Quinto Capitolo

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La morte non è niente, è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.

Henry Scott Holland.




La scena si svolse come al rallentatore. Tutto era immobile intorno a loro due, solamente il vento spostava i fogli da disegno caduti a terra.

Clarke non riusciva a distogliere gli occhi da quelli del ragazzo. Spesso aveva pensato a lui e al loro primo incontro e quando andava al parco si guardava intorno circospetta, temendo di vederlo comparire nuovamente ma, per sua fortuna, non era mai successo.
E ora, averlo davanti, la faceva sentire scoperta perché quegli occhi l'avevano scrutata dentro e lo stavano facendo anche ora.
Si riscosse solamente quando lo vide avvicinarsi a lei; si chinò per raccogliere i fogli e si guardò intorno cercando una via di fuga. Quando lo guardò nuovamente si era troppo avvicinato e non poteva far altro che interagire con lui.

"Le chiedo scusa principessa". Disse il ragazzo utilizzando lo stesso nomignolo dell'ultima volta. Clarke sentiva già il nervosismo aumentare, e rispose acidamente: "non si preoccupi, sto solamente aspettando una persona".  "Anche io" rispose, aggiungendo poi più a se stesso che non a lei: "Tra l'altro non vedo più Charlotte".
"Charlotte?" disse Clarke, "lei è Bellamy Blake?" "Sì, sono io. Come conosce il mio nome?"  "Io sono Clarke Griffin" disse tendendo la mano, "la professoressa di arte di Charlotte". Lui la guardò stupito, "Lei è Clarke Griffin? Mi aspettavo qualcuno di più...." "vecchio?" lo interruppe Clarke, "Mi spiace deluderla". "No, sono felicemente stupito. Ma immagino che anche lei si aspettasse qualcuno di diverso". "Sì, decisamente. Un adulto e sinceramente non mi aspettavo di vederla di nuovo".
"Mi spiace per quanto successo al parco l'altra settimana. Non volevo disturbare guardando i disegni". "Non si preoccupi" tagliò corto Clarke, "ora dobbiamo parlare di Charlotte. Non mi ha notata ma l'ho vista entrare, forse oggi ci sarà a scuola. Ho la prima ora con loro e posso farle sapere se era presente oppure no".
"La ringrazio" disse Bellamy "ma la prego mi dia del tu. Non abbiamo tutti questi anni di differenza", concluse sorridendo. "Sono d'accordo, mi dia... non darmi del lei neanche tu." Perfetto allora aspetto tue" il suono del telefono interruppe le parole di Bellamy che rispose allontanandosi di poco da Clarke e scusandosi con lei, "Ciao Murphy, dimmi. Cosa? Ci sono stati sviluppi con il caso Pike? Ora sono a scuola da Charlotte, ti richiamo in macchina. Arrivo tra poco."

A sentire il nome di  Pike, Clarke era sbiancata e trasalita ma velocemente si ricompose per non mostrare il suo turbamento davanti a Bellamy a cui però non era sfuggito. Infatti le chiese: "Clarke, ti senti bene?" "Sì, grazie. Tu di cosa ti occupi?". "Sono un avvocato e mi occupo prevalentemente di tutela dei diritti dei minorenni. Sono tutore di Charlotte ormai da qualche anno, non so se i tuoi colleghi ti hanno spiegato ma la situazione familiare è molto difficile. I suoi genitori non sono in grado di tenerla, e quindi i servizi sociali l'hanno affidata a me". "È una ragazza in gamba", disse Clarke, "ma ha un turbamento di fondo che emerge dagli occhi che tremano inquieti durante le lezioni". Bellamy la guardò profondamente colpito dalla sua sensibilità: "non puoi sapere quanto hai ragione".

Prima di salutarla aggiunse: "scusami non posso fare a meno di chiederti una cosa, spero di non offendere. Ho visto che quando ho fatto il nome di Pike sei rimasta turbata. Per caso lo conosci? Mi sto occupando del caso contro di lui e mi mancano testimoni. Per caso ti ha fatto qualcosa? Come la tua storia si lega alla sua? Puoi testimoniare?" Clarke si sentì messa con le spalle al muro e schiacciata da tutte queste domande. Nuovamente tirò su le barriere difensive e rispose velocemente "no no, non lo conosco proprio. Mai sentito. Ora devo andare, ti farò sapere di Charlotte. Buona giornata!"

Prima che Bellamy riuscisse a dirle qualcosa, Clarke si intrufolò a scuola mentre suonava la campanella. Varcata la soglia, inconsapevolmente sospirò di sollievo. La chiamata di Bellamy le aveva fatto tornare alla memoria una ferita che non voleva riaprire. Il nome di Pike le rimbombava in testa insieme ad un altro.

Life is about more than just surviving_The100_BellarkeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora