Bill non sapeva se fosse stata colpa del caldo, dello sforzo nel trovare un'idea originale, o se per il canto ripetitivo e allo stesso tempo tranquillo lo rilassava così tanto da fargli un effetto sonnifero.
Appoggiò lo zaino sul tronco spezzato dell'albero e si sdraiò sulla morbida erba del prato, lasciando che i suoi ciuffi castani si confondessero con quelli dell'erba verde.Guardò sopra di sé il cielo, completamente blu, che a differenza della sensazione triste che il colore gli aveva sempre trasmesso, sembrava gioire e sorridergli. Presto però la luce abbagliante del sole cominciò a fargli bruciare gli occhi, e per proteggersi si portò una mano sulla fronte rovente per coprire la visuale.
Era intontito dalla tranquillità che gli trasmetteva il canto degli uccelli posati sui rami dei maestosi alberi che torrevano sopra la sua testa, imponenti, che dalla sua posizione sembravano ancora più mastodontici.
Prese fuori un quaderno di piccole dimensioni.
Era rovinato, aveva praticamente tutte le pagine stropicciate e strappate, era tutto spiegazzato e alcuni fogli minacciavano di staccarsi dall'attaccatura.
Si vedeva che era passato per le mani di Richie Tozier.'Casinista' pensò, cercando di recuperare le pagine di cui Richie aveva avuto pietà, che infatti erano davvero poche.
Un foglio lo trovò, accanto al disegno di Beverly Marsh che fece quando aveva perso la testa per lei. Aveva evidenziato bene i suoi capelli rossi e corti, li trovava segno di intelligenza e forza, gli piacevano così tanto che avrebbe potuto riempire pagine con disegni della chioma della ragazza. Lasciò il quaderno a terra e tirò a sè lo zaino per prendere una matita e degli acquerelli.
Con sua sorpresa, notò che uno degli uccelli (che non era capace di distinguere, almeno non prima di conoscere lui) si era posato davanti a lui sul tronco, proprio accanto al suo zaino, con le zampe sulle bretelle. Era immobile. Non accennava nemmeno il più piccolo movimento.
Perciò Bill prese quello che gli serviva senza staccare gli occhi dal suo nuovo modello, spaventato di perderlo, e ancora prima di accorgersene lo stava già finendo di abbozzare.Linea dopo linea e cancellone dopo cancellone era finalmente riuscito ad ottenere il risultato, che fissava orgoglioso e critico allo stesso tempo. Non andava mai fiero dei suoi disegni, nonostante avesse delle capacità notevoli, faticava a convincersene e continuava ad essere insicuro su se stesso. Una cosa di cui poteva dire di andare veramente fiero, invece, erano le sue storie. I suoi amici gli dicevano che era bravo nell'uso delle parole. Proprio lui, il ragazzo-tartaglia, bravo con le parole.
Beverly Marsh, la sua prima cotta, l'aveva scoperto mentre scriveva alla cava, e aveva insistito per leggere. Dato il carattere determinato e testardo della ragazza fu costretto a cederle il quaderno.
Quando passò alle mani della ragazza, capì subito quanto fosse personale ed intimo quel quadernino, e che averlo lasciato tra le mani di Beverly era davvero un grande passo.Per la prima volta si sentì insicuro anche sulla scrittura. Fissare Beverly mentre leggeva gli metteva ansia, forse perché aveva paura delle critiche, o perché si sentiva stupido e banale. Non abbastanza.
'Hai un modo unico di descrivere le cose,' gli disse la ragazza, dopo avergli restituito il quaderno. 'Riesci a creare un mondo, e soprattutto, sembri sicuro.'
Non era sicuro di aver interpretato bene la frase 'sembri sicuro', ironico.
Sembri sicuro di te stesso, di quello che scrivi o di quello che pensi? Di tutto quanto insieme?
Bill riesci a capirlo bene quando è sicuro. Quando parla sicuro di sè fa quasi paura. Ha un tono intimidatorio, uno sguardo perforante e concentrato, e in più non balbetta. Niente b-b-b-balbuzie. Certo, qualche volta si blocca, avendo un problema che andava al di fuori delle emozioni, ma parlava molto più fluido del normale.
Fissava il suo uccello con quei suoi occhioni azzurri persi nel suo tentativo di farselo piacere a forza per avere almeno un pochino di autostima in più.
Chissà che tipo di uccello aveva disegnato.
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See You Later-stenbrough
FanfictionCominciava a non poterne più. Non poteva montare in sella a quel suo catorcio e pedalare il più lontano possibile portandosi via quel viso stupendo, quella voce calma e angelica, quella paura terribile di innamorarsi, poteva sparire per sempre e bas...