La mensa era probabilmente il posto peggiore in cui Stanley potesse mettere piede.
Così pieno di ragazzini che urlavano, chiacchieravano ad alta voce e ridevano come se avessero sentito la battuta più divertente del secolo. A volte arrivava abbastanza in tempo per sedersi ad un tavolo nell'angolo, solitamente l'ultima opzione di tutti, e si sedeva con le spalle al muro. Se c'era seduto Stanley Uris, non c'era seduto nessuno. Solo lui, il suo vassoio, e i continui tentativi di soffocare i colpi di tosse.
Era uno di quei giorni dove era riuscito ad arrivare presto, e la mensa era ancora praticamente vuota.
Aveva fatto presto perché quella mattina non aveva lezione di scienze, che di solito la professoressa portava avanti per un quarto d'ora buono con discorsi totalmente scollegati dalla materia. Ad esempio dello stress che il suo lavoro le portava, della morte del gatto, o del primo fidanzato che conobbe al liceo. Quest'ultimo argomento portò un po' di scompiglio tra le menti ancora sognanti degli alunni: i ragazzi confabulavano a bassa voce, probabilmente di qualche ragazza di loro gradimento che avrebbero voluto al liceo. Le ragazze, invece, ridacchiavano tra di loro e a qualcuna partiva qualche gridolino. Bill si limitava ad appoggiare il mento sulla mano. Stan distoglieva per pochi secondi lo sguardo dalla finestra e guardava Bill.
Sembrava completamente disinteressato. Non prestava attenzione ai discorsi dei ragazzi o ai gridini delle ragazze; era completamente perso in se stesso. Talvolta, sorrideva solo ai racconti della professoressa. Allora tornava a guardare il cielo e ascoltare i racconti d'amore del quarto d'ora in aggiunta.Parli del diavolo, Bill fece la sua apparizione dall'entrata opposta a quella di Stan, seguito da Richie "Boccaccia" Tozier ed Eddie Kaspbrak.
<<Come no, tato, quella vecchiaccia di tua madre può confermarti la lunghezza del mio pene.>>
Richie Tozier fece la sua prima uscita, aggiustandosi la camicia. C'era un motivo se lo chiamavano "Boccaccia".
Quegli occhialoni che gli coprivano più di metà faccia, così storti che ogni due minuti era dietro a metterli a posto. L'abbigliamento buffo si abbinava perfettamente al suo carattere. Una camicia a maniche corte decorate con fantasie discutibili, delle magliette con logo talmente imbarazzanti che piuttosto di indossarle faresti un salto in un vulcano. Richie era una persona insopportabile, ma stranamente, ti risultava impossibile odiarlo.<<Per prima cosa: beep-beep Richie, sei super volgare e schifoso>> alzò l'indice <<e per secondo, non chiamarmi "tato">> e alzò anche il medio.
<<Ed Eds? Lo preferisci "Eds?">>
<<Ammazzati.>Eddie era una persona particolare. Capelli sempre in ordine, neanche una singola imperfezione sul viso, aveva così tante creme che i brufoli si sarebbero messi a piangere solo alla vista. "Meglio qualche centesimo in meno che qualche brufolo in più" diceva, anche se nemmeno lui sapeva cosa significasse. Glielo aveva messo in testa sua madre più che sicuramente. Maglietta a maniche corte, il colletto sempre impeccabile, e un grande marsupio legato in vita. Aveva un'intera farmacia lì dentro. Dai cerotti, al disinfettante, alle pasticche per la gola e le aspirine, come dimenticare il suo amato inalatore per l'asma.
Sua madre l'aveva tormentato sin da quando era piccolo. Eddie non aveva nessun problema particolare, a dire la verità, era la Signora K, sua mamma, ad averlo convinto. Gli aveva limitato i giochi, le ore fuori con gli amici, gli aveva persino impostato un timer per prendere le medicine.
Scendendo, trovavi dei pantaloncini corti sopra il ginocchio, un altro dei motivi per cui lo prendevano in giro. Gli davano della "femminuccia" e del "frocio". Come se un genere e una sessualità fossero un insulto.
Bill, secondo Stan, era quello messo meglio psicologicamente dei tre.
<<Forse se siamo fortunati stavolta ci prendiamo il tavolo senza gomme masticate spiaccicate sotto>> salto su Richie, piegandosi leggermente per controllare i tavoli.
<<I-improbabile... Q-q-qui ormai l-le g-g-gomme sono... Acce-accessori d-duh-decorativi.>> Bill non notò Stan, nonostante fosse in piedi davanti a loro. Invisibile anche agli invisibili.
STAI LEGGENDO
See You Later-stenbrough
FanfictionCominciava a non poterne più. Non poteva montare in sella a quel suo catorcio e pedalare il più lontano possibile portandosi via quel viso stupendo, quella voce calma e angelica, quella paura terribile di innamorarsi, poteva sparire per sempre e bas...