Capitolo 3

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Al mio passaggio nella Radura, lascio una scia di ghiaccio dietro di me, che forma un lungo perimetro, come un sentiero. La cosa infastidisce molto gli spiriti nei dintorni, che cominciano a protestare: "Ehi tu, mezzosangue, smettila di congelare i miei fiori!" Urla qualcuno, "Stai rovinando il fogliame!" Si lamenta qualcun altro. Io non posso far altro che stringermi nelle spalle e cercare di contenere le emozioni, ma dato che le loro grida possono solo peggiorare le cose, non posso fare molto. "Papà? Papà?" Vado cercando da tutte le parti, in cerca dell'unica persona in grado di aiutarmi. Lo cerco dappertutto. Alla fine non so più dove poterlo trovare, sono talmente scoraggiata che sento la testa che mi scoppia. E sto congelando tutto. "Controllati!" Ordino a me stessa, ma nulla cambia, e la cosa mi frustra ancora di più. Sta anche cominciando a nevicare. "Luna!" Sento una voce dietro di me. "Papà!" Esclamo, sollevata.

"Che stai facendo? Stai congelando tutto!" Esclama lui.

"Mi dispiace..." Mormoro sconsolata. Sento le lacrime che stanno per salire dallo sconforto, e papà sembra accorgersene: "Ehi, ehi, ehi, ferma." Mi sussurra, abbracciandomi nel tentativo di consolarmi. Ma riesco solo ad appoggiarmi alla sua spalla e a liberare il mio pianto. Sembriamo fratelli, più che padre e figlia. Ogni mezzosangue e semispirito, smette di invecchiare precisamente all'età di sedici anni compiuti. E io li compio proprio oggi. Ma i purosangue, dimostrano l'età in cui sono morti nella loro vita umana precedente. Per cui, se vedi uno spirito apparentemente un po' più avanti con l'eta, allora puoi star certo che è un purosangue. Ma il caso vuole che mio padre, nella sua vita precedente, sia morto all'età di soli diciassette anni. Per cui dimostra sempre quell'età. È un po' strano chiamare "papà" qualcuno che ha l'aspetto di un tuo coetaneo, ma si ci fa l'abitudine dopo un po'.

"Ricorda quello che ti ho insegnato. Respira. Controllo, Luna." Dice inspirando ed espirando piano. Lo imito, e sembra funzionare. I fiocchi di neve cessano di cadere e il ghiaccio comincia a sciogliersi. "Visto?" Mi dice con un sorriso: "Dov'eri finita?" Il suo tono cambia in qualcosa che assomiglia quasi a un rimprovero. "Oh, papà, ero ad Arendelle..." La mia voce si spezza.

"Cosa è successo?" Chiede inarcando le sopracciglia.

"Possiamo andare da qualche altra parte?" Gli chiedo.

"È qualcosa di personale?" Dice preoccupato.

"Non lo so... Ho paura che stia per succedere qualcosa di terribile."

"Qualcosa di terribile?" Fa una smorfia che indica smarrimento.

"Vieni." Gli dico trascinandolo per il braccio, fino a quando non arriviamo alle Grandi Cascate, il confine della Radura.

"Ecco...Cosa succederebbe, di preciso, se un essere umano avesse come spirito guida, non so, magari...Un suo parente?" Dico, timorosa della risposta che potrebbe darmi. Il terrore si accende nei suoi occhi, e scuote la testa, confuso: "Non starai dicendo che..." Non riesce a completare la frase, ma io confermo il suo sospetto con un impercettibile cenno del capo. "No...No, non tu...Non noi!" Dice portandosi le mani ai capelli. "No, non è vero. Dimmi che non è vero..." È la prima volta che sento la sua voce rompersi. È come se stesse pee scoppiare in lacrime. Ma non lo fa.

"Chi è? Elizabeth? Sei il suo spirito guida?" Dice a bassa voce, e io annuisco di nuovo. "Lo sapevo, sapevo che sarebbe successo. Speravamo invano..."

Poggia le sue mani sulle mie spalle:"In quanti lo sanno? Eh? In quanti sanno che sei lo spirito guida di tua cugina? Sei andata a dirlo in giro?!" Alza la voce, sembra sia in preda al panico. "Ma no, no che non l'ho detto in giro! Sei l'unico a saperlo..." Protesto, e la sua espressione sembra leggermente sollevata: "Bene, brava la mia bambina..." Mi abbraccia, e poi mi prende il volto tra le mani.

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