Ero in un periodo di stress, stanchezza ed esasperazione.
Sotto esami, le mie giornate si dividevano in sessioni infinite di studio e turni allucinanti a lavoro.
Il tempo per vedere i ragazzi era molto poco, perciò le poche ore libere le usavo per stare con Andrea.
Due settimane prima, avevamo fatto un mese, eppure mi sembrava di stare con lui da sempre.
Nonostante ci vedessimo relativamente poco, le cose tra noi andavano alla grande.
Dopo l'ultimo "litigio", avevamo ritrovato la sintonia e riusciva a farmi scollegare il cervello dal mondo esterno.
Riusciva ad alleggerirmi, facendomi sentire meno stanca e stressata.Quel giorno, dovevo accompagnare il moro ad un pranzo importante, in cui sarebbero stati presenti tutti i suoi capi e i proprietari della casa discografica.
L'idea non lo allettava, anzi, aveva passato una settimana piena di ansia, continuando a ripetere che non voleva andarci e che forse sarebbe stato meglio se non si fosse presentato.
Da un lato capivo il motivo di tanta agitazione, ma dall'altro mi sembrava esagerato.
Avevo evitato di fare domande, per non peggiorare la situazione.
Sembrava veramente preoccupato, e questo non faceva altro che spaventarmi, non riuscendo a immaginare che cosa mi sarei dovuta aspettare.Chiusi la portiera dell'auto, accomodandomi sul sedile del passeggero.
Posai lo sguardo su Occhi Verdi, tutto in tiro per la grande occasione.
Era bello, come al solito.
Indossava una camicia bianca, da cui trasparivano i suoi bellissimi tatuaggi sul collo, dei jeans neri e le immancabili scarpe bianche.
Il volto teso e preoccupato, mi riscosse immediatamente dai miei pensieri.
"Ciao ammò"mi avvicinai a lui, stampandogli un bacio sull'angolo delle labbra.
"Sei bellissima,ninni" sospirò, squadrandomi da capo a piedi.
Fosse per me sarei andata in tuta, ma Mavi mi aveva svuotato l'armadio, obbligandomi a indossare l'unico vestito che si trovava al suo interno.
Mi ero truccata leggermente, per cercare di nascondere le occhiaie, che avevano preso posto sotto i miei occhi, da qualche settimana.
"Grazie, anche tu"sorrisi per stemperare la tensione, percepibile nell'aria "andrà tutto bene, queste ore passeranno in fretta".
Gli accarezzai la guancia, facendogli chiudere gli occhi sotto il mio tocco.
Amavo vedere l'effetto che gli facevo, ogni volta che lo sfioravo.
"Grazie davvero per essere venuta con me, altrimenti sarei impazzito, te lo giuro"posò una mano sulla mia coscia, strizzandola leggermente.
"Per te questo e altro".
Mi stampò un bacio sulle labbra e mise in moto, facendo partire l'auto.Arrivammo davanti ad un vecchio edificio immerso nella campagna, con tanto di campi e tanto verde.
Parcheggiò e scendemmo dall'auto.
Mi prese per mano e la strinse con forza, mentre ci incamminavamo all'entrata del ristorante.
Si fermò di colpo, iniziando a frugarsi nelle tasche.
"Voglio fumare una sigaretta prima di entrare, va bene? Tanto siamo in anticipo"il suo tono teso, il tono di voce e gli occhi preoccupati mi fecero tenerezza.
"Si,certo"lo tirai a me, circondandogli il collo con le braccia.
Lo sentì tirare un sospiro, mentre mi stringeva a se e posava un bacio sulla mia spalla.
"Piccola"sussurrò con voce flebile "Grazie davvero per essere qua".
"Non devi neanche provare a ringraziarmi"unii le nostre labbra in una cosa sola, facendolo sorridere.Dopo aver fumato, entrammo al ristorante.
Ci accomodammo al tavolo e l'incubo iniziò.Iniziai a capire il perché di tanta agitazione da parte del moro.
Nella sala erano presenti un centinaio di persone, tra cui la stampa, il quale gli facevano una domanda dietro l'altra, senza dargli nemmeno il tempo di mangiare.
Vedevo il suo volto teso e infastidito, mentre con ammirabile pazienza rispondeva ad uno ad uno, senza battere ciglio.
Le domande iniziarono a farsi più personali e indiscrete e l'ira prese posto all'agitazione.
Ero sconvolta, mai avrei pensato che ad un pranzo così formale, certe persone si sarebbero permesse di entrare così tanto nel personale di una persona, senza ritenere certi interventi troppi invadenti ed esagerati.
Capi che stava per esplodere quando vidi la vena sul suo collo gonfiarsi, ma dopo aver incontrato il mio sguardo si rilassò.
Gli rivolsi un sorriso di incoraggiamento che fece rilassare il suo viso e le labbra si schiusero in un piccolo sorriso.Sentii il telefono squillare, così per educazione, mi alzai ed uscii dalla sala, andando nel parcheggio .
Era Mavi, che voleva sapere come stesse procedendo.
Le spiegai la situazione e dopo parecchi commenti rabbiosi, sconvolti e scocciati da parte della bionda, attaccai.
Il rumore della ghiaia mi fece voltare, mostrandomi Occhi Verdi che camminava nella mia direzione.
"Chi era?"il suo volto era tirato e la voce infastidita.
"Mavi, tu come mai sei uscito? L'atmosfera si è calmata dentro?".
"No, ma stavo esplodendo e non c'eri tu" si avvicinò, fino ad arrivare ad un centimetro di distanza dalle mie labbra.
Una delle cameriere ci venne a chiamare, comunicandoci che era arrivato il dolce.
Andrea prese prontamente la mia mano, stringendola e portandosela dietro la schiena, per far sì che mi avvicinassi a lui.
Mi stampò un bacio sulle labbra e, dopo aver tirato un lungo sospiro, ci dirigemmo verso l'entrata.
Entrammo nella sala e tutti gli sguardi si puntarono su di noi.
Il dessert arrivò e con lui tornarono anche le domande scomode.
La vena sul suo collo si gonfio di nuovo e, con mia sorpresa, senti la sua mano posarsi sulla mia e stringerla con forza.
Intrecciai le mie dita alle sue e le posai sulla sua coscia.
Iniziai ad accarezzargli il dorso della mano con il pollice.
Lui se le porto al viso e stampò le sue labbra sulla mia, facendomi provare un brivido lungo la schiena.
Non riuscivo a spiegarmi come fosse in grado di essere così dolce anche in momenti di tale nervosismo.
Molti aspetti del suo comportamento, mi convinsero del fatto che io per Andrea, ero importante quanto lui per me.
Il fatto che cercasse il mio tocco o un mio sguardo per mantenere la calma, il controllo e avere un po' di rassicurazioni.Quando la sua mano si staccò nuovamente dalla mia, avverti un senso di vuoto, come prima, così la ritirai istintivamente dalla sua coscia.
Si voltò verso di me con fare confuso e riprese la mia mano, posandola nello stesso punto in cui si trovava prima.
Lo guardai interrogativa, ma dopo essersi sistemato il tovagliolo sulle gambe, riallacciò le nostre dita.
"Questione di qualche secondo"sussurrò al mio orecchio, facendomi avvampare.
Dopo averlo notato, cercò di trattenere un sorriso invano, andando a creare sul suo viso un espressione che mi sarebbe piaciuto fotografare, vista l'immensa bellezza.Dopo un paio di minuti, ecco la goccia che fece traboccare il vaso.
"Andrea, non pensa che impegnarsi con una ragazza non famosa possa peggiorare la sua immagine?".
"si faccia i cazzi suoi" si alzò ed uscì , mandando a fanculo tutta la sala.
La sua sedia cadde, facendomi sobbalzare.
Solo in quel momento mi resi conto di avere tutti gli sguardi puntati su di me, così con permesso, presi le nostre cose ed andai dietro al moro.
Lo trovai dall'altra parte del cortile con lo sguardo basso, intento a fumarsi una sigaretta.
Lo raggiunsi e mi posizionai tra le sue gambe, posando i gomiti sulle sue gambe per tenermi in equilibrio.
"Va tutto bene?" sussurrai mentre senza guardarmi, posava la testa sulla mia.
Annuendo, sbattè violentemente la fronte contro la mia, facendoci scoppiare a ridere.
"Mi dispiace per quello che ti hanno detto dentro, ma io non lo condivido , te lo giuro.
Preferirei mille volte perdere tutto questo, piuttosto che perdere te.
Io voglio stare con te Giù, non me ne frega un cazzo della mia immagine, davvero" .
Il modo in cui mi guardava, mentre pronunciava quelle parole, mi fece perdere dei battiti.
"Io ti amo"sussurrò poi, lasciandomi completamente senza fiato.
Mi ero sentita dire quelle parole centinaia di volte, senza che ci fosse una, anche solo una volta in cui fossero sincere.
Non so se fosse per il modo in cui mi guardava, per come pronunciò quella frase o per l'arco della situazione generale, ma io gli credevo.
Andrea mi amava, ed io amavo lui.
"ti amo anche io"sussurrai, prima che lui mi interrompesse, baciandomi.
Mi prese una mano e se la posò sul petto.
Inizialmente pensavo che fosse una mia impressione, ma mi sbagliavo.
Il suo cuore batteva all'impazzata e sentivo il mio, che batteva con lui.
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Santana
FanfictionDopo la sua ultima relazione, La solare e allegra Giulia è diventata una ragazza spenta e triste. Ma quando incontra Lui, la sua vita cambia radicalmente.