Era l'ultimo di settembre. I genitori di Richie erano in delirio con le valigie, le raccomandazioni e in generale, qualsiasi cosa potesse preoccupare un genitore che stava lasciando solo un ragazzino irresponsabile di quattordici anni. Richie di qua, Richie di là, non aprire a nessuno, tieni la chiave nella porta, se esci chiudi tutte le finestre e, per l'amor del cielo, figliolo, spegni il fornello.
<<Se hai fame, ordina la pizza, ti prego di stare lontano dai fornelli. Voglio rivedere la casa quando torneremo...>>
<<Papà! Va alla grande tutti gli anni!>>
<<C'è sempre una prima volta! Dovremmo ideare un progetto a prova di Richie qua dentro.>>
Maggie sorrise e appoggiò un cappello sulla testa del marito. <<Tesoro, Rich sta diventando grande, non è mai successo nulla gli anni precedenti...>> Il viso di Rich si illuminò. <<Ma ordina la pizza.>>
Richie, tra tutti, aveva la famiglia migliore. Aveva sempre fatto invidia ai Perdenti, perché i suoi erano proprio fighi. D'estate, la famiglia Tozier andava nei posti più belli al mondo, che fossero grandi città, coste marine o montagna, tornavano a casa con souvenir insoliti ma pur sempre carini, che arredavano un po' tutta la casa, resa unica nel suo genere, in quello stile super particolare che sotto sotto piace a tutti, calmo e accogliente, e sulle mensole tutte quelle foto di bei posti che il resto dei Perdenti aveva visto solo in dei libri. Rich aveva sempre moltissime storie da raccontare: a volte raccontava usanze strane di alcuni Paesi (cercava sempre le più disgustose, per alzare quel coro di "Ma che schifo!" dai suoi amici), oppure avventure divertentissime con i suoi genitori. Invidiavano il loro rapporto, perché non era niente di simile ad un rapporto madre-padre-figlio, era come se fossero semplicemente migliori amici con una grande differenza: niente vergogna, niente filtri, niente segreti (a meno che, come tutti gli ultimi di settembre, non fossero segreti riguardanti inviti dei suoi amici senza il consenso dei genitori, quello meglio tenero segreto), niente imbarazzo nel complimentarsi o dimostrare affetto in qualsiasi maniera.
Regnava la pace in casa Tozier, forse anche per quello Rich non sembrava troppo tormentato a scuola, se la spassava: niente ansie di tornare a casa dopo un brutto voto, niente giornate dov'era scazzato a causa dei suoi, niente di niente, pura tranquillità e tanta pazienza, che per Rich ci voleva sempre e comunque. Rimaneva un problema, tuttavia, che il ragazzino si sforzava ad ignorare seppur quello si insidiasse nelle zone più oscure della sua mente, per ribalzargli in testa, torturarlo, urlare nel suo orecchio parole disgustose. Era qualcosa che lo tormentava da quando ne aveva preso atto, era peggiorata quando aveva smesso di negarlo o di esserne profondamente schifato, o meglio, spaventato.
Era il suo sorriso, il tenero, dolce, sorriso di Eds, che lo faceva diventare matto. Era il modo in cui alzava gli occhi al cielo ogni volta che faceva una battuta schifosa riguardante il sesso, ogni volta che "ironicamente" faceva degli apprezzamenti sul suo aspetto, e le guance lentigginose si tingevano di rosso, ogni volta che si lasciava andare e teneva testa a Richie con le battute e anche quando tornava da lui con gli occhiali rotti e la faccia sanguinante e si faceva baciare dappertutto, anche se non sentiva più dolore dal momento in cui l'aveva guardato negli occhi. Non era il pensiero di essere innamorato, così innamorato di Eds in sè che lo spaventava, bensì il fatto che Eds non era una donna. Sapeva che ai suoi amici non sarebbe importato, seppur avesse sempre paura, sapeva che nemmeno ad Eds importava, perché l'aveva baciato.
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Si stava torturando come un matto, ormai da giorni. Al suono della campanella il suo Eds disse di dover proprio scappare, che si stava facendo tardi, ma non era affatto tardi perché era pausa e non c'era da scappare in nessuna classe. Scese le scale come un fulmine, non si sentiva più nessuna parte del corpo e a momenti volava giù dagli scalini, cercava disperatamente Bill Denbrough per confessargli tutto. Sfortuna per lui, era in compagnia di Stanley. Richie aveva notato che nessuno lo chiamava effettivamente per il suo nome, a parte lui e il resto dei perdenti, tutti l'avevano sempre conosciuto come "mister starnuto".
Un po' lo faceva ridere, un po' no. Stan era a posto. Noioso! Oh, certo, non c'era chi più noioso di lui... Ma era a posto. Non capiva mezza battuta e non stava agli scherzi, ma non si meritava tutte quelle prese per il culo. Sfiga dell'essere lo sfigato.

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See You Later-stenbrough
FanficCominciava a non poterne più. Non poteva montare in sella a quel suo catorcio e pedalare il più lontano possibile portandosi via quel viso stupendo, quella voce calma e angelica, quella paura terribile di innamorarsi, poteva sparire per sempre e bas...