Occhi Verdi me le asciugava delicatamente con il pollice.
Odiavo parlare di quella storia, ma meritava delle spiegazioni.
"Possiamo sederci?"sussurrai senza guardarlo in faccia.
"Certo"mi prese per mano e, sedendosi sul divano, mi fece accomodare sulle sue lunghe gambe, avvolgendomi i fianchi con le braccia.
In braccio a lui sembravo più piccola di quanto non fossi realmente.
Presi un respiro profondo e mi schiarì la voce, cercando di tranquillizzarmi.
Anche solo il fatto di dover pensare alla mia storia con Lorenzo, mi mandava nel panico e venivo sopraffatta dall'agitazione.

"Prenditi tutto il tempo che vuoi"la sua voce calda, chiusa in un bisbiglio, mi provocò una scarica di brividi lungo la schiena.
Iniziai a raccontargli tutta la storia per filo e per segno.
Dai primi appuntamenti alle prime litigate, dalle mie prime volte alle sue prime alzate di mani, dalle prime scenate di gelosia, all'ultima, finita in modo tragico.
Quel giorno, mi ricoverarono con un trauma cranico.
Lorenzo, vedendo, la foto dello staff del ristorante aveva notato la mano di Mattia appoggiata sulla mia spalla e aveva dato di matto.
Mi sembrava che i pugni e gli spintoni non finissero più, ma mi resi conto che il peggio era passato quando mi risvegliai in una stanza di ospedale con Mavi che piangeva di fianco a me.
Da lì avevo capito che era il momento di farla finita.

Più fornivo dettagli, più gli occhi del moro si facevano cupi e le sue braccia stringevano la presa su di me.
Finito il "racconto" respiravo a fatica e gli occhi mi bruciavano per via del trucco mischiato alle lacrime.
"Porca puttana"sussurrò.
Non proferì parola ed io abbassai lo sguardo.
"Mi dispiace così tanto piccola. Io non ne avevo idea, scusami se ti ho attaccato in quel modo io.."non gli lasciai il tempo di terminare la frase che posai le mie labbra sulle sue.
Non volevo parole di compassione, volevo solamente lui.
Inizialmente si irrigidì, poi iniziò a ricambiare il bacio, tenendomi più stretta a sè.
Le sue morbide labbra mi mandavano in estasi e il sapore di menta che le caratterizzava  rendeva il tutto ancora più bello.
Il calore che mi trasmetteva Andrea solo con un bacio non era esprimibile a parole.
Lo sentivo, lo percepivo.
Occhi Verdi stava rimettendo insieme i pezzi del mio cuore.

SantanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora