-Capitolo 23

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Hermione si era addormentata da poco sulla sedia nello studio del dottore, quando Draco si svegliò gemendo dal dolore.

Erano appena le sei del mattino, Hermione si stupì che il principe si fosse risvegliato così presto.

L'intervento, le aveva detto il dottore, era stato molto difficile.  

Saltò in piedi, raggiungendo il letto che aveva preparato per far sì che venisse operato d'urgenza.

Il suo cuore, adesso che i dottori che lo aveva visitato avevano detto che era fuori pericolo, era più leggero.

Seppur distrutto.

Aveva vinto il duello.

Avrebbe avuto in sposa la principessa Greengrass.

Di lì a un mese, tutte le sue speranze sarebbero andate in fumo.

Scacciò quel pensiero dalla mente, aspettò che il principe le dicesse qualcosa.

"Cosa ci fai qua? Vai a fare il tuo sporco lavoro, sguattera... o forse farei meglio a dire sgualdrina?" sussurrò stancamente quella frase, in volto un'espressione dolorante.

Era rimasto svenuto per diverse ore, ne era consapevole quasi al cento per cento.

Allungò la mano verso il punto ferito, toccò la cucitura e per poco non svenne di nuovo.

Il dolore era atroce, si morse con forza estrema il labbro inferiore, fino a farne uscire del sangue.

"Volete che vi porti qualcosa per pulirvi il sangue?"

Draco quasi scoppiò a piangere, nel sentire la premura che c'era nel tono di voce della giovane.

La trattava malissimo, la insultava, la umiliava, la degradava e lei continuava ad essere buona e a stragli accanto.

Non riusciva a pensare a nient'altro che alla morte in quel momento, quasi gli pareva allettante come prospettiva.

Non voleva più far soffrire le persone a cui teneva, con la sua presenza asfissiante e inutile.

Se quella sera fosse morto, tutti sarebbero stati più felici.

Se lo sentiva dentro, era come se tutti glielo stessero gridando.

Tutti meno che una persona.

Tutti meno che Hermione.

Lei, con lo sguardo, lo stava ringraziando per essere rimasto.

E Draco non la capiva, non ci riusciva proprio.

Più la trattava male, più lei sembrava affezionarsi a lui.

Aveva paura di spezzarla definitivamente, aveva paura di spezzarsi definitivamente.

Non era forte come voleva far credere, era fragile come un vaso di cristallo in bilico su un tavolo.

Poteva spezzarsi da un momento all'altro e il potere di poterlo fare era totalmente nelle mani di quella castana e solo in minima parte, nelle proprie.

"Ti prego, vattene." La voce di Draco era un sussurro flebile e febbricitante.

Hermione lo osservò per qualche secondo, poi scosse la testa con vigore.

"Non posso." Afferrò una sedia alle sue spalle e l'avvicinò al lettino del biondo.

La castana non si sarebbe mai perdonata se l'avesse lasciato solo proprio in quel momento.

Lui l'aveva ferita, bistrattata, umiliata, ma ad Hermione non importava di nulla.

Lei si era innamorata di una persona che continuava ad odiare.

Era strano, ma era terribilmente vero.

Era la cosa più vera che aveva mai provato in tutta la sua vita, dopo il dolore per la morte di suo padre e l'amore che aveva sempre provato per i genitori.

"Non me lo merito. Non ti merito."

Draco non si accorse delle lacrime che gli rigarono il volto dopo quella frase.

Hermione si sporse per asciugargliele, ma prima di potersene rendere conto le loro labbra erano di nuovo unite, e tutto, per un secondo, sembrò andar bene.

The prince and the servantDove le storie prendono vita. Scoprilo ora