otto

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quando riaprì gli occhi, la prima cosa che vidi furono delle pareti bianche.
Abbassando lo sguardo, notai che il mio corpo era coperto da una camicetta da ospedale e le mie braccia piene di lividi.
Alzando gli occhi, avvertii un forte senso di fastidio alla testa, così li chiusi lentamente e appoggiai nuovamente la testa sul cuscino.
Poi con delicatezza li dischiusi e girai la testa, vedendo la figura di una persona sul letto di fianco al mio.
Mettendo a fuoco realizzai che era il moro, con gli occhi chiusi e il respiro pesante, stava dormendo.
Era talmente bello che mi presi un momento per guardarlo.
I lineamenti distesi e rilassati, lo facevano sembrare meno serio e "minaccioso" di quel che era.
Le labbra dischiuse e il petto che si abbassava e rialzava a seconda del respiro gli conferivano un aria tranquilla e serena.

Lo chiamai con voce fleibile, ma non si mosse.
"Andre"ripetei e tirando un sospiro, Occhi Verdi aprì gli occhi, girando la testa nella mia direzione.
Appena realizzò si alzò con uno scatto e si avvicinò a me.
"Ninni"mi prese la mano e la sollevò delicatamente.
"Perché sono qui?"il suo sguardo era un misto tra la tenerezza e la preoccupazione.
"Ne parliamo dopo, come ti senti?".
"Mi fa male la testa, ma sto bene"sorrisi debolmente e lui ricambiò.
"Vado a chiamare il dottore"mi lasciò un bacio sulla testa e sparì dietro la porta, prima che potessi ribattere.
La mia mente iniziò a vagare, cercando di ricordare qualcosa che riguardasse quella sera, invano.
Non riuscivo neanche a capire se si trattasse di quella prima, o se fosse passato più tempo.
Improvvisamente la porta si aprì, mentre un uomo alto e grosso con un camice bianco faceva il suo ingresso.
"Oh signorina finalmente si è svegliata"aveva un sorriso amichevole e sembrava molto gentile.
Sorrisi lievemente e lui iniziò a farmi un sacco di domande riguardanti la mia salute.
Dopo aver ricevuto le risposte, mi comunicò che fosse normale che non ricordassi niente: avevo rimosso le 24 ore precedenti perché ero in stato di shock.
Mi comunicò che quella sera mi avrebbero dimessa e, dopo un cenno della mano, uscì dalla stanza.
Chiusi gli occhi e cercai di fare il punto della situazione, concentrandomi sull'insieme delle cose che mi erano successe in quei dieci minuti.

Il rumore della porta mi distolse dai miei pensieri, facendomi riaprire gli occhi di scatto.
La scena che mi si presentò davanti mi spezzo il cuore.
Mavi era in piedi davanti al mio letto, con i vestiti della sera prima e il trucco sbavato dalle lacrime.
"M stai tranquilla, sto bene" fece un respiro profondo e mi prese la mano.
"Mi è sembrato di rivivere quella serata"il chiaro riferimento al giorno della rottura con Lorenzo mi fece mancare un battito.
Le coincidenze erano assurde: ero di nuovo in un letto di ospedale per colpa sua, con un dolore lancinante alla testa e la bionda in lacrime davanti a me.
"Questo giro non mi ha spaccato la testa dai"cercai di sdrammatizzare, ma lei abbassò lo sguardo con fare pensieroso.
"Dai stavo scherzando M, va tutto bene, davvero" le strinsi la mano che nel frattempo aveva appoggiato sulla mia.
Raramente avevo visto Mavi piangere, sapere che era causa mia mi fece provare un forte dolore al petto.

Dopo un po' si era finalmente tranquillizzata e adesso sorrideva
"Mi racconti la serata? Non ricordo niente".
La vidi rabbuiarsi, per poi annuire e iniziare a parlare.
A mano a mano che mi raccontava, vari flashback iniziarono a farsi spazio nella mia mente.
Si fermò all'istante.
"Tutto qui?"ero impaziente di sapere cosa fosse successo dopo che avevano chiamato l'ambulanza.
"Beh ecco, non penso sia il caso di parlarne adesso G"il fatto che a volte mi trattasse da bambina mi infastidiva.
Cosa poteva essere successo di cose grave?
"M non fare, così. Voglio sapere tutto per filo e per segno, non devi tralasciare nulla".
Mi guardò storto, ma finalmente si decise a finire.
"Beh ecco, dopo che Andrea ti ha visto in quelle condizioni è andato da Lorenzo insieme a tutti i ragazzi e l'hanno pestato a sangue".
Probabilmente la mia espressione esprimeva tutto il mio stupore, perché la bionda annuii, con gli occhi spalancati.
"Wow"sussurrai, senza parole.
"Poi ha passato le ultime 20 ore su quel letto, non si è mosso praticamente neanche per andare in bagno" indicò il lettino di fianco al mio.
Un sorriso involontario si creò sulle mie labbra, facendo allargare anche quello della bionda.
"Mi sembra quello giusto G"mi guardava con occhi sognanti.
"Penso di sì"il mio cuore esplodeva di gioia mentre pronunciavo quelle parole.
Forse sarei potuta tornare ad essere felice.
Sarei tornata la Giulia di una volta, quella sempre sorridente e tranquilla.
Quella con il cuore intero.

Dopo un paio di discussioni tra la bionda ed Occhi Verdi, la convinse a farmi andare a casa con lui per la notte.
L'idea di dormire insieme ad Andrea mi riempì il cuore di gioia ed emozione.
Dopo aver finito di parlare con Mavi, era venuto in camera ad aiutarmi a sistemarmi per tornare a casa.
Solo in quel momento ero riuscita a notare un piccolo graffio sullo zigomo e l'occhio leggermente scuro, ma non mi azzardai a fare domande.
Volevo solo passare una serata tranquilla.

Entrammo in macchina e mi posò una mano sulla coscia, guardandomi con il viso intenerito.
"Stai bene?"mise in moto e l'auto partì, uscendo finalmente dal parcheggio di quel cazzo di ospedale, in cui ero finita già troppe volte.
"Si, sto bene"appoggiai la testa sulla sua spalla e mi accoccolai al suo braccio, mentre la sua mano stringeva con delicatezza la mia coscia.
"Mavi mi ha detto che sei rimasto in ospedale tutto il tempo, grazie"sussurrai l'ultima parte della frase.
Non era abituata a dire cose così carine ad alta voce e sinceramente mi sentivo un po' in imbarazzo.
"Sarei rimasto lì dentro anche sei mesi, pur di stare con te" mi sentii avvampare e gli stampai un bacio sulla spalla.

Abitava in un alto palazzo a Milano Ovest, non tanto distante dal mio.
Il suo era un grande appartamento ben arredato, contrariamente a come ci si potresse aspettare vedendo l'edificio da fuori.
Era composto da due camere da letto, due bagni, una grande cucina e un enorme salotto che faceva anche da sala da pranzo.
Sulla cucina si affacciava un balconcino, molto simile a quello di Leo, ma molto più spazioso e ordinato.

Su grande richiesta del moro, ordinammo il Mc Donald.
Mentre aspettavamo che arrivasse l'ordine, mi prestò una sua maglietta e una tuta enorme.
Mavi mi aveva portato il necessario per cambiarmi, ma lui aveva insistito, dicendo che preferiva che indossassi le sue cose.
L'idea mi allettava alquanto, tant'è che il solo pensiero di essere invasa dal suo profumo, fece espandere uno strano calore nel mio petto.

Avevamo finito di cenare da un po'.
Il viso entusiasta di Occhi Verdi quando si era presentato il fattorino alla porta, era qualcosa di spettacolare.
Eravamo stesi sul suo letto a guardare la televisione, anche se il programma non ci interessava tanto.
Era questo il bello di passare il tempo con lui.
Passavamo le ore a raccontarci mille cose, riguardanti il passato e non.
Mi aveva spiegato che anche se grazie alla musica stavano arrivando i soldi, non voleva staccarsi dal suo quartiere di nascita.
Al centro del complesso in cui abitava,si trovava una piazza, attorno a cui si accerchiavano tutti i palazzi.
Mi raccontò che fin da piccolo ci si trovava tutti i giorni dopo scuola con i suoi amici.
Amavo quando mi parlava di loro, gli occhi gli brillavano e il modo in cui si spiegava lasciava a vedere quanto fossero importanti per lui.

"Posso parlarti di una cosa?".
"Tutto quello che vuoi ninni"mi accarezzò il fianco coperto dalla maglietta.
Alzai la testa verso il suo viso e lui bloccò con la sua mano, prendendomi le guance e stampandomi un bacio sulle labbra.
"Mavi mi ha detto che avete pestato Lorenzo" abbassò lo sguardo, indirizzandolo altrove.
"Si.."lasciò la frase in sospeso, così aspettai che ricominciasse a parlare.
"Visto che Mavi era salita con te in ambulanza, appena l'ho individuato non ci ho visto più dalla rabbia. Sapere che la persona che ti ha provocato così tanti problemi, ti ha reso così vulnerabile e insicura di te era a pochi metri da me mi ha fatto perdere la testa.
So che non ti piace la violenza e che non era la cosa giusta da fare. Ma pensare che è lui che ti ha ridotta in questo stato mi fa impazzire"la sua voce era diventata più sera e il suo volto si era indurito.
"Grazie di tutto"sussurrai.
Prima che potesse ribattere posai le mie labbra sulle sue, dando vita a un bacio dolce.
I sorrisi che si formavano sulla sua bocca ogni volta che lo baciavo, erano qualcosa di inspiegabile.
Mi provocavano un vortice di emozioni nel petto, che non sarei mai stata in grado di esprimere.
Perché Andrea era così.
Era capace di farmi provare le sensazioni più belle del mondo solo con la sua presenza.

SantanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora