due

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La mattina seguente mi ero svegliata con la solita calma, quindi non mi stupì quando vidi che l'orologio segnava l'una e trenta.
La mia voglia di rimanere sotto le coperte al caldo era più alta del solito, ma dopo un po' mi decisi ad alzarmi dal letto
Mi trascinai in salotto, dove trovai Mavi come al solito già vestita in modo impeccabile.
"Finalmente, pensavo fossi morta"nonostante il mio solito alzarmi tardissimo durante il weekend, ripeteva quella frase tutte le volte.
"Inizio a preparare il pranzo?"chiese tenendo lo sguardo puntato sul televisore.
"Si, io vado a farmi una doccia"biascicai portandomi con passo strisciante verso il bagno.
Mi guardai allo specchio e non rimasi stupita nel notare che le mie occhiaie erano più grandi del solito.
Come di routine, impostai la playlist di Tedua e mi buttai sotto la doccia, con le lamentele della bionda che mi chiedeva di cambiare genere ogni tanto, di sottofondo.

Stavamo pranzando e Mavi mi parlava di come attendesse con ansia l'arrivo della sera.
A me la cosa non entusiasmava per niente, ma per non deluderla annuivo con un mezzo sorriso a tutto ciò che diceva.
"Stasera niente tuta"mi ammonì con sguardo severo.
Sbuffai e le chiesi che problema avesse con le mie tute.
"Non ho niente contro le tute, ma stasera dopo tanto esci di nuovo e voglio che tu ti metta un po'in tiro. Non ti sto chiedendo di indossare un vestito, i jeans larghi te li concedo".
La ringraziai ironicamente e lei sorrise compiaciuta mentre si infilava un boccone in bocca.
Il conoscere gente nuova non mi andava tanto a genio, non avevo voglia di uscire, figuriamoci con gente che non avevo mai visto.
Avevo perso l'estroversione e questo mi bloccava molto nel rapportarmi con gente che non conoscevo.
"Giu, andrà tutto bene"mi leggeva nel pensiero.
Mi prese una mano tra le sue e mi sorrise.
Forzai un sorriso e strinsi la sua, annuendo.
Probabilmente aveva ragione.
Sarei semplicemente uscita con della gente della mia età, ero con la mia migliore amica.
Che cosa sarebbe potuto andare storto?
Tante, tantissime cose.
Come al solito il mio subconscio non tardava nel riportarmi alle mie paranoie.
Essere positiva non era proprio il mio forte.

Quel pomeriggio Mavi lavorava, così mi dedicai allo studio.
Studiare non mi dispiaceva, era una delle poche distrazioni.
Mi immergevo nei libri e riuscivo a studiare tanto, in poco tempo.
La mia concentrazione era una delle poche qualità che avevo.
I miei voti all'università andavano a periodi, dipendeva tutto dalla quantità di ore che dovevo passare al lavoro.
Spesso i miei turni al ristorante erano pesanti e a volte coprivo quelli degli altri, che se ne approffitavano.
Ma questo rientrava sempre a far parte delle mie distrazioni e non mi pesava affatto lavorare qualche ora in più.
Mavi si arrabbiava per questo.
Diceva che non avevo bisogno di lavorare di più per distrarmi.
Ma io non l'ascoltavo, mi piaceva il mio lavoro e non ci vedevo nulla di male.

Dopo quasi 3 ore di studio, ero stranamente soddisfatta del mio lavoro.
Mi sentivo molto stanca, ero comunque rimasta tutto il tempo sui libri, facendo solamente qualche pausa per fumarmi una sigaretta.
Mi stesi sul divano e accesi la televisione con l'intento di guardare qualche serie, ma piano piano gli occhi mi si chiusero, finchè non caddi in un sonno profondo.

Mi sentì strattonare, così apri gli occhi, trovandomi davanti la bionda.
"Dai Giu alzati, dobbiamo prepararci"era nervosa e il tono preoccupato.
Mugugnai un "va bene" e mi alzai, dirigendomi in camera mia.
Aprì l'armadio e tirai fuori un paio di jeans e una tuta, avrei deciso dopo quale dei due indossare.
Indossai un top nero senza manica e sopra un felpone oversize della Trasher, dello stesso colore.
Guardai indecisa i due pantaloni, appoggiati con poca cura sul letto.
Dopo qualche minuto di meditazione, decisi di fare contenta la bionda e indossai i jeans.
Infilai dei calzini della nike neri e successivamemte le mie vans, l'unico paio di scarpe che indossavo.
Mavi fece irruzione nella stanza, fermandosi a squadrarmi con un sorriso.
"Speravo ti sforzassi un po' di più, ma in realtà mi aspettavo peggio".
"Grazie per la fiducia"il mio tono ironico le fece alzare gli occhi al cielo e mi presi qualche momento per guardarla.
Era bellissima, come sempre.
Indossava una gonna di jeans con delle calze a rete e sopra aveva un maglioncino rosso fuoco.
Gli occhi erano truccati pesantemente e le sue labbra carnose erano coperte da un lucida labbra.
"Sei bellissima"dissi, facendo allargare quel bellissimo sorriso che le occupava già la bocca.
"Sei sicura? Non è troppo?"la sua insicurezza mi faceva sempre innervosire.
L'ultima persona che poteva permettersi di essere modesta o insicura era lei.
"M stai benissimo" le brillarono gli occhi e mi strinse in un abbraccio.
"Ti posso truccare io?"la guardai contrariata, ma come al solito mi abbindolò con lo sguardo da cerbiatto, così accettai.
Con un urletto felice mi trascinò in bagno e mi fece sedere sulla tavoletta del WC.
Iniziò con la tortura, con il sottofondo delle mie lamentele per la quantità di trucco che mi stava spalmando in faccia.
Ma rimasi piacevolmente stupita quando, avvicinandomi allo specchio, non mi schifai.
"Sei soddisfatta?"alla bionda piaceva anche troppo ricevere complimenti su questo tipo di cose.
"Potevi fare di meglio"la canzonai, ricevendo una linguaccia.

Il momento tanto atteso dalla bionda era arrivato.
Matteo era sotto casa, ad aspettarci.
Mi infilai la giacca, ma mi sentii tirare il polso e mi girai.
Mavi mi prese le mani tra le sue, mentre i suoi occhi mi squadravano seri.
"Sei pronta? Sei vuoi andartene, in qualsiasi momento, dimmelo e andiamo via. Davvero Giu, non voglio forzarti a fare niente. Basta che me lo dici e torniamo a casa".
La sua premura nei miei confronti non smetteva mai di stupirmi.
No, non mi sentivo pronta, ma lei faceva tanto per me.
Era molto emozionata per quella serata e rovinare le cose per i miei problemi sarebbe stata l'ultima cosa che avrei fatto.
"Va bene, ma non ti preoccupare per me M, andrà tutto bene"forzai un sorriso per farla tranquillizzare.
Il suo viso si rilassò e ricambiò il gesto.

Fuori dal portone del palazzo c'era un ragazzo molto alto, biondo, occhi chiari.
Era vestito in modo sportivo e appena sentì i nostri passi, alzò la testa, lasciandosi scappare un sorriso.
Era oggettivamente un bel ragazzo, ma non il mio tipo, troppo belloccio.
Salutò Mavi con un caloroso abbraccio, poi posò lo sguardo su di me.
Mi porse la mano e si presentò, stringendo la mia.
Sorrisi in modo cortese e lui ricambiò.
Salimmo in macchina e il biondo iniziò a parlare, cercando di avviare una conversazione che intetessasse entrambe.
Dopo tutto era simpatico.
Ogni tanto lanciava dei fugaci sguardi alla mia bionda e lei ricambiava con dei sorrisi.
"Posso fumare una sigaretta?"chiesi cercando di usare un tono cortese.
"Giulia"mi riprese Mavi, facendo scoppiare Matteo in una fragorosa risata.
"Certo che puoi fumare"abbassò immeditamente il mio finestrino, così lo ringraziai.
L'aria fredda di Gennaio mi tagliava la faccia, ma il biondo era stato gentile, quindi decisi di non dire niente mentre mi accendevo la sigaretta.
Dopo circa 5 minuti di macchina, parcheggiò davanti a un alto palazzo grigio.
"Siamo arrivati"estrasse la chiave e aprì la portiera dell' auto, aiutandoci a scendere dal veicolo.
Era anche molto educato, scommetto che mavi stava morendo dentro.
Quel ragazzo era esattamente il suo tipo ideale, oltre a saperlo lo notavo dal modo in cui lo guardava.
Arrivammo davanti a un portone e Matteo suonò, aspettando una risposta dal citofono.
Una voce metallica chiese chi fosse e il biondo rispose, mentre il portone si apriva.

Usciti dall'ascensore ci trovammo su un pianerottolo, mentre un ragazzo ci aspettava.
Egli sorrise vedendo il suo amico e lo salutò con una pacca sulla spalla.
Era basso, castano e abbastanza carino.
Si presentò come Leonardo e strinse la mano a me e alla mia amica, dandoci il benvenuto e invitandoci a entrare in casa.
Subito un forte odore di erba e birra mi invase le narici, mentre guardavo la bionda di fianco a me strabuzzare gli occhi.
Trattenni a stento un sorriso.
Ci ritrovammo in un salotto abbastanza grande, con due divani su cui erano stesi rispettivamente due ragazzi.
Si alzarono e ci vennero incontro, presentandosi e salutando il loro amico.
Sinceramente mi aspettavo di peggio.
Erano molto cordiali e carini e devo dire che mi sentivo stranamente a mio agio, cosa che non succedeva da tanto.
Mavi cercò il mio sguardo con gli occhi carichi di preoccupazione, così le feci un sorriso confermandole che stavo bene.
Ci accomodammo sui divani e iniziammo a parlare del più e del meno, con la musica in sottofondo.
Ad un certo punto quest'ultima si fermò e i ragazzi si girarono verso un punto preciso della stanza.
"Ciao ragazze, scusate ero in bagno" a parlare fu un ragazzo molto alto, moro.
Aveva un'enorme felpa grigia, con una scritta verde al centro.
Aveva la faccia familiare, ma non riuscivo a capire dove l'avessi visto prima.
"Sei sempre il solito"rise il castano, mi pare si chiamasse Antonio.
Ero sempre stata una frana con i nomi.
Si avvicinò a noi e si presentò prima alla mia amica.
Poi si girò verso di me e mi porse la mano.
"Andrea, piacere"alzai la testa per guardarlo in faccia.
I suoi occhi si incastrarono nei miei , che si persero in delle iridi verde speranza.
In quel momento mi sembrò che il tempo si fermasse e che gli unici presenti in quella stanza, fossimo io e lui
Strinsi la mano a mia volta e mi presentai anche io, abbassando lo sguardo sul suo sorriso.
Non amavo i sorrisi con l'apparecchio, ma non riuscivo a distogliere la concentrazione dal suo.
Si sedette di fianco a me e prese in mano una birra incominciando a bere.
Le sue gambe sfioravano le mie, creandomi un formicolio spiazzante lungo la schiena.
Il suo braccio si allungò per lo schienale del divano e iniziò a giocherellare con i miei capelli, come se niente fosse.
Lo guardai confusa e lui mi rispose con un sorriso tranquillo, che mi creò una strana ma piacevole sensazione nello stomaco.
Continuavo a guardare il suo sorriso, mi trasmetteva tranquillità.
Dopo tanto mi sentivo a mio agio e la sensazione che mi inebriava mi stupiva.
Che cosa stava succedendo?

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