nove

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Mi ero ripresa totalmente e la vita aveva ripreso il suo andamento normale.
Io e Andrea ci vedevamo tutti i giorni e a volte andavo a dormire da lui, oppure veniva da me quando Mavi era da Matteo.
Spesso mi veniva a prendere al ristorante alla fine del turno e, dopo una giornata divisa tra studio e lavoro, passare la serata con lui era l'unica cosa di cui avevo bisogno.
Le cose tra noi andavamo benissimo, eravamo felici e stavamo da Dio.
Non c'era bisogno di etichette o cose del genere per descriverci, bastava stare insieme.
Sentivo che la mia vita stava cambiando e mi stavo abituando all'idea di avere nuovamente una presenza stabile, oltre a Mavi.

I ragazzi diventavano più importanti ogni giorno che passava ed ero felice di aver finalmente ritrovato la mia strada, dopo tanto tempo.
Non c'era momento in cui mi sentissi fuori luogo.
Ero libera di poter parlare ed esprimermi come più mi piaceva, senza preoccuparmi di essere inopportuna o di troppo.
All'inizio di ogni settimana, aspettavo il weekend, per ritrovarmi di nuovo con quella che era diventata la mia famiglia.
Non importava quello che facevamo, bastava stare tutti insieme.

"Ne voglio ancora" Antonio non aveva fatto altro che bere per  tutta la serata.
Ogni volta che riempiva il bicchiere, avevo la sensazione che stesse per vomitare da un momento all'altro, ma lui andava avanti, imperterrito.
Non osavo neanche immaginare la quantità di alcool presente nel suo corpo e, ad ogni sorso che faceva, il coma etilico si avvicinava sempre di più.
Tre settimane  fa,la sua fidanzata (ormai ex), l'aveva lasciato e lui passava le serate a bere e fumare, fino a dimenticarsi perfino il suo nome.
Vederlo in quello stato mi faceva male al cuore, e non potevo fare altro che essere comprensiva, perché da un lato capivo come si sentisse.
I ragazzi cercavano di uscire il più possibile per distrarlo e tenergli la mente occupata, ma finiva sempre per bere e tornare a casa distrutto.

Dopo numerosi bicchieri di troppo, si decise a staccarsi dalla bottiglia e vomitò per terra.
"Cazzo Antò" Leo sbuffò, dando poi inizio a una serie lunghissima di bestemmie.
Presi una bacinella e stesi il mio amico su un letto, coprendolo con il primo panno che avevo trovato.
"Grazie piccola Giuls"biascicò tenendomi una mano.
"Non ti preoccupare, ora cerca di dormire però" gli posai un bacio sulla tempia e lui accennò un sorriso.
"Ti voglio bene"sussurrò prima di collassare definitivamente.
Il mio cuore iniziò a battere velocemente. Apparte Mavi, era da tantissimo che qualcuno non me lo diceva.
"Ti voglio bene anche io"con un sorriso, uscii dalla stanza.
Gli volevo bene anche io, da morire.

"Sei stata bravissima con Toni, non penso sarei riuscito a gestirmela così bene"mi strinse la mano, spostando le marce.
"Sopratutto dopo che ha vomitato"aggiunse accompagnando la frase con un risolino.
"Mavi tornava spesso in quelle condizioni l'anno scorso, quindi ci sono abituata"sorrisi guardando il mio moro.
Si fermò al semaforo e si girò verso di me, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
"Brava ninni"sussurrò prendendomi il viso e stampandomi un bacio sulle labbra.
"Grazie"ricambiai il bacio.
"Sei bellissima stasera"iniziò a tracciare una scia di baci dalla guancia al collo.
"Anche tu"chiusi gli occhi, cercando di godermi il momento.

Non ebbi neanche il tempo di mettere piede dentro casa, che le sue labbra si attaccarono alle mie in un bacio che esprimeva passione e desiderio.
Mi prese in braccio e mi trascinò nella sua camera.
Mi adagiò sul letto, continuando a baciarmi.
Il suo respiro si faceva sempre più affannoso e le sue labbra non smettevano di attaccarsi ad ogni centimetro del mio collo.
Smisi di assecondare i suoi gesti e lui se ne accorse, perché si fermò subito.
"C'è qualcosa che non va?"il suo viso era a pochi centimetri di distanza dal mio e il suo fiato caldo mi sfiorava le labbra.
Il mio silenzio lo turbò, perché mi fece scendere dalle sue gambe e mi posò una delle sue grandi mani sul viso.
"Giu ho fatto qualcosa di sbagliato?"il suo sguardo e il tono che usava per parlare dettavano preoccupazione.
Scossi la testa.
"Non ti senti pronta?"mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mantenendo il contatto visivo.
Ripetei il gesto precedente e fece un sospiro.
Inizialmente pensai se la fosse presa, poi si stese e mi attirò a sè, facendomi appoggiare la testa sul suo petto e avvolgendomi con le sue braccia.
"Scusa"sussurrai.
"Non ti preoccupare, l'importante è che tu stia bene"mi accarezzava la testa e sentivo le sue labbra premersi sulla mia tempia.
Strinsi la presa su di lui e mi misi più comoda.
"Sto bene qui con te"lo sentì sorridere.
"Anche io"con il pollice mi massaggiava la guancia.

Ad ogni suo minimo contatto il mio cuore iniziava a battere un po' più forte.
L'effetto che mi provocava il suo tocco mi eccitava e tranquillizzava allo stesso tempo.
E questo mi faceva paura.
Ma le belle sensazioni iniziavano a prevalere sulle paranoie e mi sentivo serena.
Incastrai la testa nell'incavo del suo collo mentre la sua mano scorreva sul mio dorso, provocandomi profondi brividi.
"Posso aspettare anche due anni per te"mentre parlava il suo respiro scaldava la mia fronte.
"Non devi farlo per forza"il mio tono era talmente basso che pensavo non mi avesse sentito, ma la risposta non tardò ad arrivare.
"Ma voglio farlo".
"Perché?"dopo aver posto la domanda mi sentii stupida.
Che cazzo di domanda era?
"Perché non mi sono mai sentito così, non sono mai stato così legato ad una persona e dopo tantissimo tempo mi sento felice"ricominciò a passare le sue dita lungo il mio zigomo e chiusi gli occhi al contatto.
La pazienza con chi rispose alla mia stupida domanda mi provoco un senso di piacere.
Gli posai un bacio sulla guancia e lui girò la testa, facendo poi scontrare le nostre labbra.
Questo diede al bacio una piega più dolce e delicata di quello precedente.

"Voglio che tu sia nella mia vita per davvero Ninni"mi accarezzava lo zigomo.
"Hai dato una svolta al mio tutto Andre.
Prima di conoscerti passavo le mie giornate sommersa dalla tristezza e vivevo in uno stato di agonia che mi sopprimeva. Ti devo tanto e devo tanto al rapporto che abbiamo"lo presi per le guance e lo guardai dritto negli occhi.
"Grazie a te piccola"mi stampò un bacio, facendomi svolazzare come al solito mille farfalle nello stomaco.
Non c'è posto in cui volevo essere se non li, con Occhi Verdi che mi riempiva il cuore.

SantanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora