Terzo Capitolo

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Sometimes in our lives we all have pain, we all have sorrow. 

But if we are wise, We know that there's always tomorrow

Lean on me, Bill Withers


Clarke si trascinò su per le scale che conducevano al suo appartamento. Era distrutta. Le ultime settimane a scuola si erano rivelate più impegnative del previsto tra riunioni, verifiche e tentativi di affascinare gli studenti. A lei sembrava di metterci tutta se stessa ma dall'altra parte non sembrava ci fosse interesse. Fece girare le chiavi nella toppa e, una volta chiusa la porta alle sue spalle, le lasciò nel cestino portachiavi dell'ingresso.

"Sono a casa", disse sommessamente. Non ricevete nessuna risposta, sospirò "Raven deve essere ancora al lavoro". Si era da poco trasferita in una nuova casa, con la sua amica storica. Aveva bisogno di cambiare aria con tutto quello che era successo per cercare di ritrovarsi e per darsi un nuovo punto di partenza. Con Raven aveva un ottimo rapporto, si conoscevano da tempo e, a parte delle incomprensioni sentimentali, erano sempre andate d'accordo. Inoltre il comune dolore le aveva unite ulteriormente, rinsaldando e fortificando la loro amicizia.

Andare a vivere da lei era sembrata la decisione più ovvia per Clarke dal momento che Raven si era dimostrata, nei momenti di massimo sconforto e smarrimento, il suo faro e il suo sostegno.

Si buttò mollemente sul divano, sperando che, una volta stesa, avrebbe riacquistato un po' di forze per preparare il lavoro dei giorni successivi. Dopo essersi appisolata per una mezz'ora, prese i pacchi delle verifiche dalla borsa e li appoggiò sulle gambe.

Li guardava con aria di sfida con la speranza che si sarebbero corretti da soli. Ovviamente non sarebbe successo. Con poca convinzione prese la penna rossa dall'astuccio e aprì il primo plico. Su un foglio di servizio aveva segnato gli assenti: Charlotte non c'era il giorno della verifica. Così come non era venuta a scuola i giorni precedenti. Inizialmente aveva pensato a un'influenza ma, dopo un paio di giorni, aveva chiesto ai compagni sue notizie ma loro si erano limitati ad alzare le spalle borbottando qualcosa come: "tipico di lei" "chissà chi sta frequentando ora" "sarà in uno dei suoi soliti casini". Si era molto preoccupata; dopo la lezione su Aiace, Charlotte non era più intervenuta e non rispondeva a nessuna delle sue domande come se si fosse chiusa a riccio.

Nella riunione del giorno precedente aveva avuto il coraggio di tematizzare la questione ma i suoi colleghi l'avevano guardata con aria di sufficienza, del resto era la nuova arrivata, e avevano freddamente commentato: "non è la prima volta che succede, abbiamo avvisato spesso la famiglia della ragazza ma non hanno preso provvedimenti efficaci. Se proprio ti sta a cuore, chiama tu ma sappi che la sua situazione familiare è davvero complessa".

Clarke era uscita dalla riunione estremamente amareggiata, non sopportava essere trattata come un'incompetente; non aveva gli anni di esperienza dei colleghi, è vero, ma sapeva guardare i suoi studenti veramente. Le era proprio dispiaciuto rendersi conto che alcuni professori, il cui ruolo è quello di essere maestro, di guidare gli alunni alla scoperta di se stessi, si disinteressavano totalmente del compito educativo.

Era poi entrata in segreteria con determinazione per chiedere il numero di telefono dei genitori di Charlotte e si stupì quando scoprì che l'intestatario del numero non aveva lo stesso cognome della sua alunna, "Bellamy Blake", aveva detto la segretaria "il suo tutore".

Si era confrontata con Raven che aveva sostenuto il suo desiderio di sentire la ragazza per verificare che andasse tutto bene. Loro due erano così, davano se stesse per gli altri non per un senso del dovere o per ricevere in cambio riconoscenza ma perché era la loro natura.

Life is about more than just surviving_The100_BellarkeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora