Parte I

601 27 31
                                    

Come era la vita in una base ribelle? Tutti si sarebbero aspettati sparatorie e attacchi a sorpresa del Primo Ordine a non finire.

Certo.

Un giorno su trecento poteva essere così, se andava bene - e per quel giorno la finissima espressione "e mo' so' cazzi" sarebbe parsa la più adatta di tutte -...ma gli altri?

Una noia mortale.

Una continua noia mortale scandita da una noiosissima routine giornaliera sempre uguale a sé stessa: allenamenti, lettura di dispacci, riunioni. Riunioni, lettura di dispacci, allenamenti.

A momenti c'era più varietà su Jakku: un giorno si andava in esplorazione di un AT-AT, quello dopo un Destoyer... oh, è un pezzo della Morte Nera quello?

E con questo Rey aveva detto tutto.

Per non parlare dei dormitori: per una come lei, sempre abituata a restare sola - lo aveva fatto per tutta la vita, che colpa ne aveva? - dormire in una camerata era un vero inferno: sempre con gente intorno, c'era sempre qualcuno che chiacchierava, rideva o bisbigliava. Per non parlare di chi russava. Come si faceva a russare in un dormitorio femminile?

E poi non c'era privacy. In nessun luogo. Nemmeno negli sgabuzzini per le scope c'era un minimo di privacy per permettere a due persone di restare sole.

L'unico modo era lasciare la base, ma anche quello era complicato se non si voleva far sapere a tutti che due persone stavano insieme: per uscire dalla base, anche solo per una camminata - che poi chi andrebbe a farsi una camminata tra le rocce di D'Qar? - si badi bene, occorreva un'autorizzazione firmata dal Generale Organa o da un qualche altro alto ufficiale.

E in tempo zero tutti, ma proprio tutti, venivano a sapere che quella data persona usciva con quell'altra.

Come si poteva vivere in quel modo?

Rey aprì gli occhi immersa in un surreale e più che piacevole silenzio: il dormitorio era completamente immerso nel silenzio... e completamente vuoto. Come era possibile che il dormitorio fosse completamente vuoto? Che non avesse sentito la campana di sveglia suonare?

Proprio lei che giusto il giorno prima se ne era uscita con un: "Andiamo, chi non si accorgerebbe che la campana è suonata? Solo Chewbe che russa fa più rumore di quella campana".

No, non era possibile.

Chiuse gli occhi, si diede un pizzicotto e poi li riaprì: vuoto, silenzio. La desolazione più totale. Di nuovo vi era solo un livido rosso sulla sua pelle perché ovviamente si era data il pizzicotto troppo forte.

Immobile.

Uno...

Due...

Tre...

Scattò giù dal letto come una furia, raccattò qualche vestito e corse in bagno per prepararsi alla velocità della luce. Un'occhiata veloce allo specchio, una piccolissima vanità, ed eccola notare sul proprio collo un vistoso segno rosso. Le sfuggì dalle labbra un'imprecazione, un'espressione forbita imparata dai peggiori scaricatori di porti spaziali della galassia.

No, pensandoci meglio, forse in quel momento avrebbe fatto impallidire anche loro.

Non avrebbe dovuto farsi ammaliare dalla proposta di osservare le stelle soli soletti. Se avesse detto di no, ora non avrebbe dovuto portare per i prossimi giorni una sciarpa e non sarebbe tornata alla base talmente tardi da non sentire la sveglia suonare. Tutta colpa sua! Gliela avrebbe fatta pagare presto.

Corse a cercare nella propria cassapanca un qualcosa per nasconderlo, mettendola letteralmente a soqquadro e facendo volare indumenti ovunque per il dormitorio. Perché quando si cerca qualcosa - e si è oltretutto di fretta - quella è sempre nell'angolino in fondo in fondo?

Tutto nella normaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora