dodici

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Era da ormai anni che Bill non si ritrovava nella insolita, eppure familiare, situazione davanti all'armadio spalancato e svuotato, senza la minima idea di che mettersi. Non era tanto per i Perdenti, più per il fatto che doveva stare con Stan per tutto il tragitto. Ma non era così prima? Non si ricordava tutta questa agitazione per via di passare qualche minuto in più solo con l'altro ragazzo. Era da quando Richie gli aveva detto che aveva baciato Eddie e che tra quei due le cose si stavano effettivamente facendo serie che i suoi pensieri non riconducevano a nessun altro che a Stanley e di quando gli aveva detto "Ti voglio bene", per poi saltare in sella a Silver e scappare via più velocemente possibile. Poi non si erano più rivisti e questo comportava il non preoccuparsene più fino al momento in cui realizzo che l'ultimo di settembre era il giorno dopo. La pacchia durò ben poco.

Aveva deciso di scartare le camicie di flanella, che era il motivo principale per cui non sapeva che cosa mettersi.
Grazie al cielo, questa volta la sua maglietta preferita era lì nell'armadio, con quella almeno si sarebbe sentito a suo agio, che era già un punto in più. Tutto contento e finalmente sollevato, si infilo la maglietta e allacciò la cintura in fretta e furia, tutto rose e fiori finché non notò un gran bell'arcipelago di disgustose macchie di dio sa che cosa, sperava non fosse sperma, proprio sulla maglietta. Fu uno sforzo enorme non scoppiare a piangere e chiamare Richie e dirgli che avrebbero potuto fare anche senza di lui.

Si passò una mano fra i capelli e prese un bel respiro, per non sbattere ripetutamente la testa contro allo specchio. Non era il caso di arrendersi. Slacciò la cintura e tirò leggermente giù i pantaloni per infilarci dentro la maglietta, li tirò su di nuovo e via con la cintura per la seconda volta. Sembrava un uomo anziano gobbo che portava i pantaloni ascellari. Questa volta un bel pianto per come si era ridotto ci stava sul serio, ma non si perse d'animo e tolse la maglietta pensando "vaffanculo, non ti voglio rivedere mai più."

L'altro impanicato invece si era preparato dalla sera prima (e anche la notte se contiamo le ore che ha passato a fissare il nulla e scegliere i vestiti, e le ore a fissare il nulla erano molte di più), aveva fatto i calcoli per le condizioni dei suoi capelli il giorno dopo, e aveva constatato che se li avesse rilavati anche prima di andare via sarebbero rimasti terribili, rimaneva la paura che non facessero più lo stesso profumo. "Chissenefrega è un problema dello Stan di domani", perché aveva cose più importanti a cui pensare (e molte altre lacrime da versare). Spruzzò litri e litri di profumo sui vestiti, tanto che gli era venuto un attacco e si è messo in balcone ad aspettare che l'odore svanisse un po'.
Almeno, quella notte non avrebbe sentito l'odoraccio di gelso.

Prima di andare a letto realizzò che si era intossicato per nulla, perché magari a Bill quel profumo faceva schifo, o magari soffocava perché era troppo.
Stanco, si era messo a dormire sperando che a Bill piacesse quell'odore quanto piaceva a lui.
Quella notte Bill non dormì ma Stan si addormentò subito perché il suo cuscino sapeva di fresco, del giorno dopo, e non del Buio.

Nonostante tutto Bill si presentò davanti alla casa di Stan, il giorno dopo, con degli indumenti decenti addosso recuperati dagli anni d'oro del padre che avevano rievocato una chiacchierata a dir poco perversa tra i suoi genitori, rese grazie a dio che Georgie fosse a casa di un suo amico a dormire e quella notte indossò i tappi per le orecchie e si chiuse in camera, tanto per andare sul sicuro. Aveva suonato il campanello ed era rimasto a fissare la porta bianca con le gambe più tremanti di quando doveva esporre un lavoro davanti a tutta la classe in presenza di Patrick Hockstetter, Henry Bowers e Victor Criss. Per un po' sentì del movimento dentro la casa, quelli che dovevano essere passi che scendevano le scale che si erano trasformati per poco in un frastuono doloroso solo a sentirlo, piagnucolii e imprecazioni molto volgari da una voce famigliare, immediatamente seguiti da uno strillo femminile indegnato e rimproveri sulla buona educazione. Il viso sorridente di Stan gli si parò davanti alla faccia prima che potesse sbattere le palpebre, e si ritrovò un ragazzo profumatissimo tra le braccia. Bill non andava a fuoco, di più.

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