Capitolo 2

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Arriviamo, finalmente, davanti a quella che da ora in poi sarebbe stata la mia nuova casa.

La casa anche vista da fuori è molto grande, vecchio stile, con le vetrate grandi e il giardino che vada sulla strada. Insomma, una casa molto americana.

-Che bella, molto meglio che dalle foto su internet- esclama la mamma, lasciando a terra la valigia che tiene in mano. Percy scende dalla vettura abbastanza riluttante, con le cuffie nelle orecchie e l'aria scocciata, in questi casi mi somiglia molto. Anche lui, come me, non aveva nessuna intenzione di lasciare New York.

Papà apre la porta d'entrata e tutti quanti mettiamo piede per la prima volta dentro la struttura. A primo impatto assomiglia molto alla casa stregata di American Horror Story... spero che ci sia un ragazzo come Tate che si presenti al portone.

Salgo le scale e mi scelgo una camera, il più possibile lontano da quella dei miei, perciò, più in fondo al corridoio è meglio è.

La casa è interamente arredata e i mobili sono carini, anch'essi in vecchio stile e che emanano un profumo d'antico molto rilassante.

Ci sono due bagni, uno al piano di sotto e l'altro, più grande, al piano superiore, abbastanza vicino a camera mia.

Ritorno nella mia nuova camera... preferivo molto di più l'altra, era più grande e più... mia.
<<Devi abituarti a tutto ciò, ormai sei qui. Fattene una fottuta ragione!>> penso tra me e me. La camera ha anche una finestra che da' al secondo giardino, sul retro. Non è tanto grande, ma nemmeno piccolissima, ci riesco a passare benissimo.

-Darcy, Percy, venite un secondo!- urla la mamma dal piano di sotto. Lascio cadere la mia valigia sul letto e scendo giù.

-Cosa c'è ancora, mamma?- domanda svogliato Percy, togliendo le cuffie. Le gli lancia uno sguardo di rimprovero e lui sbuffa. Il mio fratellino.

-Vi piace la casa?- domanda papà, stringendo la mamma con un braccio dietro di lei. -A me tantissimo, caro!- esclama lei tutta entusiasta. Alzo gli occhi al cielo.

-Darcy?- mi guardano tutti ora, ma siete seri?

-Carina.- rispondo soltanto, incrociando le braccia al petto. Mio padre abbassa la testa e la scuote piano, non mi importa, non mi importa di quello che pensa.

-Dopo vado a fare la spesa. Chi vuole venire con me?- chiede la mamma, cercando di alleggerire il clima teso e nervoso. Nessuno risponde.

-Torno di sopra.- dichiara Percy e io lo seguo.

-Abbiamo la camera vicina- gli dico piano, prima di aprire la porta della camera. -E con questo?-

-Vedi di non fare cose stupide, e in ogni caso, se hai bisogno di qualcosa ci sono-

-Non penso mi serva niente, ma grazie lo stesso D. - lui mi chiama sempre D., ma io lo chiamo sempre e solo Percy. Solo da bambina lo chiamavo con nomignoli strani, non mi ricordo nemmeno quali.

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-Vado a fare un giro- dico ai miei mentre mi metto una felpa addosso, prima di uscire. -Signorina vieni un attimo- sento mio padre chiamarmi.
<<E adesso che cazzo vuole?!>> cerco di contare fino a dieci per rimanere calma. La calma ed io non andiamo molto d'accordo, anzi, quasi zero. Sono una mina pronta ad esplodere al minimo contatto.

-Dimmi- Lui tiene lo sguardo basso e le mani intrecciate tra loro.

-So che per te è stata dura,- inizia -ma non puoi avercela con noi per questo. Anche per me e tua madre è stato complicato, il nuovo ufficio, i nuovi colleghi, non pensare che nel mondo degli adulti le cose siano diverse. Tanto il college dovevi iniziarlo lo stesso, cosa ti cambia?-

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